Trasporti, studenti alle prese con nuove tariffe e vecchi disagi

Anm fa il biglietto. Fatelo anche voi!”, lo slogan usato dall’azienda napoletana di mobilità per sponsorizzare i nuovi ticket entrati in vigore da gennaio. Manifesti affissi un po’ ovunque, ma soprattutto sui mezzi pubblici, per ricordare che “se viaggiate con Anm, utilizzare i nostri ticket conviene”. Un nuovo anno inaugurato nel migliore dei modi se si pensa che il cambiamento più evidente è un aumento del costo di tutti i biglietti di almeno 20 centesimi. Un rincaro dietro al quale ci si aspetta sicuramente un miglioramento dei servizi offerti alla clientela. Aspettative puntualmente deluse. Basti pensare che il biglietto orario da 90 minuti, ad esempio, consente di effettuare una sola corsa sui mezzi di trasporto su ferro. Questo vuol dire che se il percorso per raggiungere la nostra meta prevede più corse su ferro, di norma dovremmo acquistare un secondo biglietto. 
Tra le categorie più danneggiate, quella degli studenti, i quali all’impegno richiesto dagli studi universitari devono aggiungere anche lo stress provocato da un servizio di trasporto pubblico che fa acqua da tutte le parti.
“Fortunatamente – spiega Rosario Capuano – ho fatto l’abbonamento annuale prima del rincaro. Quando scadrà non so se lo rinnoverò perché mi costerebbe quasi 200 euro in più. Non lavorando e mantenendomi gli studi da solo con qualche soldo che ho da parte, sarebbe una grossa spesa”. I costi elevati non sono l’unico problema per questo studente di Economia Aziendale: “La cosa che mi fa più rabbia è che, al di là dei rincari, i trasporti pubblici nel paese in cui vivo, Bacoli, e non solo, funzionano malissimo. Pagare di più per un servizio pessimo? Chi lo farebbe?”. Poi, continua, “pago un abbonamento Unico Campania Fascia U2 per pullman che non rispettano gli orari. In una settimana riesco a raggiungere la sede di Monte Sant’Angelo in orario solo poche volte. Attualmente, poi, la tratta Torregaveta – Pozzuoli della Cumana è interrotta per  una frana ed è stato attivato un servizio sostitutivo con dei bus: solo per arrivare a Piazza Garibaldi impiego 3 ore”. Nonostante tutto, Rosario non perde di vista i propri obiettivi: “Non abbandonerò gli studi. Penso che se una persona vuole frequentare l’università seriamente non deve farsi condizionare da niente. Non bisogna scappare davanti ai problemi, ma affrontarli. Rinunciare a seguire i corsi per via dei rincari? Questo non lo escludo. Se non me lo potrò permettere studierò a casa o, al limite, agirò come la maggior parte dei ragazzi, non farò il biglietto. Per un figlio di papà spendere qualcosina in più non gli cambia la vita, per chi ha poco, invece, può risultare gravoso”. 
Incredula Cristina Paradiso, studentessa di Ingegneria Biomedica, alla notizia di poter utilizzare un unico mezzo di trasporto su ferro: “Sono di Portici e per raggiungere la sede delle lezioni di Piazzale Tecchio prendo Circumvesuviana e Metropolitana. Uso un biglietto extraurbano Napoli con una validità di 100 minuti e costo di 2 euro ma, in base a quanto appreso ora, dovrei pagare molto di più. Se il servizio funzionasse bene, sarei pure felice di sborsare questi soldi. Il problema sta nel fatto che è aumentato tutto senza che venissero migliorati i servizi”. La studentessa racconta un aneddoto: “Qualche mese fa, mentre raggiungevo la sede di Monte Sant’Angelo, sul mio bus c’era un professore tedesco che doveva tenere una conferenza alla Federico II. Era sconvolto dallo stato del trasporto partenopeo e mi disse che in Germania i trasporti sono puntualissimi e molto economici”. Cristina non si stupisce per le scelte estreme di alcuni colleghi: “È normalissimo che, in una situazione simile, molti ragazzi decidano di rinunciare ad un certo tipo di studi o a seguire le lezioni. Frequentare, però, per Corsi di Laurea come il mio, è  fondamentale. Io sono fortunata perché ho finito di seguire, ma mi metto nei loro panni. A Napoli, purtroppo, abbiamo l’RCA più alta d’Italia e, quindi, è una bella spesa anche ricorrere all’auto. Insomma, non ci sono molte alternative. Qualche tempo fa ho letto che si cerca di mettere in moto un servizio di carpooling. Questa sarebbe una buona soluzione”. 
Francesco Attanasio, per raggiungere la sede di Monte Sant’Angelo, si avvale dell’utilizzo della Metropolitana e di un pullman: “I disagi non riguardano molto la Linea 1 della Metropolitana, ma il ben noto C33, che collega la zona del Vomero a via Cinthia, è per niente affidabile. Molto spesso capita che vengano saltate delle corse e, a volte, non passa per 50 minuti. Il risultato? Dopo aver aspettato per tanto tempo, ci si ritrova su un mezzo di trasporto strapieno, in cui non c’è possibilità di movimento e, oserei dire, neanche di respiro. Non è una cosa umana viaggiare in queste condizioni. Fortunatamente ho un abbonamento annuale, altrimenti ogni volta la validità del mio biglietto terminerebbe prima dell’arrivo. Se in futuro dovessi trovarmi in questa situazione, comunque, sicuramente non ne convaliderei un secondo: perdita di tempo e di salute non sono servizi che prevedono un pagamento. Per quello che subiamo ogni giorno, dovremmo essere pagati noi!”.
“Abito a Giugliano – racconta Giusy Siciliano – e per raggiungere Monte Sant’Angelo, dove studio Economia Aziendale, incontro tantissime difficoltà. I trasporti pubblici non sono per niente efficienti. Talvolta cerco di prendere l’auto, ma, in tal caso, bisogna partire presto, altrimenti si trovano tutti i parcheggi completi. Così, il più delle volte, sono costretta a ricorrere ai mezzi pubblici. Metropolitana e pullman, una vera tortura. Ecco perché a volte rinuncio a seguire alcune lezioni. Una scelta comune a tantissimi miei colleghi. Ciò non è assolutamente giusto, dal momento che seguire è un presupposto fondamentale per superare gli esami. Tantissimi professori, poi, prendono le presenze ed è difficile ricevere comprensione da parte loro. Paghiamo l’università e non ci viene offerta neanche la possibilità di seguire i corsi senza che ciò implichi fare i salti mortali per raggiungere le varie sedi”.
Antonio Alvino appartiene a quella schiera di ragazzi la cui scelta universitaria è stata condizionata dai disagi riguardanti il trasporto pubblico: “Studio Ingegneria alla Parthenope, con sede al Centro Direzionale. Non ho scelto la Federico II proprio per la cattiva efficienza dei mezzi di trasporto”. Un disagio che Antonio non è riuscito ad evitare del tutto: “Raggiungo Piazza Garibaldi grazie alla Linea 1 della Metropolitana. Sicuramente incontro meno problemi di chi è costretto ad usufruire di più mezzi di trasporto, ma, anche qui, l’efficienza è da mettere in discussione. Non sempre la frequenza è rispettata e, spesso, il convoglio presenta un numero ridotto di vagoni. Le volte in cui sono riuscito a stare comodamente seduto si contano sulle dita di una mano. Il sovraffollamento, ma anche il malumore, è all’ordine del giorno e almeno una volta a settimana ci si imbatte in scioperi o guasti tecnici. Insomma, nonostante l’aumento del biglietto, il servizio continua ad essere molto carente, spesso anche negli orari di punta”.
Federica Di Maio, studentessa di Ingegneria Gestionale, il più delle volte preferisce rinunciare ai pullman: “Da Piazza Carlo III devo raggiungere via Claudio. Per arrivare a Piazza Cavour dovrei prendere il pullman, ma la maggior parte delle volte preferisco procedere a piedi. I pullman non passano mai e se passano sono super affollati. Per non contare il fatto che la zona è sempre trafficata. Affollamento e ritardi sono due caratteristiche anche della Linea 2 della Metropolitana, quella che mi conduce da Piazza Cavour ai Campi Flegrei”. La studentessa, poi, pensa al problema del biglietto: “Per 3 anni ho fatto l’abbonamento, ma da qualche mese acquisto il biglietto. Ovviamente la sua validità non riesce  quasi mai a ricoprire l’intera durata del viaggio”. 
“Quello che è successo – spiega Gianluigi Quatrano, riferendosi all’aumento del costo del biglietto – è la conseguenza necessaria ad un nostro atteggiamento che non riguarda solo il non fare il biglietto costantemente, ma anche di aver supportato una classe politica che, con la sua volontà di privilegiare privati e ricchi, ha portato il servizio pubblico al fallimento. Credo, quindi, che ormai sia inutile lamentarsi, ce la siamo cercata. Se vogliamo avere il diritto di lamentarci dobbiamo avere il coraggio di ribellarci”. Lo studente di Ingegneria Aerospaziale affronta un viaggio non indifferente: “Vengo da Nocera Inferiore. In passato, quando la linea ferroviaria sotto casa era ancora attiva, in un’ora e mezza ero all’università. Ora, invece, prendo l’auto per arrivare a Pagani, dove c’è il pullman che mi porta a Piazza Garibaldi. Una volta giunto alla stazione, prendo la Linea 2 della Metropolitana che mi conduce ai Campi Flegrei. Se sono fortunato e devo seguire nella sede di via Claudio, il mio viaggio finisce, ma, quando ho lezione a Monte Sant’Angelo, mi tocca dover aspettare anche un altro pullman. Esco da casa alle 5.45 del mattino per affrontare un’odissea che dura più di due ore. Compresi nel pacchetto ritardi, percorsi interrotti, servizi sostitutivi lenti, nonché pullman e metropolitane strapieni”. Poi, un parere su chi condiziona le proprie scelte universitarie a causa dei disagi del servizio di trasporto pubblico: “Penso che chi prende certe decisioni abbia dei problemi più profondi del semplice costo del biglietto. Chi rinuncia agli studi, o comunque condiziona le proprie scelte per i costi e l’eccessiva distanza dalle sedi, o non ha alcuna intenzione di laurearsi e poca forza di volontà, oppure è in condizioni economiche che non gli permettono né di viaggiare né di avere una residenza in città. In questo caso, c’è ben poca colpa da attribuire ai mezzi di trasporto. Ciò non toglie che una frequenza più regolare da parte di questi ultimi sarebbe sicuramente di maggiore utilità”.
Fabiana Carcatella
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