Giornata di studio dedicata all’evoluzione delle discipline elettriche ed al contributo che a queste ha dato il prof. Giorgio Savastano fino ai giorni nostri. Si è svolta lunedì 15 marzo presso l’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria, sulla scia della commemorazione dell’8 febbraio nel corso della quale era stato intitolato al docente il Laboratorio di Alta Tensione. L’incontro, moderato dal prof. Nello Polese, decano del gruppo di Misure Elettriche, ha visto la partecipazione del Preside Edoardo Cosenza, del Presidente del Polo delle Scienze e delle Tecnologie Massimo D’Apuzzo e di decine di amici e colleghi provenienti da tutta Italia. “Il CNR ha avuto un ruolo di agenzia di coordinamento della ricerca fino agli inizi degli anni ’90, promuovendo la nascita di centri autonomi all’interno delle università e con la presenza di personale universitario, ma i misuristi, che in Italia erano davvero pochi, non avevano un proprio coordinamento. Occorsero lunghi incontri per capire come dovessero essere intese, nell’ambito della ricerca, le misure elettriche ed elettroniche. Risalgono ad allora i miei contatti con Giorgio Savastano, primo presidente dell’associazione dei misuristi, fondata nel 1983”, racconta il prof. Mario Rinaldi, Presidente del CINECA, per diversi anni coordinatore nazionale del CNR, che auspica un diverso modo di formare e considerare la figura dell’ingegnere elettronico, nel solco del lavoro di Savastano.
“Credo che si debba ricordare il grande contributo del prof. Savastano allo sviluppo dell’Informatica in questo Ateneo. Negli anni ’50 riuscì a far arrivare ad Ingegneria un integratore numerico per il quale si dovette per la prima volta allestire un centro di calcolo”, ricorda il prof. Ugo De Carlini. “Aveva una personalità forte, ma altrettanto forti erano il suo amore per la conoscenza e le novità. Questo mi fece abbandonare il buon lavoro che avevo all’esterno, per entrare nell’Istituto di Elettrotecnica come aiuto preparatore delle prove di misure elettriche, senza un ruolo, con la sola speranza che sapeva dare lui a chi voleva intraprendere la strada della ricerca in anni di grandi cambiamenti e sperimentazioni”, racconta il prof. Francesco Gagliardi. “Savastano considerava il laboratorio una palestra per i giovani. Negli anni ’70 il riferimento principale era il laboratorio di Monaco di Baviera, ma anche il nostro era ed è tuttora una struttura di ingenti dimensioni e potenza. Oggi, centri e progetti di grandi dimensioni si stanno sviluppando in molte aree in crescita, come India e Cina. Dal punto di vista didattico formiamo molti studenti della Facoltà, non solo del ramo elettrico”, dice il prof. Giovanni Lupò, giovanissimo allievo del professore, illustrando le caratteristiche tecniche del Laboratorio di Alta Tensione della Facoltà. “Il prof. Savastano acquistò questo materiale nella sala Siemens di Milano in cui aveva lavorato per un anno. Fa piacere sapere che sia ancora una struttura importante”, commenta il prof. Polese al termine dell’intervento.
“Dopo tanto tempo si affollano molti ricordi, alcuni terribili, legati alla sua morte. Mi ha insegnato la passione sperimentale e la capacità di stringere importanti rapporti istituzionali. Insieme a lui, alla fine degli anni ’80, fondammo un’associazione europea, della quale fu il primo presidente, che pubblicava una rivista dall’impact factor superiore a quello delle riviste americane. Scomparve improvvisamente, per un insulto cerebrale, durante il suo mandato. L’associazione lo ricorda con un premio”, ricorda il prof. Franco Maceri. In chiusura i professori Silverio Bolognani (Università di Trento) e Roberto Caldon (Università di Padova) hanno parlato della nascita e della fusione dei raggruppamenti disciplinari relativi alle Macchine Elettriche ed ai Sistemi Elettrici per l’Energia. La giornata di studio si è conclusa dopo pranzo con la visita al Laboratorio intitolato al docente.
(Si.Pa.)
“Credo che si debba ricordare il grande contributo del prof. Savastano allo sviluppo dell’Informatica in questo Ateneo. Negli anni ’50 riuscì a far arrivare ad Ingegneria un integratore numerico per il quale si dovette per la prima volta allestire un centro di calcolo”, ricorda il prof. Ugo De Carlini. “Aveva una personalità forte, ma altrettanto forti erano il suo amore per la conoscenza e le novità. Questo mi fece abbandonare il buon lavoro che avevo all’esterno, per entrare nell’Istituto di Elettrotecnica come aiuto preparatore delle prove di misure elettriche, senza un ruolo, con la sola speranza che sapeva dare lui a chi voleva intraprendere la strada della ricerca in anni di grandi cambiamenti e sperimentazioni”, racconta il prof. Francesco Gagliardi. “Savastano considerava il laboratorio una palestra per i giovani. Negli anni ’70 il riferimento principale era il laboratorio di Monaco di Baviera, ma anche il nostro era ed è tuttora una struttura di ingenti dimensioni e potenza. Oggi, centri e progetti di grandi dimensioni si stanno sviluppando in molte aree in crescita, come India e Cina. Dal punto di vista didattico formiamo molti studenti della Facoltà, non solo del ramo elettrico”, dice il prof. Giovanni Lupò, giovanissimo allievo del professore, illustrando le caratteristiche tecniche del Laboratorio di Alta Tensione della Facoltà. “Il prof. Savastano acquistò questo materiale nella sala Siemens di Milano in cui aveva lavorato per un anno. Fa piacere sapere che sia ancora una struttura importante”, commenta il prof. Polese al termine dell’intervento.
“Dopo tanto tempo si affollano molti ricordi, alcuni terribili, legati alla sua morte. Mi ha insegnato la passione sperimentale e la capacità di stringere importanti rapporti istituzionali. Insieme a lui, alla fine degli anni ’80, fondammo un’associazione europea, della quale fu il primo presidente, che pubblicava una rivista dall’impact factor superiore a quello delle riviste americane. Scomparve improvvisamente, per un insulto cerebrale, durante il suo mandato. L’associazione lo ricorda con un premio”, ricorda il prof. Franco Maceri. In chiusura i professori Silverio Bolognani (Università di Trento) e Roberto Caldon (Università di Padova) hanno parlato della nascita e della fusione dei raggruppamenti disciplinari relativi alle Macchine Elettriche ed ai Sistemi Elettrici per l’Energia. La giornata di studio si è conclusa dopo pranzo con la visita al Laboratorio intitolato al docente.
(Si.Pa.)