Un progetto europeo sulle competenze dei professionisti delle Risorse Umane

Un momento di condivisione dedicato a opinioni e ricordi di studenti e docenti che hanno intrapreso l’avventura di un’esperienza all’estero, oltre a cogliere l’occasione per illustrare anche altri progetti, dall’Erasmus Traineeship ai Corsi di studio Double degree, alla novità della giornata, il progetto MMEHR – (Multidimensional and Multicultural Expertise of Human Resources Professionals) – ossia, Competenze Multidimensionali e Multiculturali per Professionisti delle Risorse Umane. L’incontro, che si è tenuto on-line il 15 ottobre, promosso dal Dipartimento di Scienze Politiche, è rientrato nell’ambito delle tre giornate mondiali dedicate ai valori Erasmus e finalizzate a incentivare la mobilità degli studenti. Il progetto europeo MMEHR, referenti alla Federico II la prof.ssa Daniela La Foresta, docente di Geopolitica economica, Marketing Territoriale, Pianificazione territoriale, International marketing, ed il prof. Massimo Franco, docente di Organizzazione aziendale, ha tra gli obiettivi la formazione di professionisti preparati, specializzati e attenti ai nuovi strumenti tecnologici nell’ambito lavorativo delle Risorse Umane. Diversi i partner con cui l’università partenopea intraprenderà questo percorso, tra cui un’università greca e una rumena, una Camera di Commercio della Turchia, una società italiana privata che sviluppa software innovativi per enti pubblici e privati e un centro di formazione e istruzione di Stoccarda. Con i partner si individuano specifici obiettivi da raggiungere e si sviluppano progetti da proporre a chiunque cerchi una formazione mirata. Non si tratta quindi, come per il classico Erasmus studio, di un’opportunità relegata al mondo accademico e allo specifico studentesco, ma di un programma di più ampio respiro diretto ai futuri professionisti: l’acquisizione di competenze digitali di alto livello, come ad esempio le tecniche di riconoscimento e di valutazione multiculturale delle risorse umane 4.0, l’utilizzo di approcci pedagogici innovativi incentrati a migliorare l’integrazione digitale nell’insegnamento, nella formazione e nel lavoro. L’ipotesi di organizzare in remoto un corso che ha tra le sue specificità il contatto con gli altri, l’incontro tra le persone, si è rivelata una vera sfida. Restano, comunque, occasioni interessanti e importanti soprattutto per il confronto che ragazzi, educatori o chiunque fosse interessato possono avere con i partner convenzionati, che portano con sé il proprio bagaglio culturale e di esperienza, mettendo a disposizione degli altri il proprio modo di vedere il mondo. Questi progetti vengono poi tradotti in varie lingue e messi a punto per funzionare anche per altre università. La prof.ssa La Foresta, insieme al prof. Franco, era impegnata in un viaggio di ricognizione tra i vari partner quando la pandemia li ha costretti a far ritorno a casa. Stoccarda era la prima tappa, dove ha avuto avvio il progetto, mentre Grecia e Turchia sono le destinazioni mancate a causa dell’emergenza sanitaria. “Resta ancora troppo limitato il numero di studenti che colgono occasioni di internazionalizzazione importanti come quelle proposte dall’Erasmus+”, sottolinea la prof.ssa La Foresta. In media, vengono assegnate solo il 50% delle borse disponibili, e quest’anno la situazione sarà perfino peggiore. Per alcuni l’ostacolo “è l’aspetto economico, perché le borse di studio non coprono per intero le spese, ma questo resta un problema relativo. Ma è anche vero che i costi da affrontare dipendono dal Paese di destinazione, studiare presso un’università in Francia è più gravoso che non in Romania. Forse è più un problema culturale”. Nel caso di Scienze Politiche, la presenza nella platea “di molti studenti lavoratori, vincolati rispetto a disponibilità di tempo e movimento”, è un’altra variabile che spiega la scarsa richiesta di mobilità.
Agnese Salemi

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