Straniamento e inquietudine: gli studenti raccontano la pandemia con video, canzoni, indagini

Si chiama “Saracinesche abbassate” il webinar che si è tenuto lo scorso 28 maggio sulla piattaforma Zoom e su Facebook, con tema “le voci dei giovani nell’era del Covid-19”. Sponsorizzato e fortemente voluto dalla docente di Psicologia di Comunità Caterina Arcidiacono, il progetto ha coinvolto circa 40 studenti del medesimo corso che, suddivisi in team e coadiuvati nella parte tecnica dalla dottoressa Stefania Carnevale, hanno sviscerato tutte le possibili ripercussioni psicologiche del lockdown attraverso “un approccio multimodale, dietro il quale c’è stato un grande lavoro didattico improntato al learning by doing”, ha detto in apertura proprio Arcidiacono. Rappresentazioni multimediali, indagini, questionari, interviste, canzoni, poesie: totale libertà espressiva concessa ai protagonisti che, nell’arco di due ore, sono stati chiamati a confrontarsi apertamente sul tema per “analizzare i bisogni e far emergere le problematiche vissute dalla componente studentesca oltre i semplici dati”, spiega Francesco De Falco, uno dei moderatori dell’evento. Ai saluti iniziali ha preso parte anche la prof.ssa Maria Clelia Zurlo, Coordinatrice del Corso di Studi Triennale in Scienze e Tecniche psicologiche, che ha rintracciato la bontà del progetto “nel tentativo di costruire un pensiero al fine di elaborare la crisi collettiva che viviamo”. I lavori hanno preso il via con diversi power point introduttivi presentati dalle studentesse Valeria Villani e Valentina Caccavelli, che hanno messo sul piatto studi recenti di fonti terze. A proposito della mancanza di motivazione nello studio, pare che il 42% dei soggetti interrogati abbia patito una forte mancanza di interesse, causata dal distacco fisico dall’università, e di conseguenza dalla dad. Di contro, però, ben l’80% degli intervistati ha reputato utile la riduzione di spostamenti dalla propria abitazione. Dati utili emergono pure da altri sondaggi condotti sulle relazioni di amicizia e amore. Su circa 56mila studenti italiani, solo il 30% di chi aveva una storia prima del lockdown è riuscito a mantenerla, mentre il 57% non ha avuto nemmeno un appuntamento nell’ultimo anno. È toccato ancora a De Falco, poi, esporre l’indagine pilota, imperniata sulla continua contrapposizione tra aspetti positivi e negativi esperiti dagli studenti nel mentre della pandemia, e documentati pure visivamente tramite un blocco di video interviste realizzate a Porta di Massa. I dualismi emergono chiari: in ambito familiare, a quanto pare, molti hanno sofferto per la mancanza di privacy e per la conseguente conflittualità all’interno delle quattro mura; all’opposto, c’è chi invece ne ha tratto giovamento, migliorando sensibilmente la qualità dei momenti trascorsi con i propri parenti. Un’ulteriore fonte di insofferenza, infine, pare sia stata la lontananza dagli amici, che d’altra parte “ha rinsaldato i legami profondi”, ancora De Falco. E questi giovani che provano a parlare di sé, e con rigore metodologico e libertà espressiva, hanno trovato una sponda forte anche nel Centro SinAPSI, con l’intervento della docente Maria Francesca Freda, responsabile della sezione per il Successo formativo dell’organo federiciano. “Quest’anno si sono rivolti a noi circa 800 studenti, questo dimostra che l’attività del Centro è molto presente, nonostante la distanza”. Proprio SinAPSI ha dovuto riformulare i propri percorsi di supporto psicologico, basandosi, però, su punti chiave: intercettare innanzitutto il disagio generale e quello di natura accademica; in secondo luogo promuovere soft skills per un maggiore benessere e per l’engagement accademico. Ora l’obiettivo “è trovare sempre più risonanza pure sui social per poter arrivare a più persone possibili”, conclude Freda. Chiusa la parte più scientifica, centrata prettamente sui dati, il webinar ha preso una piega quasi artistica, cercando di trasmettere su canali comunicativi meno ortodossi il senso di sentimenti provati dal singolo durante la pandemia. Ovvero ansia, solitudine, paura. Come accade nel video “The world through my eyes: 2020” presentato da un’altra moderatrice, Delia Modica, e il suo team. La data è quella del 9 marzo 2020, una ragazza assiste all’annuncio del primo lockdown. Iniziano a scorrere le immagini: pianto, un ballo improvvisato in stanza. Nient’altro che la ricerca spasmodica di una normalità persa. Più sarcastico e ironico, il corto del gruppo capeggiato da Matteo Cacciapuoti, intitolato “Inside House”. Quattro amici in videochiamata, appena svegli, ognuno con un’esigenza diversa: chi vuol restare in casa, chi uscire, chi dormire. Ancora: quotidianità compromessa e instabilità permanente. Sulla stessa falsa riga dei precedenti, continuano i progetti video: “Insostenibile tranquillità” di Francesca Falanga, “Stolen time” di Concetta Romano e Mara Sorrentino, “The fly” di Francesca Mottola, “Imparare a cavalcare le onde” di Francesca Mazzella e il suo team. Cala il sipario sul webinar, con due canzoni: “I lost my love in quarantine” di Fulvio Segati, una melodia che si sofferma su incubi e insonnia; “Sfogo di un prigioniero in camera” di Piero De Maria, in classico stile rap. Diverse, ma con un unico centro: il senso di straniamento e di inquietudine.
Claudio Tranchino
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