Un sogno realizzato per due laureandi in Biologia delle Produzioni Marine

Avventura, scoperta, conoscenza. Ingredienti che fanno gola  a chi, come in un romanzo di Jules Verne, sogna di partire per un viaggio in mare e di scendere ad elevate profondità sperando di incontrare pesci abissali dalle forme strane e dai colori particolari. Un desiderio che due studenti del Corso di Laurea in Biologia delle produzioni marine hanno potuto realizzare partecipando lo scorso 30 aprile all’iniziativa denominata “20.000 leghe sotto i mari”, svoltasi a Gaeta e organizzata da Italia Nostra, dal Comune di Gaeta e dal quotidiano La Provincia. Rosario Battimo e Francesca Russo sono i due studenti iscritti al terzo anno selezionati per prendere parte al campionamento di profondità svolto grazie all’appoggio del peschereccio Espartero, uno dei più attrezzati della flotta da pesca gaetana. Accompagnati dal prof. Gaetano Ciarcia, Presidente del Corso di Laurea, i ragazzi sono partiti per Formia venerdì 29 aprile, pernottando presso l’Hotel Aeneas Landing. All’alba del giorno successivo, l’imbarco a Gaeta assieme al comandante Antonio Fantasia, ad alcuni pescatori e al giornalista Adriano Madonna, redattore della rivista Il Subacqueo. Lo scopo del campionamento era quello di andare oltre le profondità solitamente raggiunte dai pescatori, dando fondo alle reti a strascico ben oltre i trecento metri, fino agli ottocento-novecento metri. Un’esperienza molto formativa per i ragazzi, sia dal punto di vista scientifico che da quello umano. “Ho trovato decisamente utile partecipare a quest’operazione – dice Francesca Russo, 21 anni, prossima alla laurea di primo livello- all’università studiamo una materia che si chiama Pesca e che riguarda tutte le attrezzature per la pesca. A Gaeta ho finalmente potuto vedere dal vivo quali sono i meccanismi per gettare le reti e quali sono gli attrezzi più usati. Inoltre mi sono esercitata nel riconoscere alcune specie marine. Abbiamo trovato dei piccoli crostacei: li avevo studiati, ma vederli è un’altra cosa”. Non solo crostacei però sono stati tirati su assieme alle reti. Gattucci, teleostei, alcuni pesci abissali. Pesci dalle forme inconsuete e dai colori vivaci. “Per me e per la mia collega quei pesci sono stati una vera scoperta- dice Rosario Battimo, anche lui ventunenne e laureando- I pescatori li avevano visti anche altre volte, solo che li rigettavano subito in mare perché non hanno valore commerciale”. Stavolta invece i pesci abissali sono stati messi in barattoli e conservati in formalina, per poter essere analizzati dagli studiosi e per entrare a far parte al più presto del costituendo Museo del Mare di Gaeta. “Ce n’era uno che aveva gli occhi di un intenso colore verde – ricorda Rosario- mi ha particolarmente colpito. Evidentemente aveva sviluppato una caratteristica che gli consentisse di orientarsi a profondità in cui la luce è pressoché assente”. Ma le nuove conoscenze degli studenti non si fermano qui. Sia Francesca che Rosario hanno avuto le sorprese più grandi dalle persone che li hanno guidati. Il giornalista Madonna, professionista di grande entusiasmo, ha trasmesso loro un’energia contagiosa. “Ha scattato delle bellissime foto agli esemplari che abbiamo trovato – dice Francesca- Li metteva in diverse posizioni, li ritraeva da varie angolature. Comunicava una grande passione per il mare”. I pescatori, competenti e disponibili, hanno invece molto colpito l’attenzione di Rosario. “Prima di quest’esperienza non avevo mai riflettuto sul lavoro che svolgono e sulla vita che fanno. Hanno bisogno di una enorme forza fisica per resistere alla fatica e a causa dei ritmi di vita che conducono finiscono con l’essere persone piuttosto solitarie. Organizzano i loro rapporti familiari e sociali in maniera molto diversa da noi, basti pensare che escono tutte le mattine all’alba e vanno a dormire nel pomeriggio…”. Rosario ha apprezzato anche la loro grande praticità e manualità: “mi sono sentito preparato nel riconoscere le specie marine ma non nel maneggiarle. Ho molto ammirato la capacità che i pescatori avevano di prenderle e osservarle. Ad esempio maneggiavano con dimestichezza gli scorfani, pesci con squame taglienti che possono essere pericolose”. Capire come si gestisce una giornata in barca, come ci si divide i compiti, in che modo vanno utilizzati gli strumenti, perfino in che modo vanno toccate le specie pescate, tutto questo è stato possibile ai due giovani laureandi. Scoperta, conoscenza. E l’avventura? Di quella, almeno nel senso classico del termine, non si è vista l’ombra. Per fortuna, aggiungiamo. Condizioni meteorologiche perfette, mare calmissimo, sole splendente. L’intera operazione si è svolta in assoluta sicurezza. Niente avventura, dunque. Semmai, un pizzico di romanticismo. Ricorda il prof. Ciarcia, anche lui molto soddisfatto di com’è andata: “ci siamo spinti fino a Ventotene e a Santo Stefano accompagnati dai gabbiani, che sempre amano seguire questi pescherecci…”.
Sara Pepe
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