Un’ADE teorico-pratica per gli aspiranti chirurghi: training di sala operatoria

Quando si parla di chirurgia il confine tra insidia e fascino è molto sottile. Da un lato c’è una professione che “espone a denunce, ovunque” e che permette “di guadagnare tardi, verso i cinquant’anni”. Dall’altro lato, però, c’è un tavolo operatorio che assurge a simbolo di una sospirata traduzione in pratica dei tanti anni di teoria. Da che parte stare? Una domanda difficile, quasi ai livelli di ‘essere o non essere?’ o di ‘vuoi più bene a mamma o a papà?’. Eppure, in un momento storico dove alla voce specializzazione i neolaureati sembrano preferire percorsi diversi dalla Chirurgia, proprio quest’ultima, tra gli aspiranti medici, raccoglie proseliti quando arriva il momento di scegliere la tesi. Basti pensare che fino a qualche anno fa il prof. Luigi Bucci, docente di Chirurgia generale, seguiva due tesisti l’anno. Oggi, quel numero è triplicato: “un dato che dimostra che si tratta di una branca entusiasmante e che fa sentire i ragazzi realizzati perché hanno la percezione di saper fare qualcosa”. La tesi sperimentale è un passe-partout verso la sala operatoria, visto che garantisce la frequenza a tutte le attività del reparto, ma non è l’unica strada. L’altra via è l’Attività Didattica Elettiva “Training di sala operatoria”, rivolta agli studenti del quinto e sesto anno, che unisce osservazione e lavoro in prima persona: “si assiste a più di un intervento e alla fine si partecipa in prima persona imparando a eseguire suture”. Circa quaranta gli studenti che hanno inviato la mail di adesione per il prossimo appuntamento fissato il 7 dicembre, alle ore 12, nell’auletta dell’Edificio 6. In quell’occasione tutti gli iscritti verranno addestrati sul corretto comportamento da tenere in sala operatoria: “il desiderio di molti studenti è capire che cos’è la chirurgia e perché scegliere quella branca. Lo scopo della mia ADE è proprio fornire queste informazioni”. A gruppi di due, poi, in successivi appuntamenti, entreranno in sala operatoria per assistere agli interventi: “ognuno partecipa a due sedute di sala operatoria per partecipare alla piccola e alla grande chirurgia, sia laparoscopica sia laparotomica, e venire a conoscenza di tutte le possibilità chirurgiche”. Precauzione per i suscettibili di svenimento: “quello che fa svenire, di solito, è il ‘puzzo’ di carne bruciata dal bisturi elettrico. Gli studenti all’inizio si mettono fuori dalla sala operatoria, entrano successivamente”. Un’esperienza che può essere utile per decidere come indirizzare il proprio futuro: “spesso i ragazzi hanno tante nozioni teoriche, ma non sanno all’atto pratico in che cosa si concretizza il proprio lavoro. Appena imparano come si mettono i punti o vedono i più giovani al tavolo operatorio, sono presi da uno spirito di emulazione che li spinge a voler fare quello. Quest’ADE consente loro di decidere se fare chirurgia o meno, anche se io di solito li scoraggio. La chirurgia non è una branca molto richiesta ultimamente”. Soprattutto per chi intende restare vicino casa: “i laureati più validi che partecipano al concorso nazionale tendono a non scegliere la sede di Napoli perché preferiscono, pur da napoletani, trasferirsi all’estero o al Nord Italia dove trovano più possibilità di impiego successivo alla specializzazione. Se non gli diamo prospettive lavorative, perché dovrebbero restare qui?”.
- Advertisement -




Articoli Correlati