Wendy Froechlich, ventiquattrenne “napoletana figlia di napoletani”, nonostante il cognome tedesco, ha Napoli nella storia familiare e nel destino. Un destino che ha costruito informandosi in maniera approfondita. Tutto è iniziato due anni fa, quando si è laureata alla Seconda Università in Biotecnologie per la salute con 104: “sono di
Caserta, quindi ho scelto un’Università vicina”, la motivazione. La geografia, però, non poteva più bastare. Quindi è arrivata a Napoli, destinazione via De Amicis. A portarla lì, una ricerca: “ho consultato l’elenco dei professori e i rispettivi progetti di laboratorio. A quel punto, prima ancora di iscrivermi alla Magistrale, sono stata a colloquio con il prof. Zambrano – docente di Biologia Molecolare – per parlare del tirocinio. Era favorevole a partire subito, quindi sono entrata in laboratorio dal primo momento”. Media del 28 ed esami in regola, da quasi due anni in laboratorio, Wendy si occupa di “produzione di virus oncolitici con riferimento agli anticorpi monoclonali”, alternando teoria e pratica in giornate molto lunghe: “dovendo viaggiare, esco di casa alle 6 del mattino e rientro alle 20. Il laboratorio mi impegna tanto. Se non seguo, sto al Ceinge dalle 8. Altrimenti ci vado subito dopo la lezione”. Lezione rigorosamente vissuta tra anglofoni, visto che lei è una delle “cavie del canale in inglese”. Un esperimento del
Corso di Laurea che a suo avviso funziona: “il primo mese mi sentivo spaesata, poi mi sono ambientata. Adesso leggo con serenità, non ho bisogno di tradurre nulla. I professori ci lasciano molto spazio e ci consentono di parlare”. Ha acquisito autonomia anche in laboratorio: “il prof. Zambrano mi ha dato tanti consigli ma allo stesso tempo la libertà di provare ciò che volevo. Mi ha responsabilizzato molto”. Nel corso di un’esperienza che va
avanti da mesi: “sono cresciuta tantissimo. Dopo un anno ho un mio progetto e miei esperimenti. Ciò che mi rende felice è che molti miei colleghi hanno iniziato il tirocinio al secondo anno. È come se mi trovassi avvantaggiata di un anno”. Ambisce a raggiungere la corona d’alloro entro settembre “perché il bando per i concorsi di dottorato è
previsto per ottobre e vorrei proseguire lungo questa strada”. Si apre a molteplici prospettive, invece, Nunzia Andreozzi, classe ‘92, laureanda in Biotecnologie del Farmaco, “interessata alla ricerca, ma non mi dispiacerebbe nemmeno lavorare in un’azienda farmaceutica”. A via De Amicis ha raggiunto la Laurea Triennale in Biotecnologie per la Salute con la votazione di 88. Adesso è a due esami dal titolo Magistrale e vanta una media superiore al 28. Una crescita personale che ha delle motivazioni: “alla Triennale ho preferito dare maggiore importanza alla rapidità. Ho sostenuto anche più esami in un mese, accettando qualsiasi voto. Alla Magistrale, invece, ho sempre tenuto sotto controllo la media”. A Biotecnologie del Farmaco – Corso scelto perché “dà una visione a 360 gradi della produzione dei medicinali tradizionali e di quelli di nuova generazione” – ha trovato “un ambiente molto stimolante. Ho iniziato il percorso in aula con venti persone. Il secondo anno i numeri sono aumentati, ma è rimasto con i professori un rapporto simile a quello liceale”. Una realtà diversa rispetto alla Triennale. Così come diverso è stato l’approccio alle attività pratiche. Da quasi un anno Nunzia sta sviluppando una tesi in Epigenetica con il professore di Patologia generale Lorenzo Chiariotti: “utilizziamo un macchinario Illumina Miseq. È un sequenziatore di nuova generazione con il quale lavoriamo alle cellule staminali”. Fino al prossimo febbraio frequenterà l’Istituto per l’endocrinologia e l’oncologia sperimentale, “un Istituto che fa parte del CNR e che mette
a disposizione laboratori molto efficienti”. Tutta un’altra storia rispetto alla Triennale: “ero impacciata. Adesso mi sento inclusa nei meccanismi di ricerca. Ho compreso come organizzare il lavoro e come ragio
Caserta, quindi ho scelto un’Università vicina”, la motivazione. La geografia, però, non poteva più bastare. Quindi è arrivata a Napoli, destinazione via De Amicis. A portarla lì, una ricerca: “ho consultato l’elenco dei professori e i rispettivi progetti di laboratorio. A quel punto, prima ancora di iscrivermi alla Magistrale, sono stata a colloquio con il prof. Zambrano – docente di Biologia Molecolare – per parlare del tirocinio. Era favorevole a partire subito, quindi sono entrata in laboratorio dal primo momento”. Media del 28 ed esami in regola, da quasi due anni in laboratorio, Wendy si occupa di “produzione di virus oncolitici con riferimento agli anticorpi monoclonali”, alternando teoria e pratica in giornate molto lunghe: “dovendo viaggiare, esco di casa alle 6 del mattino e rientro alle 20. Il laboratorio mi impegna tanto. Se non seguo, sto al Ceinge dalle 8. Altrimenti ci vado subito dopo la lezione”. Lezione rigorosamente vissuta tra anglofoni, visto che lei è una delle “cavie del canale in inglese”. Un esperimento del
Corso di Laurea che a suo avviso funziona: “il primo mese mi sentivo spaesata, poi mi sono ambientata. Adesso leggo con serenità, non ho bisogno di tradurre nulla. I professori ci lasciano molto spazio e ci consentono di parlare”. Ha acquisito autonomia anche in laboratorio: “il prof. Zambrano mi ha dato tanti consigli ma allo stesso tempo la libertà di provare ciò che volevo. Mi ha responsabilizzato molto”. Nel corso di un’esperienza che va
avanti da mesi: “sono cresciuta tantissimo. Dopo un anno ho un mio progetto e miei esperimenti. Ciò che mi rende felice è che molti miei colleghi hanno iniziato il tirocinio al secondo anno. È come se mi trovassi avvantaggiata di un anno”. Ambisce a raggiungere la corona d’alloro entro settembre “perché il bando per i concorsi di dottorato è
previsto per ottobre e vorrei proseguire lungo questa strada”. Si apre a molteplici prospettive, invece, Nunzia Andreozzi, classe ‘92, laureanda in Biotecnologie del Farmaco, “interessata alla ricerca, ma non mi dispiacerebbe nemmeno lavorare in un’azienda farmaceutica”. A via De Amicis ha raggiunto la Laurea Triennale in Biotecnologie per la Salute con la votazione di 88. Adesso è a due esami dal titolo Magistrale e vanta una media superiore al 28. Una crescita personale che ha delle motivazioni: “alla Triennale ho preferito dare maggiore importanza alla rapidità. Ho sostenuto anche più esami in un mese, accettando qualsiasi voto. Alla Magistrale, invece, ho sempre tenuto sotto controllo la media”. A Biotecnologie del Farmaco – Corso scelto perché “dà una visione a 360 gradi della produzione dei medicinali tradizionali e di quelli di nuova generazione” – ha trovato “un ambiente molto stimolante. Ho iniziato il percorso in aula con venti persone. Il secondo anno i numeri sono aumentati, ma è rimasto con i professori un rapporto simile a quello liceale”. Una realtà diversa rispetto alla Triennale. Così come diverso è stato l’approccio alle attività pratiche. Da quasi un anno Nunzia sta sviluppando una tesi in Epigenetica con il professore di Patologia generale Lorenzo Chiariotti: “utilizziamo un macchinario Illumina Miseq. È un sequenziatore di nuova generazione con il quale lavoriamo alle cellule staminali”. Fino al prossimo febbraio frequenterà l’Istituto per l’endocrinologia e l’oncologia sperimentale, “un Istituto che fa parte del CNR e che mette
a disposizione laboratori molto efficienti”. Tutta un’altra storia rispetto alla Triennale: “ero impacciata. Adesso mi sento inclusa nei meccanismi di ricerca. Ho compreso come organizzare il lavoro e come ragio