Studenti e docenti a confronto: tasse, servizi, organizzazione didattica e post-laurea

Un convegno “ribaltato”. L’occasione per raccontare l’università dal di dentro, per porre domande, esprimere dubbi, perplessità. E ricevere risposte. È accaduto il 27 marzo, nell’aula Pessina, teatro di un bel confronto studenti – docenti dal titolo “Università: quale futuro?”. Contribuzione, didattica, servizi, post-laurea: le questioni sollevate dai ragazzi. Temi che, afferma in apertura il prof. Arturo De Vivo, Prorettore della Federico II: “sono al centro dell’attenzione degli organi dell’Ateneo”. In particolare, l’ingresso nel mondo del lavoro con il conseguimento del titolo di laurea. Su questo versante, anticipa il Prorettore, “è allo studio un progetto che sarà realizzato a breve termine: l’istituzione di un orientamento che ha come fulcro il placement affinché l’Ateneo sia in grado di fornire opportunità concrete ai laureati. È un lavoro impegnativo e necessario per risolvere la frizione che esiste fra la formazione di qualità presente in Ateneo e la mancanza di luoghi sul territorio, dove mettere a frutto le conoscenze acquisite”. Plaude all’iniziativa il prof. Lucio De Giovanni, “perché si apre un dibattito concreto sulla vita universitaria. Ascoltare la voce degli studenti è importante”. Poi la parola passa alla prof.ssa Giovanna De Minico, docente di Diritto Costituzionale e Direttrice del Centro di Ricerca Ermes, promotrice dell’evento. Parla di un convegno “ribaltato” perché la proposta dell’incontro è arrivata dagli studenti, “è nata da un loro bisogno”. L’esperienza è “una forma di didattica a misura dello studente, partiamo dai fatti per cercare di arrivare a delle risposte”. 
La manifestazione entra nel vivo, il microfono passa a chi è ‘dall’altro lato della cattedra’. Cinque studenti che frequentano il secondo anno di università intervengono con grinta su altrettanti temi. Tocca a Silvio Nuzzo spiegare la genesi dell’Associazione Agorà di cui sono parte. Spaesamento e curiosità, le sensazioni comuni a chi si avvicina la prima volta al mondo universitario: “ci siamo resi conto che occorreva un luogo dove porsi delle domande in comunità. Una comunità, però, fatta a misura di studente. Oggi mi chiedo: ‘Questa università è fatta in questo modo?’; ‘Che spazi e servizi offre?’”. Alberto Lamparelli interviene sulla tassazione: “In questi anni è raddoppiato il contributo delle famiglie all’Università, mentre cresce il tempo di attesa per poter usufruire delle borse di studio. Il 60% degli studenti dovrebbe rientrare nella No Tax Area, invece non è considerato meritevole perché magari è indietro con gli esami. Ma è giusto considerare non meritevole uno studente che lavora, magari in nero, perché in difficoltà economica, e non può beneficiare della borsa di studio? Un ragazzo che studia e lavora non ha lo stesso merito di uno che non lavora e ha più tempo per dare gli esami? Questa è un’università di èlite o di massa?”. Giorgia Picone ritiene che la condizione di merito possa dipendere anche dall’organizzazione didattica. Il riferimento è, ovviamente, al nuovo Regolamento didattico che sta togliendo il sonno agli studenti di Giurisprudenza: “Ci è stato sottratto l’appello di marzo, la didattica ha subito una compressione notevole, si corre insieme ai docenti costretti a tenere lezione 4 ore di fila. La nostra soglia di attenzione si abbassa e nascono difficoltà. Qual è l’idea di didattica che il Dipartimento intende sviluppare? Perché dovremmo sentirci parte di un sistema se quest’ultimo, eliminando opportunità, ci respinge? Bisognerebbe puntare ad un percorso che accanto alla lezione frontale unisca tant’altro, soprattutto per il futuro”. La riflessione sugli spazi e i servizi è di Antonio Parrella: “Abbiamo aule studio che ospitano solo 40-50 persone al massimo. È un problema consumare il cibo, non ci sono spazi adeguati. La segreteria chiude alle 12 ed è difficile usufruirne se ci sono i corsi. Quindi chiedo: ‘I servizi esistono e sono garantiti?’”. Occorrerebbe “utilizzare meglio gli spazi, aprire le aule allo studio quando non c’è lezione”. Poi pone una questione di trasparenza: “Perché non possiamo avere i verbali del Consiglio di Dipartimento? Non dovrebbero essere resi pubblici?”. Tocca a Lucrezia Maria Pisano chiudere il dibattito con il tema del post-laurea: “occorre un’interazione con il mondo del lavoro inserendo nel percorso universitario la pratica in modo che gli studenti prendano consapevolezza delle proprie aspirazioni”.
Appelli e
semestralizzazione
Le risposte ai quesiti posti dagli studenti. I disagi sono avvertiti anche dai docenti, fa notare la prof.ssa Oriana Clarizia, docente di Diritto Privato: “mangiare un panino per strada, non poter far ricerca o ricevere gli studenti dopo le 14.00 perché le strutture sono chiuse. Le difficoltà da gestire sono tante, è stancante da entrambe le parti”. Sulla soppressione dell’appello di marzo: “Noi docenti avevamo previsto più date tra gennaio e febbraio. Sono stati i rappresentanti degli studenti a rifiutare la proposta. A volte occorre informarsi, anche questo è un vostro diritto”. Secondo il prof. Antonino Mazzeo, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione: “Sono i governi a massacrare le università con la conseguenza che far quadrare un bilancio risulta difficile. Le nostre menti sono buone, dovete essere voi studenti a dover combattere nel chiedere e pretendere che le cose cambino”. Concorde il prof. Alberto Lucarelli, docente di Diritto Costituzionale: “Se i governi preferiscono dare spazio ad altro, allocando le risorse in altri luoghi, è chiaro che si vogliono distruggere i posti dove si formano le menti”. Poi aggiunge: “Questa manifestazione deve essere il primo input di questioni da portare poi in discussione al Consiglio di Dipartimento, per diventare protagonisti, avanzare proposte. La partecipazione ha senso solo se c’è una comunicazione successiva. Se ci sono solo iniziative individuali, non si va da nessuna parte, i progetti devono essere supportati dalla comunità universitaria”. Il prof. Fulvio Pastore riconduce il discorso alla mancanza di finanziamenti pubblici: “I ragazzi hanno mostrato un alto livello di maturità – afferma il docente di Diritto Costituzionale presso l’Università di Cassino – Il problema delle tasse è solo una tessera di un puzzle più complesso che tiene conto dei finanziamenti  alle università. L’Italia è il Paese con le tasse universitarie più care e il minor numero di borse di studio erogate, per non parlare della riduzione dei finanziamenti. Inoltre, Giurisprudenza ha anche subito un calo di iscrizioni dovute al blocco del turn over della Pubblica Amministrazione”. Spazi e servizi, risponde la prof.ssa Cristina Vano: “Non credo che i nostri ragazzi siano senza casa – afferma la docente di Storia del diritto medioevale e moderno – Non sarà la più accogliente ma è molto solida e ci sono degli interlocutori di eccellenza. Bisogna richiamare l’attenzione e capire che il punto da cui si parte non è zero”. Questione degli appelli: “Sono favorevole alla loro riduzione, l’università non è un esamificio e con meno prove si incentiva la frequenza. Se poi si dovesse procedere ad una revisione profonda e radicale dei servizi e quant’altro, sono pronta. Ma i ragazzi non possono limitarsi a chiedere solo quanti appelli ci sono in un anno”. Il prof. Giuseppe Guizzi, docente di Diritto Commerciale, risponde alla domanda se l’università sia di massa o meno: “L’Università non è scuola dell’obbligo. Il finanziamento non è infinito, le risorse pubbliche sono quelle che sono. Dobbiamo considerare l’idea di finanziamenti privati se vogliamo sbloccare le cose. La mancanza della mensa e di altri servizi è un tema delicato che merita di essere approfondito”. Secondo il docente, a penalizzare i ragazzi non è il mancato appello di marzo, “ma la semestralizzazione della didattica che rende impossibile svolgere i corsi da 12 crediti in meno di tre mesi”. E per il discorso del placement: “Giurisprudenza deve guidarvi ma non dovete essere sotto tutela, imparate a camminare con le vostre gambe in autonomia. Il Dipartimento dal suo canto troverà un modo per implementare le occasioni nel post laurea”. A chiudere il pomeriggio di confronto l’intervento del prof. Fulvio Maria Palombino che insegna Diritto Internazionale: “La vostra unica battaglia è rivolta agli appelli, ricevo decine di mail in cui mi si chiede di spostare un esame. Tutto quello che invece dovreste dire non lo dite. L’Università dovete viverla e poi dovete informarvi. A tal proposito, scegliete bene i vostri rappresentanti”. Sul post laurea: “Non è assolutamente vero che non si è fatto nulla, in questi anni sono stati numerosi gli incontri organizzati con il mondo delle professioni”. Vanno evidenziate, per il docente, “le cose buone fatte”. Ad esempio, sull’internazionalizzazione, non solo per quel che riguarda l’Erasmus, ma anche “agli esami complementari svolti interamente in inglese che sono un’attrattiva per tutti gli studenti”. 
Susy Lubrano
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