William, studente vincitore di una borsa di studio presso l’Università di Kobe in Giappone

Uno degli accordi più rinomati che L’Orientale possa vantare negli ultimi anni sul piano delle convenzioni internazionali è il programma di scambio con l’Università di Kobe, che consente agli studenti del Corso in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa di conseguire il cosiddetto ‘doppio titolo’ ottenendo insieme alla Laurea Magistrale presso l’Ateneo napoletano un equipollente Master of Arts riconosciuto dall’istituzione giapponese. Ogni anno per partecipare al bando, uscito nell’agosto scorso e che ha visto partecipi in fase di valutazione sei candidati, occorre presentare un progetto di ricerca e dimostrare di aver sostenuto tre annualità di lingua giapponese: requisiti necessari per ottenere la borsa di studio prevista per la durata di un anno, dall’aprile 2021 fino a marzo 2022. Ciò che tiene per il momento in sospeso, però, l’inizio di tutte le procedure è il persistere dell’emergenza sanitaria. A parlarne è uno dei due vincitori, lo studente William Cavallo, lucano, laureatosi lo scorso aprile in Lingue e Civiltà Orientali e Africane con una tesi in Religioni e Filosofie dell’Asia Orientale, seguita dalla prof.ssa Chiara Ghidini, e adesso iscritto al Corso di Relazioni presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali. “Quando ho scelto di partecipare al bando qualche mese fa ci trovavamo tutti immersi in uno scenario completamente diverso, dove qualcuno infatti immaginava che la situazione sarebbe stata da luglio in avanti sotto controllo. In Giappone, da quello che abbiamo modo di leggere attraverso la stampa estera, la predisposizione al contagio è contenuta. Il problema, quindi, non è tanto se il Giappone apre le frontiere bensì se l’Italia le chiude non permettendo poi a chi è partito di rientrare nel proprio Paese”. Non si avranno notizie sulle partenze prima dell’anno prossimo. Una possibilità è che “L’Orientale possa decidere di farci seguire a distanza un semestre a Kobe e poi spostare in presenza la seconda parte della mobilità, anche se così facendo l’esperienza di un anno fuori perderebbe un po’ di senso”. Ma cosa significa oggi per uno studente proseguire lo studio di una lingua orientale a distanza viste le circostanze pandemiche? “Ho scelto di studiare alla Triennale Giapponese e Cinese. All’inizio avevo accoppiato al giapponese il francese, dopodiché, seguendo il corso di Storia e Civiltà dell’Estremo Oriente con la prof.ssa Patrizia Carioti, ho iniziato a capire l’importanza di studiare le relazioni tra questi due Paesi per mettere a fuoco una più ampia prospettiva culturale, ma anche storica e politica, sull’Asia orientale”. Studiare insieme queste due lingue “comporta inevitabilmente alcune difficoltà. In apparenza sembrano culture simili, ma solo andando a fondo nello studio ci si rende conto che sono in realtà due mondi a parte ed è da questo momento in poi che se ne apprezza a pieno la bellezza intrinseca ma anche le profonde differenze”. I consigli che uno studente già avviato nell’approccio alle lingue orientali da a chi ora sta approcciando questa scelta nelle modalità della didattica a distanza: “in queste prime settimane sto seguendo le lezioni di giapponese della prof.ssa Silvana De Maio, devo dire che è andata meglio del previsto”. Tra i punti a favore della dad: “è molto comodo, ad esempio, avere già i materiali proiettati sullo schermo”. Importante sin dal primo momento “alimentare la passione e la curiosità verso la conoscenza dell’altra cultura, esercitandosi per diverse ore al giorno”. Più che vere difficoltà, ogni lingua che si impari da zero, sostiene William, richiede al discente “precise skill da sviluppare, nella fonetica, nel vocabolario e nella lettura. Nel caso del giapponese, può capitare che uno studente sappia riconoscere il kanji ma non scriverlo. Al contrario, per parlare e per leggere in cinese è necessario conoscere l’immagine dell’ideogramma”. Quando si studia una lingua, è indubbio, il contatto resta l’elemento fondamentale. Con la didattica a distanza, in alcuni casi, “si perde il check qualitativo, ad esempio il docente che può farti delle correzioni sulla scrittura dei caratteri”. Tuttavia, ci sono dei lati positivi da cogliere di questa esperienza: “Impareremo, spero, a utilizzare gli strumenti informatici per semplificare l’organizzazione didattica e rendere più accessibili alcune procedure”. Provenendo dal Corso di Lingue e Culture Africane, nel mese di settembre William ha seguito online per tre settimane, prima dell’inizio ufficiale delle lezioni, i corsi intensivi di economia e diritto, “organizzati davvero bene” per accedere a Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa e sostenere i rispettivi esami integrativi. “Va riconosciuto il merito de L’Orientale di offrire questa possibilità a chi, venendo come me dall’orientalistica, non si è mai confrontato prima d’ora con un manuale di macroeconomia. È il bello di quest’Università: poter accedere alle discipline più disparate per consolidare e arricchire la propria formazione su determinate aree geopolitiche dell’Asia e dell’Africa”. Il suo progetto di ricerca per Kobe riguarda il settore dei Gender Studies di cui William si è già occupato durante la tesi triennale, che aveva per oggetto l’industria dell’arte divinatoria in Giappone con un focus sulla cultura femminile e le correlate teorie antropologiche. Per il soggiorno a Kobe, che resta per il momento incerto, “ho proposto invece uno studio sulla percezione della queer culture nell’ambito dell’opinione pubblica, prendendo in analisi riviste che tacciavano la categoria LGBT di una forma di perversione sino all’affermazione di questo fenomeno con la rivendicazione dell’omosessualità sul piano delle identità collettive”. William è già stato, tra l’altro, in Giappone a Kyoto, “città d’arte e cultura nota per i suoi templi”, usufruendo di una borsa di studio de L’Orientale nell’anno accademico 2018-2019. “Lì ho seguito un corso di lingua che mi ha aiutato tantissimo per migliorare il mio livello di giapponese. Tra le cose che non potrei mai dimenticare la cordialità e l’affetto dei giapponesi”. Tra le sue aspirazioni, non manca però l’idea di continuare anche lo studio del cinese, “attraverso le lezioni dell’Istituto Confucio a L’Orientale, per esempio”. Per il futuro, invece, “certamente quella di Kobe sarebbe una bella opportunità per iniziare a capire in cosa consiste fattualmente il lavoro di ricerca. Non so ancora bene in quale settore lavorativo vorrei collocarmi per il momento, mi auguro soltanto che abbia a che fare con il giapponese, lingua in cui sto investendo tutte le mie risorse attuali”.
Sabrina Sabatino
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