Argomenti di attualità e di ordinaria quotidianità nei recenti lavori di tesi degli studenti del Dipartimento di Psicologia. Guidati dai professori Augusto Gnisci e Alessandro Lo Presti, alcuni tesisti delle Magistrali hanno concluso così il loro percorso universitario, affrontando ricerche sociali su comportamenti e abitudini nell’era di internet e social network e in un mondo del lavoro che accoglie il neolaureato con nuove logiche e regole. Su quest’ultimo tema indaga da anni il prof. Lo Presti che ha accolto nel suo gruppo di ricerca le due laureande Michela Napolitano e Marilia Palma. “Le due ragazze hanno collaborato ad un progetto di ricerca e ad un’indagine longitudinale su un campione di neolaureati campani ma non solo – spiega il prof. Lo Presti, che insegna Psicologia del Lavoro e Sviluppo Organizzativo – con l’obiettivo di valutare quanto possano influenzare sull’occupazione post laurea la qualità dell’esperienza universitaria e la capacità di gestione della propria carriera. Un lavoro che continuerà anche mesi dopo la laurea per un ulteriore rilevamento dei dati, raccolti dunque a più riprese negli ultimi mesi”. Si tratta di tesi se non sperimentali almeno empiriche che apportano un importante contributo alla ricerca accademica nell’ambito della Psicologia applicata ai contesti istituzionali. In particolare, Michela Napolitano, 24 anni di Baiano, ha presentato lo scorso 26 febbraio un lavoro di tesi su soddisfazione accademica e successo di carriera. “Ho condotto una indagine su un campione di neolaureati campani di tutti i Dipartimenti a partire da novembre 2016 che si è realizzata nell’arco di un anno in due tempi – racconta la neolaureata – somministrando un questionario in due riprese a distanza di sei mesi. È venuto fuori che il grado di piacevolezza del ruolo di studente e il livello di soddisfazione del percorso universitario, sia per quanto concerne le opportunità offerte sia i servizi erogati, influiscono notevolmente nella ricerca del lavoro e sul successo di carriera”. “Sicuramente è un argomento molto pratico ed attuale – continua Michela, a pochi giorni dal conseguimento della Laurea Specialistica – che rivela quanto sia cambiato ad oggi il mondo del lavoro. La parola più giusta è adattamento. Non dobbiamo fossilizzarci a cercare una occupazione perfettamente corrispondente alla nostra formazione ma occorre adattarsi anche ad altri contesti e figure professionali. Dunque, non deve esistere un unico traguardo lavorativo ma mirare a molteplici obiettivi e, in questa ottica, il licenziamento non deve essere visto come un fallimento (visto che i contratti sono quasi sempre tutti a tempo determinato) ma nella sua accezione positiva”. Michela, dopo un breve periodo di meritato riposo, desidera al più presto cominciare a fare pratica: “questo aspetto mi è mancato parecchio poiché i corsi sono molto teorici – ribadisce – La mia intenzione è iniziare il tirocinio in campo sociale ed organizzativo ma mi rendo conto che in Campania ci sono effettivamente pochissime realtà”. Sulle competenze di carriera e il loro impatto sul successo professionale ha invece indagato Marilia Palma, 24 anni di Avellino, ed in particolare, su tutte quelle attività post laurea che incrementano la competitività dei neolaureati nella ricerca di una occupazione, ovvero Master, corsi di formazione, esperienze all’estero, e sulle competenze non solo specifiche ma legate al proprio carattere e temperamento, come ad esempio la capacità di risolvere problemi, di lavorare in un team, di sapersi gestire sotto stress. “Sono le esperienze lavorative pregresse e le tipologie di lauree forti, come Ingegneria, Informatica, Medicina, a condurre un neolaureato al successo – spiega Marilia – un ingegnere troverà sicuramente lavoro in meno tempo rispetto ad uno psicologo o ad un laureato in Scienze Umane”. Cos’altro è emerso da questa ricerca condotta nelle Università Parthenope, Vanvitelli, Fisciano e L’Orientale? “Manca certamente una collaborazione virtuosa tra imprese e università rispetto a quanto accade negli atenei privati e nel resto d’Europa – sottolinea la neolaureata – Mancano anche laboratori all’interno dei corsi che risultano essere estremamente teorici ed, infine, non abbiamo al termine del percorso universitario, la capacità di cercare lavoro in maniera attiva». Adesso Marilia pensa al tirocinio: “è una strada obbligata che devi per forza percorrere se vuoi accedere all’Esame di Stato che ti abilita alla professione di psicologo. Le Asl, gli ospedali, le carceri sono pienissimi e quindi c’è da aspettare e fare la fila per poter cominciare”. Ma non si perde d’animo e ha già chiaro cosa fare in futuro: “L’ambito aziendale e le risorse umane sono il mio campo, sicuramente frequenterò un Master in Psicologia del Lavoro”. Guardandosi indietro, invece, ha solo un cruccio: “io ho frequentato la Triennale alla Federico II e posso constatare che il clima universitario è molto diverso dalla Vanvitelli. C’è una maggiore appartenenza da parte dello studente e la possibilità di scambio e confronto continuo. Questo è ciò che mi è mancato a Caserta”.
Sostegno, affetti e
conferme su Facebook per i più emotivi
conferme su Facebook per i più emotivi
Un altro contesto sviscerato tra i progetti di ricerca del prof. Gnisci è quello virtuale. Il cyberspazio offre molti spunti di riflessione e quindi di indagine: “è un argomento che è da anni oggetto di ricerca da parte mia e dei miei studenti – spiega il professore di Psicometria e Metodologia e Tecnica della Ricerca Applicata – in cinque hanno realizzato una tesi su Facebook”. Partendo dalla constatazione che il social network di Zuckenberg ha cambiato le abitudini quotidiane e i passatempi di molti, due laureande della Magistrale di Psicologia Applicata ai Contesti Istituzionali hanno accettato di studiarne gli aspetti legati alla personalità e all’identità dei suoi utenti, affezionati o meno. Anna Ciccarelli, 26 anni di Giugliano, ha presentato la tesi dal titolo “Facebook: il tuo profilo ti somiglia?”. “Esaminando un campione di 300 soggetti che possiedono un profilo su Facebook – spiega l’ex studentessa – studiando il loro Registro Attività, e quindi l’uso che fanno del social, e sottoponendo loro un questionario sulla personalità, ho cercato di capire se esiste un tratto della personalità che favorisce maggiormente l’attività su Facebook. È venuto fuori che sono i soggetti più emotivi ad essere i più attivi e che sicuramente lo saranno anche in futuro. Questo perché chi ha alti livelli di emotività vi cerca in qualche modo sostegno, affetto e conferme e così facendo limita l’isolamento sociale”. Anna chiude il suo percorso soddisfatta dell’Ateneo scelto. “reputo la Vanvitelli la migliore nel settore psicologico perché l’approccio adoperato è scientifico. Non mi pento della mia scelta, anche se alla Magistrale ho fatto più fatica, mi rammarico soltanto di non aver fatto pratica, anche se il livello di preparazione del corpo docente è davvero molto alto”. Attualmente Anna lavora già in una cooperativa sociale: “vorrei in futuro ricoprire un ruolo di responsabilità in questo ambito lavorativo, approfondire la psicoterapia e fare la Scuola di Specializzazione”. In contemporanea, Alessia Cappuccio, 24 anni di Napoli con la passione per la Psicologia del Lavoro, ha indagato l’uso di Facebook, quello reale e quello percepito: “Un progetto di ricerca operativo da settembre scorso per cui ho condotto una raccolta dati abbastanza lunga e complessa di 503 soggetti tra i 18 e i 35 anni (la fascia di età che utilizza maggiormente Facebook) di cui ho passato in esame il numero di condivisioni, le ore trascorse ed altri parametri inerenti alla loro attività nel social che influiscono sull’utilizzo maggiore o minore di Facebook in futuro”. Alessia ha frequentato la Triennale alla Federico II: “è stato facile per me, forse perché la maggior parte degli esami era in forma scritta, mentre la Magistrale alla Vanvitelli è stata sicuramente più ostica e mi ha portato via molto tempo”. Ora la decisione da assumere è relativa il tirocinio: “vorrei farlo in Psicologia del Lavoro ma credo di dover andare fuori la Campania, almeno da Roma in su, perché tra le realtà convenzionate con la Vanvitelli non c’è quella che fa al mio caso”.
Claudia Monaco
Claudia Monaco