“Nell’immaginario collettivo il pensiero corre alla Siberia quando si pensa alla Russia e, dunque, al freddo glaciale. Pyatigorsk gode, invece, di un clima temperato, simile a quello della Campania”, tranquillizza il prof Raffaele Spiezia, docente di Lingua e Cultura Francese e referente dell’Internazionalizzazione a Lettere e Beni Culturali, Dipartimento che attiva un progetto di mobilità internazionale con la città della Russia sudoccidentale. Il bando di quest’anno, appena scaduto, ha selezionato due studenti dei Corsi di Laurea Triennale o Magistrale, che trascorreranno un periodo di studio di almeno tre mesi presso l’ateneo straniero. “Gli accordi con l’università russa hanno avuto inizio nel 2013, con uno scambio di studenti tra i due Atenei. I nostri iscritti sono partiti per Pyatigorsk, città molto importante situata nel Caucaso, a duemila chilometri a sud di Mosca, senza versare alcun contributo, essendo sostenuti economicamente dall’università”, illustra il prof. Spiezia. Il progetto si è poi ampliato, cosicché nel 2015 “abbiamo istituito il Centro di Lingua e Cultura Russa ‘Pushkin’ e attivato un double degree che prevede due semestri trascorsi presso l’università estera e il conseguimento di sessanta crediti formativi e i rimanenti sessanta in Italia. Il Centro, riconosciuto dalle autorità russe, si occupa, tra le altre cose, dell’erogazione di corsi propedeutici di lingua russa, così da preparare gli studenti che dovranno partire”.
Il racconto di Silvia
Ricorda la sua esperienza Silvia Raucci, dottoranda in Storia e trasmissione dell’eredità culturale, che in Russia ha trascorso in tutto tre anni, grazie al progetto di mobilità: “ho iniziato con un soggiorno di tre mesi prima di accedere al doppio titolo di laurea. Mi sono trovata in un territorio a tratti ostile perché, si sa, all’inizio è sempre difficile ambientarsi”. Il primo grande ostacolo, la lingua: “quando sono arrivata non conoscevo molto bene il russo, ma me la sono cavata rispolverando l’inglese. Pyatigorsk è una città internazionale in cui si trovano studenti provenienti da tutto il mondo: America, Armenia, Germania, Italia e molti altri paesi”. Poi “la temperatura. Sebbene il clima possa essere anche piuttosto mite nei periodi più caldi, quando sono arrivata la neve era alta e il paesaggio appariva desolato”. Prima impressione a parte, il panorama è totalmente diverso: “La Russia presenta in alcune cose quei tratti di ‘arretratezza’ che la rendono fascinosa. Se visitare Mosca significa calarsi in una realtà fortemente cosmopolita e quindi poco tradizionale, Pyatigorsk dà l’occasione di conoscere uno spaccato di Russia originale”. Porta a sostegno due esperienze vissute in prima persona: “i russi hanno una sorta di ‘tendenza a bacchettare’. Sono molto attenti ai regolamenti”. Ricorda: “ero in treno insieme a due amici spagnoli che ascoltavano musica dal cellulare e ridevano, a un certo punto un uomo si è voltato intimandoci di fare silenzio perché si trattava di un luogo pubblico”. Un altro episodio: “con gli stessi amici, abbiamo gettato un pezzo del pane tipico che stavamo mangiando perché sazi; un uomo si è avvicinato davvero arrabbiato perché avevamo sprecato del pane”. Ma Pyatigorsk è anche un ambiente molto stimolante: “il punto forte della città, oltre alle bellezze naturalistiche, è l’inclusione, anche nella vita accademica. I russi hanno il culto dell’ospitalità e, naturalmente, con gli altri studenti si è instaurato fin da subito un forte legame”.
Ci sono stati, ovviamente, anche momenti di sconforto, qualche piccola nuvola nera all’orizzonte per cui Silvia ha quasi pensato di mollare: “un’esperienza come questa, per quanto formativa ed entusiasmante, richiede anche sacrificio. Ho dovuto presentare le due tesi in italiano e in russo, ma in Russia è necessario, prima di poter redigere la tesi, superare un esame di Stato. Mi sono trovata, dunque, a dover coordinare numerosi impegni e in quel momento mi sono abbattuta. Niente tuttavia che non abbia superato, grazie anche alla motivazione che questa esperienza è stata in grado di infondermi”. Il doppio titolo di laurea conseguito “mi è servito anche per l’accesso al dottorato cui sto partecipando”. Il futuro: “se prima pensavo di dedicarmi unicamente all’insegnamento, l’esperienza in Russia ha fatto sì che allargassi i miei orizzonti. Oggi sono sempre più proiettata verso l’internazionalizzazione”.
Ci sono stati, ovviamente, anche momenti di sconforto, qualche piccola nuvola nera all’orizzonte per cui Silvia ha quasi pensato di mollare: “un’esperienza come questa, per quanto formativa ed entusiasmante, richiede anche sacrificio. Ho dovuto presentare le due tesi in italiano e in russo, ma in Russia è necessario, prima di poter redigere la tesi, superare un esame di Stato. Mi sono trovata, dunque, a dover coordinare numerosi impegni e in quel momento mi sono abbattuta. Niente tuttavia che non abbia superato, grazie anche alla motivazione che questa esperienza è stata in grado di infondermi”. Il doppio titolo di laurea conseguito “mi è servito anche per l’accesso al dottorato cui sto partecipando”. Il futuro: “se prima pensavo di dedicarmi unicamente all’insegnamento, l’esperienza in Russia ha fatto sì che allargassi i miei orizzonti. Oggi sono sempre più proiettata verso l’internazionalizzazione”.
Nicola Di Nardo