Un laboratorio sulla pittura cinese tradizionale per esperire la connessione fisica con l’opera d’arte

“Fornire una visione d’insieme della pittura cinese tradizionale al fine di acquisire i rudimenti necessari per conoscerne e comprenderne i linguaggi visivi, i presupposti teorici, i processi creativi, le tecniche utilizzate e le iconografie”. È l’obiettivo cardine del Laboratorio organizzato dalla prof.ssa Chiara Visconti, storica dell’arte cinese e archeologa, nei giorni 8-9-10 e 15- 16-17 maggio presso le sale del Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’ in via Chiatamone. “Grazie alle copie di famosi dipinti tradizionali custodite all’interno del Museo, gli studenti avranno la possibilità di osservare da vicino i rotoli, imparare a maneggiarli, avere quella connessione fisica con l’opera implicita in questo tipo di formato e potranno toccare con mano i principi compositivi e le peculiarità di una pittura che così tanto perde nelle riproduzioni fotografiche”. Agli studenti interessati, sia dei Corsi di Laurea Triennale che Magistrale, si richiede tra i requisiti di avere già sostenuto il suo esame di ‘Archeologia e Storia dell’arte cinese’ con lo scopo di acquisire due crediti cumulabili nelle altre attività. Oltre all’esperienza sensibile di visione e contatto con l’opera, sotto il profilo storico-artistico, “verranno esaminati i  presupposti teorici della pittura cinese, l’evoluzione delle teorie estetiche e della critica d’arte, il legame tra arti visive e non, il ruolo degli artisti, il modo di approcciarsi alle opere”. Insieme alla prof.ssa Visconti prenderà parte agli incontri il prof. Xu Haiming, Co-direttore dell’Istituto Confucio di Napoli, “che terrà una dimostrazione sui cosiddetti ‘quattro tesori del letterato’, ossia gli strumenti necessari all’arte calligrafica e pittorica: il pennello, la carta (o la seta), l’inchiostro e la pietra da inchiostro”. Ai partecipanti sarà data la possibilità di utilizzare questi strumenti in modo da comprendere a fondo le tecniche impiegate, perché “non solo la pittura
tradizionale è ancora ampiamente praticata, ma l’immaginario legato a quest’ultima influenza a vario titolo l’arte contemporanea”. Il contatto con la cultura occidentale è un altro dei punti cruciali che saranno discussi, segnatamente “attraverso le opere del gesuita Giuseppe Castiglione, l’artista che lavorò alla corte dei Qing e di cui il Museo Scerrato custodisce alcune opere, che seppe creare una sintesi efficace tra pittura cinese e di stampo occidentale”.
Un’iniziativa questa che si rinnova con cadenza annuale, segno del vivo interesse della platea studentesca verso, non solo la Lingua e la Letteratura, ma la storia della Cina nel suo complesso. “Uno dei punti di forza del nostro Ateneo è quello di non limitarsi a impartire solo corsi di Lingua e credo che i nostri studenti siano consapevoli dell’importanza di comprendere l’orizzonte culturale dei paesi da loro studiati”.
Il legame tra “scrittura, calligrafia e pittura”
Quali sono i soggetti principali di questo genere di pittura? “Senza dubbio il paesaggio, che dà luogo a una tradizione artistica nota come ‘shanshuihua’ (letteralmente ‘pittura di fiumi e montagne’), proseguita senza soluzione di continuità dal periodo Tang (618-907 d.C.) ad oggi. La rappresentazione
del paesaggio, però, non è mai tesa alla mera raffigurazione del bello: mira, piuttosto, e al di là di qualsiasi categoria estetica, a ‘guan’, ossia ‘osservare e comprendere’ il mondo, e comunicare le leggi naturali che lo regolano, trasmetterne l’essenza, lo spirito vitale. Di volta in volta, il paesaggio è l’immagine attraverso cui l’artista può esprimere il suo stato d’animo, le sue convinzioni morali, la sua natura intima, o il mezzo attraverso cui veicolare messaggi politici, idee religiose, insegnamenti storici”. A quale altra corrente sarà dato ampio spazio? “Un altro filone importante dell’arte tradizionale è la cosiddetta ‘pittura di fiori e uccelli’, in cui piante ed animali, spesso resi con sorprendente minuzia, sono riuniti in composizioni mai casuali, dense di significati
e rimandi simbolici. Un ruolo significativo è stato, inoltre, rivestito dai soggetti figurativi, sia quelli correlati all’immaginario religioso, e buddhista in particolare, sia quelli di ambito secolare”. Le peculiarità di questa tradizione artistica? “Alcuni aspetti fondamentali sono relativi alla figura e al ruolo dell’artista. Quest’ultimo si identifica con il funzionario, il letterato, l’aristocratico, che dipinge per diletto e non si qualifica mai solo come ‘pittore’ o ‘calligrafo’. L’artista cinese non dipinge su commissione, non è pagato per le sue opere, attraverso le quali mira a esprimere le sue qualità spirituali. Inoltre, laddove la pittura nella nostra accezione tradizionale è strettamente legata all’uso del colore, quella cinese è essenzialmente monocroma, si gioca tutta
sulle qualità dell’inchiostro, sulle possibilità della linea, del tocco del pennello”. Qual è il rapporto tra arti visive e lingua cinese? “Nella tradizione occidentale si ritiene, generalmente, che la scrittura sia subordinata alla parola e che sia il logos a dare il significato, il che spiegherebbe il passaggio a una scrittura di tipo alfabetico. In Cina, invece, è la scrittura stessa, nata dall’osservazione e dall’interpretazione dei segni del cosmo, a conferire un senso alle cose, trasmettendone l’immagine e dando loro un nome. La lingua è, di conseguenza, imprescindibilmente connessa al segno grafico a cui sono parallelamente legate tutte le arti tradizionali: la musica, la poesia, la pittura e la calligrafia. Quest’ultima, intesa nel suo senso originale di ‘arte della scrittura’, è considerata la più nobile e compiuta di tutte le espressioni dell’ingegno umano. È dalla calligrafia che nasce la pittura, la quale non a caso non si basa sull’uso del colore, bensì sulla linea”. Qual è la conseguenza più affascinante di questo connubio arte- lingua? “Il legame tra scrittura, calligrafia e pittura, la figura dell’artista stesso, fanno sì che, spesso, diverse forme d’arte si condensino in un’unica opera. Nel suo tentativo di cogliere l’universale dal particolare, di catturare la verità, l’essenza oltre la forma, l’artista cinese sceglie l’economia dei mezzi e il silenzio del suo studio, dove può rielaborare e arricchire il suo soggetto fino a giungere alla visione ideale. È così che la raffigurazione di un paesaggio può essere certamente qualificata come ‘pittura’, ma anche attraverso l’iscrizione di ‘opera letteraria’, di ‘calligrafia’, e attraverso i sigilli di ‘documento storico’. Questo confine così fluido tra significante e significato, l’ambivalenza tra scritto ed immagine, non hanno mancato di suscitare l’attenzione di alcuni tra i più importanti pittori occidentali contemporanei. Si pensi, solo per citarne alcuni, a Klee o a Pollock”.
Sabrina Sabatino
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