Cinquantaquattro esami: tutti 30 conditi da ben trentadue lodi. La tesi (“Farmacoelettroencefalografia: basi teoriche e applicazioni pratiche”) riceve il plauso della Commissione e il riconoscimento della dignità di stampa. Del tutto scontato il voto di laurea: 110 e lode. E non finisce qui. Novanta/novantesimi all’esame di Stato per l’abilitazione alla professione. Una carriera universitaria da brivido! Non poteva che andare a lui il premio assegnato al migliore laureato in Medicina dalla Banca Popolare dell’Irpinia in memoria del fondatore e presidente dell’Istituto di credito, prof. Mario Malzoni.
Luca De Luca, 29 anni, laureato alla Seconda Università nell’aprile del ’97, ha ricevuto il premio (due milioni) a giugno nel corso di una cerimonia pubblica a chiusura del congresso internazionale “La cardiologia invasiva del ventesimo secolo”. Presenti il Ministro dell’Università Ortensio Zecchino e l’Assessore regionale alla Sanità Teresa Armato.
Ma qual è il segreto per conseguire risultati così brillanti in poco tempo (si è laureato solo un anno in fuori corso – “ho preferito dilatare i tempi a favore della qualità“-)? La ricetta suggerita dal dott. De Luca, oggi specializzando presso la Clinica Psichiatrica diretta dal prof. Mario Maj, si può riassumere in un verbo: “studiare”. Anche a costo di “rinunce, sacrifici”. Un periodo di studio quindi matto e disperatissimo, per usare un linguaggio caro agli psichiatri “di ritiro sociale”; “l’inglese l’ho studiato prima, non credo sarei riuscito a conciliare le due cose”.
Qualche strategia che vale la pena percorrere: “frequentare perché si possono intuire le preferenze del docente” e poi seguire gli esami “c’è un ventaglio di domande che si ripete”. Altro consiglio: “evitare la sovrapposizione tra due esami complicati, meglio scegliere di studiare in contemporanea uno difficile e l’altro abbordabile”. Mai abbandonarsi alla logica, soprattutto per gli esami dell’area clinica che si preparano in poco tempo, “basta che lo prendo. Un giorno in più in una settimana di studio fa la differenza”. Come un valore aggiunto durante la prova è “la proprietà di linguaggio” e l’approfondimento degli argomenti su testi diversi “ma devo dire che in questo caso sono stato fortunato a poter attingere dalla biblioteca di famiglia, mio padre è docente, insegna Anatomia”.
Ma del batticuore pre esame, cosa ci racconta De Luca? “Sono sempre stato molto ansioso. Spesso ho rimandato gli esami perché temevo di non essere preparato”. Gli esami che richiedono maggior impegno: Farmacologia, Clinica Neurologica.
Unica macchia – se così si può dire- nel curriculum: un 24 a Patologia Generale. Rifiutato, naturalmente.
Sogni nel cassetto per il futuro? Continuare a lavorare nell’istituto della specializzazione “è un’esperienza che ti arricchisce molto. C’è un rapporto diretto con il paziente, la sua storia personale”.
Luca De Luca, 29 anni, laureato alla Seconda Università nell’aprile del ’97, ha ricevuto il premio (due milioni) a giugno nel corso di una cerimonia pubblica a chiusura del congresso internazionale “La cardiologia invasiva del ventesimo secolo”. Presenti il Ministro dell’Università Ortensio Zecchino e l’Assessore regionale alla Sanità Teresa Armato.
Ma qual è il segreto per conseguire risultati così brillanti in poco tempo (si è laureato solo un anno in fuori corso – “ho preferito dilatare i tempi a favore della qualità“-)? La ricetta suggerita dal dott. De Luca, oggi specializzando presso la Clinica Psichiatrica diretta dal prof. Mario Maj, si può riassumere in un verbo: “studiare”. Anche a costo di “rinunce, sacrifici”. Un periodo di studio quindi matto e disperatissimo, per usare un linguaggio caro agli psichiatri “di ritiro sociale”; “l’inglese l’ho studiato prima, non credo sarei riuscito a conciliare le due cose”.
Qualche strategia che vale la pena percorrere: “frequentare perché si possono intuire le preferenze del docente” e poi seguire gli esami “c’è un ventaglio di domande che si ripete”. Altro consiglio: “evitare la sovrapposizione tra due esami complicati, meglio scegliere di studiare in contemporanea uno difficile e l’altro abbordabile”. Mai abbandonarsi alla logica, soprattutto per gli esami dell’area clinica che si preparano in poco tempo, “basta che lo prendo. Un giorno in più in una settimana di studio fa la differenza”. Come un valore aggiunto durante la prova è “la proprietà di linguaggio” e l’approfondimento degli argomenti su testi diversi “ma devo dire che in questo caso sono stato fortunato a poter attingere dalla biblioteca di famiglia, mio padre è docente, insegna Anatomia”.
Ma del batticuore pre esame, cosa ci racconta De Luca? “Sono sempre stato molto ansioso. Spesso ho rimandato gli esami perché temevo di non essere preparato”. Gli esami che richiedono maggior impegno: Farmacologia, Clinica Neurologica.
Unica macchia – se così si può dire- nel curriculum: un 24 a Patologia Generale. Rifiutato, naturalmente.
Sogni nel cassetto per il futuro? Continuare a lavorare nell’istituto della specializzazione “è un’esperienza che ti arricchisce molto. C’è un rapporto diretto con il paziente, la sua storia personale”.