Visita guidata alle stazioni dell’arte della Metropolitana

Una lezione fuori dalle mura universitarie per una ventina di studenti del secondo anno di Lingue e Letterature straniere che hanno visitato le stazioni dell’arte della Metropolitana di Napoli. Promotrice dell’iniziativa, che si è svolta il 4 giugno, la prof.ssa Maria De Vivo, docente di Storia dell’arte contemporanea, che già il mese scorso aveva condotto i suoi corsisti al Madre, il Museo d’arte contemporanea di via Settembrini. “Quando la città lo consente – commenta la prof.ssa De Vivo – porto sempre i miei studenti fuori dall’aula. È un modo per approfondire gli spunti teorici affrontati durante le lezioni, oltre che un’occasione per riflettere sul ruolo dell’artista che non è esclusivamente decorativo e del suo rapporto con la città nella risistemazione urbanistica della stessa”. 
Le stazioni sono “un museo obbligatorio”, spiega la docente, parafrasando le parole del critico d’arte Achille Bonito Oliva. “Sono un complesso artistico funzionale, pensato per rendere gli ambienti belli, confortevoli ed efficienti. La finalità principale è quella di combinare la fruizione del trasporto pubblico con l’esposizione agli utenti dell’arte contemporanea; a ciò si aggiunge l’obiettivo di riscrivere la città attraverso interventi di riqualificazione di vaste aree del tessuto urbano. Un’operazione culturale, sociale, politica, attraverso cui ricostruire l’immagine del capoluogo partenopeo”.
Cinque le tappe della visita: Università, Toledo, Dante, Salvator Rosa e Materdei. Leitmotiv delle opere metropolitane: il concetto di passaggio.
La stazione Università, progettata dall’architetto e designer Karim Rachid, “è caratterizzata da suggestioni dell’era digitale, luci e colori come quelli del fucsia e verde fluo che intendono blandire il suo pubblico. Collocata nel cuore della città, riproduce in pieno l’immagine di una vetrina di arte contemporanea. Tuttavia – commenta la docente – è stata definita una stazione monca, in quanto è più visitata che usufruita”. La tappa successiva, Toledo, progettata dall’architetto catalano Oscar Tusquets, è stata definita dalla critica “come una delle stazioni metropolitane più impressionanti d’Europa”. Le tonalità cromatiche dominanti: il blu marino e l’ocra. All’uscita della stazione si erge “la statua equestre, opera dell’artista William Kentridge. Il cavaliere di Toledo, così come è intitolata la scultura, ha contribuito alla riqualificazione della strada dopo l’apertura della stazione”. Terza tappa, Dante, “progettata dall’architetto Gae Aulenti, recentemente scomparsa”. Penultima tappa, la stazione di Salvator Rosa “realizzata dall’architetto e designer Alessandro Mendini”. Una lunga scala mobile esterna conduce al piazzale dei giochi realizzato da Salvatore Paladino e Mimmo Paladino. “Una ludoteca a cielo aperto – come afferma la docente – Sul pavimento, a intarsi su pietra lavica, sono stati riprodotti tre giochi praticabili: la campana, il tris e il labirinto”. Ultima fermata, la stazione di Materdei anche questa dell’Atelier Mendini. “Con la sua apertura, nel 2003, ha donato prestigio, vitalità alla piazza di Scipione Ammirato, trasformata in un’isola pedonale. Tutto ciò ha contribuito ad innalzare il mercato immobiliare della zona Rione Sanità”. All’uscita della stazione, l’immagine della scultura di Lucio Del Pezzo, deturpata da atti vandalici, offre ai presenti uno spunto alla riflessione sullo storie, ahimè, di ordinaria inciviltà di cui sono spesso protagonisti i soliti ignoti. Unica nota dolente, in una giornata che, per la ricchezza dei temi trattati dalla docente, ha dilettato i presenti in una vera e propria lezione di formazione fuori dalle aule universitarie. “Una novità per Napoli, quella delle stazioni metropolitane dell’arte. Un richiamo a quanto già accade in altre metropoli europee, come Parigi, che per antonomasia è il prototipo della metropolitana che si fa arte. Tra le varie stazioni che abbiamo visitato, a mio parere non c’è n’è una che prevalga sulle altre: penso che ogni opera sia perfettamente collocata nel contesto che l’accoglie. Apprezzo con grande entusiasmo l’iniziativa della docente, poiché per una disciplina come l’arte è indispensabile avere una visone diretta del prodotto di cui si parla”, commenta Sara D’Ambrosio, studentessa del secondo anno a Lingue e Letterature straniere. A ribadire la necessità di investigare in prima persona parte del patrimonio artistico studiato, è la collega Maria Teresa che afferma: “questa visita mi ha aiutato a prendere piena coscienza di quello che mi sta intorno quotidianamente, nonché un contatto ravvicinato con l’arte, che altrimenti rischia di essere solo un castello immaginario”. “È la prima volta che viaggiamo su questa linea”, commentano Karol, originaria di Sorrento, e Alessandra, studentessa di Casoria. Entrambe le colleghe concordano sull’importanza di queste visite guidate. “Spesso – aggiungono le studentesse – gli utenti, presi dalla frenesia degli spostamenti, e talvolta dei disservizi, non prestano molta attenzione a queste meravigliose stazioni in vetrina, lasciando quindi che il mezzo di trasporto prenda il sopravvento sull’arte”.
L’insegnamento che la docente intende indirizzare ai suoi studenti: “offrire loro degli stimoli che vadano esplorati e approfonditi anche alla fine del corso”.
Rosaria Illiano
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