Ci sono momenti nella storia di un Ateneo in cui una svolta importante sembra avvicinarsi sempre di più. Che quella svolta si concretizzi o meno è il tempo a stabilirlo definitivamente, ma di certo erano grandi le speranze di chi era presente all’inaugurazione del nuovo anno accademico alla Seconda Università di Napoli. Il 16 febbraio l’Aulario di Santa Maria Capua Vetere è vestito a festa per essere teatro dell’importante evento. C’è un ospite d’eccezione da accogliere, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, e c’è un attesissimo discorso da ascoltare, quello del nuovo Rettore Giuseppe Paolisso, che ha introdotto il primo anno accademico della propria governance cercando di porsi costantemente nel segno del cambiamento. “Abbiamo voluto una cerimonia che fosse sobria nelle procedure, nella durata e negli aspetti logistici, e che si svolgesse negli spazi propri della nostra università, perché questi sono gli spazi in cui i nostri docenti, studenti, tecnici e amministrativi vivono ogni giorno”, ecco come il Rettore spiega la scelta del luogo, decisione che sembra essere stata efficace nel riportare l’accento sull’identità essenzialmente casertana dell’Ateneo.
Conti in rosso, Paolisso va giù duro
Docenti, ricercatori, studenti, personale amministrativo, tutti nei minuti precedenti all’inizio della cerimonia sono in fibrillazione, consapevoli di essere sul punto di vivere un momento importante della propria comunità accademica. È proprio dalle questioni più vive in quella comunità che muove il Rettore Paolisso. Negli ultimi anni, spiega, si è allargato il divario tra Nord e Sud dell’Italia. Nel PIL pro capite delle famiglie italiane come nel mondo accademico: “il 20% degli studenti campani si laurea in un’università del Nord con grave danno culturale ed economico del sistema universitario regionale”. Colpa del clientelismo, ma dicendo questo non rinuncia a dare un giudizio politico sull’evoluzione del sistema universitario. Se da un lato non vengono risparmiate le critiche verso i governi degli ultimi anni, infatti, è premura del Rettore ringraziare la Regione Campania per l’azione di contenimento volta a bilanciare i tagli subiti dall’Ateneo. Le parole più gentili, però, Paolisso le riserva a Matteo Renzi, e del resto il Rettore sembra se non altro condividere diverse parole chiave con il Presidente del Consiglio, anche perché, “nel suo recente intervento all’Università di Bologna, Renzi ha dichiarato di considerare il 2015 l’anno costituente dell’Università italiana”. Un’idea che è piaciuta al Rettore ed è piaciuta alla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) che ha deciso di inviare delle note nel merito al Presidente del Consiglio, un documento che è stato ricordato nel discorso e quindi segnalato come la strada che bisognerebbe idealmente percorrere.
E parlando di strade, qual è il cammino che Paolisso intende progettare per i prossimi sei anni della Seconda Università? Innanzitutto è il cammino di un’Università che non sarà più seconda a nessuno: “Entro la fine dell’anno l’Ateneo cambierà nome”. Si prospetta quindi finalmente un riconoscimento alla provincia di Caserta, territorio che ospita – con l’eccezione di una parte di Medicina – la maggioranza dei Dipartimenti della SUN. Per il resto, tre obiettivi: riequilibrio di bilancio, snellimento amministrativo, maggiore sinergia con il territorio. Sul bilancio il Rettore punta il dito contro le precedenti gestioni, e sottolinea come la SUN sia finito tra gli undici Atenei italiani il cui rapporto tra entrate e assegni fissi supera l’ottanta percento. “Il rischio – dice inoltre Paolisso – sarebbe stato quello di qui a qualche anno di non avere più la liquidità sufficiente ad onorare gli assegni fissi”. Un quadro che non è dei più favorevoli, ma che purtroppo è realtà: “In campo medico la diagnosi permette spesso una terapia. Qualche volta è una cosa non ben accetta dai pazienti, che però contribuisce ad eradicare la malattia”. Questa è la metafora usata dal medico Paolisso. Sembra dire: “il paziente non è in buone condizioni, ma ce la farà”. Per il resto, grande accento sull’internazionalizzazione e l’attivazione di nuove borse Erasmus, per investire sui giovani: “I nostri giovani, quegli stessi giovani che un mio collega ha definito materiale di risulta culturale. Farli crescere, dare loro cultura e coscienza civile, vuol dire dare una mano alle istituzioni nella lotta contro la criminalità organizzata”.
È intervenuta a questo punto la dott.ssa Annamaria Gravina, Direttore Generale dell’Ateneo, che ha tracciato il quadro delle attività programmate con lo scopo di migliorare i processi amministrativi. A parlare per gli studenti è stato invece Antonio Russo, rappresentante nel Consiglio di Amministrazione, che ha affermato l’importanza delle misure per il diritto allo studio e la priorità che la formazione universitaria deve avere all’interno del Paese. “L’università – ha detto Russo – è il recipiente in cui ciascuno di noi riversa le proprie speranze affinché un giorno si possa realizzare professionalmente e umanamente, senza bisogno di emigrare”. Un aspetto, questo dei giovani costretti a partire, che è stato al centro dell’intervento del rappresentante, che ha riassunto così il suo pensiero: “Non possiamo continuare ad essere il serbatoio di menti per il resto del mondo”.
E parlando di strade, qual è il cammino che Paolisso intende progettare per i prossimi sei anni della Seconda Università? Innanzitutto è il cammino di un’Università che non sarà più seconda a nessuno: “Entro la fine dell’anno l’Ateneo cambierà nome”. Si prospetta quindi finalmente un riconoscimento alla provincia di Caserta, territorio che ospita – con l’eccezione di una parte di Medicina – la maggioranza dei Dipartimenti della SUN. Per il resto, tre obiettivi: riequilibrio di bilancio, snellimento amministrativo, maggiore sinergia con il territorio. Sul bilancio il Rettore punta il dito contro le precedenti gestioni, e sottolinea come la SUN sia finito tra gli undici Atenei italiani il cui rapporto tra entrate e assegni fissi supera l’ottanta percento. “Il rischio – dice inoltre Paolisso – sarebbe stato quello di qui a qualche anno di non avere più la liquidità sufficiente ad onorare gli assegni fissi”. Un quadro che non è dei più favorevoli, ma che purtroppo è realtà: “In campo medico la diagnosi permette spesso una terapia. Qualche volta è una cosa non ben accetta dai pazienti, che però contribuisce ad eradicare la malattia”. Questa è la metafora usata dal medico Paolisso. Sembra dire: “il paziente non è in buone condizioni, ma ce la farà”. Per il resto, grande accento sull’internazionalizzazione e l’attivazione di nuove borse Erasmus, per investire sui giovani: “I nostri giovani, quegli stessi giovani che un mio collega ha definito materiale di risulta culturale. Farli crescere, dare loro cultura e coscienza civile, vuol dire dare una mano alle istituzioni nella lotta contro la criminalità organizzata”.
È intervenuta a questo punto la dott.ssa Annamaria Gravina, Direttore Generale dell’Ateneo, che ha tracciato il quadro delle attività programmate con lo scopo di migliorare i processi amministrativi. A parlare per gli studenti è stato invece Antonio Russo, rappresentante nel Consiglio di Amministrazione, che ha affermato l’importanza delle misure per il diritto allo studio e la priorità che la formazione universitaria deve avere all’interno del Paese. “L’università – ha detto Russo – è il recipiente in cui ciascuno di noi riversa le proprie speranze affinché un giorno si possa realizzare professionalmente e umanamente, senza bisogno di emigrare”. Un aspetto, questo dei giovani costretti a partire, che è stato al centro dell’intervento del rappresentante, che ha riassunto così il suo pensiero: “Non possiamo continuare ad essere il serbatoio di menti per il resto del mondo”.
Cantone, la corruzione blocca lo sviluppo
Eppure è cosi: “Vedo amici che fanno i pendolari in aereo per l’Europa. Non c’è più un figlio che non lavori all’estero”. Con queste parole Raffaele Cantone fa eco a Russo, segnalando come lo studente abbia raccontato cose orribili ma vere, e riprendendo così un tema molto sensibile, segnale dell’esigenza che il nostro Paese ha di una nuova fase di sviluppo. E ciò che blocca questo sviluppo, secondo Cantone, è proprio la corruzione contro cui oggi lui è chiamato a combattere. “Se un soggetto vince un appalto per la costruzione di quest’aula tramite tangente, a chi ha fatto danno? Ai concorrenti, che non hanno vinto gli appalti, si pensa. Invece fa danno al Paese. Blocca l’innovazione, perché se io so che si possono vincere appalti grazie a questi meccanismi non farò mai innovazione nella mia impresa. Allontana gli investitori esteri, perché spesso non vogliono mischiarsi in affari potenzialmente illegali. Incide sulla qualità, perché chi vince l’appalto con la tangente recupera sul basso valore dei materiali e sulla manodopera di minor pregio. Pensate, esiste un’intercettazione incredibile in cui un soggetto ha vinto un appalto di 900mila euro, ma quel lavoro sono in grado di farlo per 64mila euro”. La ricetta che propone Cantone per fronteggiare questo grave problema è complessa. Da una parte la repressione della criminalità, certo. La prevenzione, anche. Ma il fattore determinante, sembra suggerire il Magistrato, è di matrice culturale. “Se le manovre anticorruzione vengono considerate dalla Pubblica Amministrazione solo come l’ennesimo onere burocratico, allora la Pubblica Amministrazione sta perdendo l’ultima occasione che ha di riscattarsi da sola”. Sta parlando delle resistenze alla cultura della trasparenza, quella che – dice – ha dato risultati straordinari nei Paesi anglosassoni. Sta parlando delle resistenze a pratiche come la rotazione degli incarichi. Sta parlando insomma di tutti i preconcetti italiani, per spazzare via i quali servirebbe una “rivoluzione culturale”. Se non è chiaro così, basta un esempio: “I diplomatici ONU a New York sono esenti dalle infrazioni amministrative, come quelle riguardanti le soste vietate. Alcuni ricercatori del luogo hanno fatto uno studio: sono andati a vedere dove parcheggiavano i diplomatici e li hanno divisi in base alla nazionalità. L’Italia si trova tra gli ultimi posti, tra quelli che più usufruiscono di questo privilegio. Non c’è infrazione, ma se i diplomatici degli altri paesi continuano a non parcheggiare dove è vietato è evidente che esiste un fattore culturale. Forse bisogna smettere di parlare di legalità, perché è una parola ormai vuota usata dalle persone più improbabili. Bisogna cominciare a insegnare con i comportamenti virtuosi, comportamenti da chiedere a noi stessi piuttosto che agli altri”.
Valerio Casanova
Valerio Casanova