Una laurea sicuramente particolare quella di Francesca Lavezza, 24enne studentessa napoletana. ‘Formalmente’ licenziatasi dalla facoltà di Giurisprudenza con una tesi in Diritto Civile, la giovane neolaureata si è trovata a compiere, però, un lavoro non solo di più ampio respiro ma anche di estrema attualità. “Il danno da inquinamento elettromagnetico”, questo il titolo dell’opera che rappresenterà un punto di riferimento per tutti quegli studenti che vorranno in futuro affrontare una tesi a metà tra la materia giurisprudenziale e quella più strettamente scientifica. Francesca ci spiega come le è nata l’idea. “Ho chiesto al professor Donisi di poter svolgere un lavoro su una materia attuale – esordisce – e lui mi ha proposto di concentrare l’attenzione sui danni che le persone possono subire a causa dell’elettrosmog. Così ho dovuto compiere una lunga ma gratificante ricerca che mi permettesse di affrontare il tema dal punto di vista tecnico, oltre che giuridico”.
Va segnalato che nella commissione di Laurea che ha giudicato il lavoro della Lavezza (premiato alla fine con 110 e lode) era presente anche un esperto, il professor Guglielmo D’Ambrosio, ordinario di Microonde alla facoltà di Ingegneria. Tuttavia, come chiarisce ancora la studentessa, questo non è stato certo l’unico ‘contatto interdisciplinare’ che ha avuto in questi mesi di preparazione della tesi.
“Il professor D’Ambrosio – continua – mi ha aiutato a reperire il materiale utile a dare una cornice scientifica al mio lavoro. Inoltre sono stata anche più volte al secondo Policlinico (sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia ndr) per studiare a fondo gli aspetti medici dell’influenza dei campi elettromagnetici sulla materia viva. Posso dire che, paradossalmente, solo in ultimo ho fatto una ricerca giurisprudenziale accurata di commenti e sentenze in materia. Scoprendo, tra l’altro, che non esiste ancora una dottrina di riferimento. In seguito ho dovuto soltanto tirare delle conclusioni e scrivere le mie considerazioni del caso”.
Francesca, dunque si è fatta in pochi mesi una solida cultura multidisciplinare su un problema che ancora oggi è insoluto, se è vero che si sta cercando di capire proprio in questi giorni se parlare al telefonino fa male…
“Ho pensato di affrontare il problema del danno da smog elettromagnetico – spiega ancora -, dal punto di vista giuridico, puntando soprattutto sulla prevenzione e sulla tutela dei terzi. In particolare sulla tutela del generale diritto alla salute. Questo, logicamente, anche se non si è certi che il fenomeno possa portare all’induzione di neoplasie. Nel dubbio ho proposto delle misure cautelari che mi sembravano coerenti con le informazioni che avevo raccolto”.
Viene da domandarsi se, dopo aver svolto un lavoro così, questa ragazza intenda o meno proseguire su questa strada ora che le porte del mondo del lavoro le si sono spalancate davanti.
“Il mio sogno, in verità, è fare il concorso notarile – ci risponde -, ma credo di poter sondare anche altri terreni. Se il mio elaborato può servire ad altri spunti lavorativi o di discussione ben venga, ne sarei felicissima. Io, in ogni caso, anche dopo la laurea continuo a studiare nei dipartimenti dell’Università il problema dell’elettrosmog, chissà che non possa continuare ad occuparmi anche in futuro di questo campo di ricerca”.
E chissà, aggiungiamo noi, che in futuro non sia proprio una napoletana l’autorità in materia di risvolti legali dell’inquinamento da campi elettromagnetici….
Marco Merola
Va segnalato che nella commissione di Laurea che ha giudicato il lavoro della Lavezza (premiato alla fine con 110 e lode) era presente anche un esperto, il professor Guglielmo D’Ambrosio, ordinario di Microonde alla facoltà di Ingegneria. Tuttavia, come chiarisce ancora la studentessa, questo non è stato certo l’unico ‘contatto interdisciplinare’ che ha avuto in questi mesi di preparazione della tesi.
“Il professor D’Ambrosio – continua – mi ha aiutato a reperire il materiale utile a dare una cornice scientifica al mio lavoro. Inoltre sono stata anche più volte al secondo Policlinico (sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia ndr) per studiare a fondo gli aspetti medici dell’influenza dei campi elettromagnetici sulla materia viva. Posso dire che, paradossalmente, solo in ultimo ho fatto una ricerca giurisprudenziale accurata di commenti e sentenze in materia. Scoprendo, tra l’altro, che non esiste ancora una dottrina di riferimento. In seguito ho dovuto soltanto tirare delle conclusioni e scrivere le mie considerazioni del caso”.
Francesca, dunque si è fatta in pochi mesi una solida cultura multidisciplinare su un problema che ancora oggi è insoluto, se è vero che si sta cercando di capire proprio in questi giorni se parlare al telefonino fa male…
“Ho pensato di affrontare il problema del danno da smog elettromagnetico – spiega ancora -, dal punto di vista giuridico, puntando soprattutto sulla prevenzione e sulla tutela dei terzi. In particolare sulla tutela del generale diritto alla salute. Questo, logicamente, anche se non si è certi che il fenomeno possa portare all’induzione di neoplasie. Nel dubbio ho proposto delle misure cautelari che mi sembravano coerenti con le informazioni che avevo raccolto”.
Viene da domandarsi se, dopo aver svolto un lavoro così, questa ragazza intenda o meno proseguire su questa strada ora che le porte del mondo del lavoro le si sono spalancate davanti.
“Il mio sogno, in verità, è fare il concorso notarile – ci risponde -, ma credo di poter sondare anche altri terreni. Se il mio elaborato può servire ad altri spunti lavorativi o di discussione ben venga, ne sarei felicissima. Io, in ogni caso, anche dopo la laurea continuo a studiare nei dipartimenti dell’Università il problema dell’elettrosmog, chissà che non possa continuare ad occuparmi anche in futuro di questo campo di ricerca”.
E chissà, aggiungiamo noi, che in futuro non sia proprio una napoletana l’autorità in materia di risvolti legali dell’inquinamento da campi elettromagnetici….
Marco Merola