Alessandra Esposito: la chimica e una sfida vinta in scioltezza

Alessandra Esposito: la chimica e una sfida vinta in scioltezza

26 anni, oggi dottoranda, si è aggiudicata un premio dall’Ordine Regionale dei Chimici e dei Fisici per il suo lavoro di tesi Magistrale. Eppure a scuola l’avevano dissuasa ad intraprendere il percorso universitario che poi ha seguito

Alessandra Esposito, ventisei anni, ha vinto il premio Ornella Vittorioso con la tesi di laurea Magistrale “Eme-perossidasi artificiali immobilizzate su materiali nanostrutturati”. Il riconoscimento è assegnato dall’Ordine Regionale dei Chimici e dei Fisici della Campania per favorire il diritto allo studio e la parità di genere nel settore scientifico-tecnologico. È riservato alle laureate della Campania ed è intitolato alla memoria di una ricercatrice scomparsa prematuramente alcuni anni fa. Diciotto le candidature che sono pervenute per questa edizione.

Esposito è stata premiata il 28 aprile nella sala conferenze del Dipartimento di Scienze Chimiche, a Monte Sant’Angelo. “Ho conseguito la Laurea Triennale in Chimica nel 2018 e quella Magistrale nel 2021. Entrambe alla Federico II. Nel 2022 ho iniziato un dottorato di ricerca che mi sta dando l’opportunità di proseguire nello stesso ambito della tesi di laurea. Quello della chimica bioinorganica. Una terra di mezzo tra chimica organica e biochimica”, racconta. Lo stimolo a partecipare al bando di concorso “è venuto dalla voglia di far conoscere la mia tesi di laurea e di ottenere una gratificazione per quello che ho cercato di realizzare finora. Credo sia una ambizione che mi accomuna a tutti i ragazzi che si impegnano negli studi universitari”.

La circostanza che il premio sia intitolato ad Ornella Vittorioso, prosegue Esposito, ha rappresentato uno stimolo ulteriore: “Era una giovane che oggi avrebbe avuto circa quarant’anni e che amava profondamente, secondo ciò che mi hanno detto di lei, i suoi studi e le ricerche che portava avanti. Era molto impegnata nell’ambito dell’Ordine dei chimici e si batteva per i diritti delle donne. Un esempio”. Di sé stessa, dice: “Non ho mai lavorato un giorno in vita mia”. Poi chiarisce: “Amo quello che faccio e questo trasforma il lavoro e lo studio – certamente impegnativi e pesanti – in un piacere”. La giornata di una giovane ricercatrice, va avanti Esposito, “può essere lunga. Arrivo in Dipartimento e comincio la preparazione di un esperimento alla quale segue l’esecuzione. Naturalmente si continua a studiare molto, a consultare la letteratura pregressa per trovare spunti di ricerca. Può accadere e succede che alcuni esperimenti non riescano, che la strada intrapresa non sia quella giusta, ma non è mai un fallimento. Si procede per errori ed è fondamentale l’impegno che si mette in quello che si fa”.

“Ho rinunciato alla pratica della scherma a livello agonistico”

Un salto all’indietro. “Io ho frequentato il liceo scientifico, ma a scuola ho studiato poco chimica. Tutto ciò che so l’ho imparato all’Università. Per dire la verità fino in fondo, a scuola un professore mi aveva pure dissuaso dall’intraprendere lo studio della chimica all’università. Disse di me: non dobbiamo certo farne un chimico. Ci rimasi male, ma interpretai quelle parole come una sfida. Mi iscrissi alla Triennale in Chimica e mi diedi un tempo. Vediamo tra un anno, mi ripromisi, se ti sarà piaciuto e se avrai superato un buon numero di esami”. Sfida vinta in scioltezza, nonostante l’avvio, come spesso accade agli immatricolati e non solo a Chimica, sia stato piuttosto macchinoso. “Le difficoltà”, ricorda Esposito, “non sono mancate. Per fortuna ho incontrato docenti bravissimi, veri maestri capaci di guidarmi e di aiutarmi ad acquisire una mentalità che non è solo un modo di eseguire un esercizio e di risolvere un problema. Da parte mia ho messo tanto tanto impegno. Studiavo molto, pur non rinunciando ad avere una vita extrauniversitaria. Certo, alcuni sacrifici ho dovuto farli. Per esempio ho rinunciato alla pratica della scherma a livello agonistico. Mi allenavo al Circolo Posillipo, ma pretendevano da me una presenza quotidiana, incompatibile con l’Università. A malincuore, ho dovuto smettere”. Gli esami più difficili del percorso triennale? “Chimica fisica e Chimica analitica”. La laurea è arrivata con 101. Il biennio Magistraleè stato un’altra storia. Meno complicato, per quanto strano possa sembrare. Avevo le basi, i fondamentali, e la testa, come si usa dire. Ho continuato a studiare molto fino alla laurea, che ho conseguito con 110, ma rispetto al triennio mi è parso di andare quasi in discesa”.

Amore, costanza e solide basi

Un aspetto molto importante della formazione degli studenti in Chimica è certamente rappresentato dalla frequentazione dei laboratori: “Si parte sin dal primo anno con i laboratori didattici. Lì si acquisiscono le basi e si impara anche a lavorare in sicurezza, con la guida e con l’assistenza dei tecnici. Noi maneggiamo acidi, solventi e varie sostanze potenzialmente nocive o pericolose. La sicurezza deve sempre essere garantita ed assicurata”. Durante la tesi di laurea, poi, la frequenza dei laboratori è ancora più importante perché nella maggior parte dei casi il lavoro è sperimentale: È una fase nella quale si mettono le mani su strumenti che possono costare anche un milione di euro. Bisogna essere sempre concentrati ed attenti”. Come immagina il suo futuro la dottoranda? “Nella ricerca, ovviamente, e se possibile in ambito accademico. Certamente in un laboratorio. Mi vedo con le mani sugli strumenti e con indosso il mio camice”. Rivolge qualche consiglio alle ragazze ed ai ragazzi i quali hanno intrapreso da poco il percorso degli studi in Chimica o che si apprestano a farlo tra qualche mese: “Quando preparate un esame impegnatevi a fondo non per il voto in sé ma per mettere solide basi. Mi sono portata avanti alcune carenze dal Corso di Laurea Triennale, determinate dalla circostanza che non ho affrontato al meglio tutti gli esami, e posso assicurare che non è facile recuperare in un secondo momento. Aggiungo che per studiare chimica, ma credo che il discorso si possa estendere a tutti gli altri percorsi di laurea, servono amore e costanza. Il primo non fa avvertire, o almeno rende tollerabile, la fatica dello studio”. L’ultima battuta è sul fascino della chimica: “Non sempre a scuola lo si capisce, perché non è facile spiegarlo. Tuttavia si apre un mondo dallo studio degli elementi e di una singola molecola. Ogni pagina del libro della chimica ne apre un’altra con diverse chiavi di lettura”.
Fabrizio Geremicca

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