Un Festival sulle Arti e le Culture dell’India organizzato dagli studenti

Diffondere le tradizioni provenienti dai Paesi dell’Asia Meridionale, coinvolgendo la comunità indiana residente sul territorio partenopeo, per contribuire all’integrazione tra popoli e alla creazione del dialogo multiculturale: l’obiettivo della seconda edizione di ‘IndiArt’, la manifestazione dedicata alle culture e alle arti dell’India, tenutasi presso la Casina Pompeiana della Villa Comunale l’8 novembre. Il Festival, organizzato dal gruppo studentesco Pramana de L’Orientale in collaborazione con l’Assessorato del Diritto alla Cittadinanza e alla Coesione Sociale, l’ISMEO (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente) e con il Patrocinio del Comune, “ha superato le nostre aspettative, registrando la partecipazione di oltre 60 persone, il doppio rispetto all’anno scorso, nonostante le avverse condizioni meteo. Un’enorme soddisfazione – dice Luca Amirante, fondatore del gruppo – vedere tra i partecipanti persone esterne all’Università che, pur non conoscendo bene questo settore, si sono lasciate trasportare dalla nostra passione riuscendo a stabilire un contatto con un mondo così lontano”. E, inoltre, “poter leggere la felicità negli occhi di chi grazie alla nostra iniziativa si è sentito per un pomeriggio di nuovo a casa”.
Tema scelto per il Festival di quest’anno è stata la musica con un programma denso di attività ricreative, totalmente gratuite, per offrire un ampio spettro delle arti diffuse in India. “Abbiamo deciso di strutturare l’evento come un’esperienza interattiva, perché il modo più facile per abbracciare un punto di vista culturale diverso è immergersi nell’altra cultura, solo però se si è disposti – come dice una canzone indiana – a entrare nel tempio del proprio cuore”, continua Luca. Primo step è stata la degustazione di piatti realizzati con ricette originali della tradizione dal ristorante Ghi Rice, “iniziando con un antipasto che prevedeva il tipico cibo da strada indiano, quello che chiunque sia stato in India ha assaggiato, ovvero i Samosa, una specie di calzoncini fritti a forma triangolare, farciti con patate, piselli, anacardi e spezie”, chiarisce Antonella Pica. Un percorso culinario proseguito con “il ‘chilly chiken’, un piatto a base di pollo con verdure e cipolle caramellate e per i vegetariani il ‘dal makhani’, una deliziosa zuppa di lenticchie. Entrambe le pietanze principali sono state accompagnate con l’immancabile riso e i roti, il pane indiano molto simile, nella forma, alle nostre piadine”. Infine, “abbiamo offerto ai partecipanti il ‘chai’, il tè indiano, e il ‘gajar halwa’, un dessert a base di carote”. Sono intervenute sul versante accademico la prof.ssa Anna Filigenzi, Archeologia e Storia dell’Arte dell’India, e la prof.ssa Stefania Cavaliere per una conferenza che ha esplorato la storia dell’India attraverso le sue più rilevanti espressioni artistiche e letterarie. A seguire Maria Luisa Sales dell’Associazione Culturale Orchestés “ha illustrato la scienza dell’arte gestuale del teatro indiano, spiegando in che modo attraverso il movimento delle mani sono rappresentati i ‘rasa’, cioè i sentimenti, nella danza”. In questo modo, “i partecipanti sono stati guidati verso uno stato meditativo e, come l’attore-danzatore, transitati da un rasa all’altro, in un vera e propria sorta di yoga delle emozioni”. L’artista si è, alla fine del workshop, esibita – aggiunge Antonella – in “una performance di danza classica dell’India in stile Bharatanatyam su musiche originali della fine degli anni ’70”. Altro momento che ha catturato l’attenzione di tutto il pubblico è stato il concerto del gruppo di musica bāul, i Surer Pakhi. “Si tratta di una musica mistica che ha avuto origine nelle zone rurali del Bengala – interviene Annalisa Bocchetti – Interessante perché i musicisti Bāul adattano i loro canti a seconda del pubblico che hanno di fronte, improvvisando in ogni situazione. Canzoni libere, che parlano di devozione al divino, amore folle, libertà da ogni vincolo e contro le discriminazioni sociali: quest’ultimo aspetto è stato, grazie al feedback positivo, sicuramente uno dei nostri scopi raggiunti”.
Sabrina Sabatino 
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