Calo di iscrizioni al Sud e gender gap

Calo di iscrizioni al Sud e gender gap

Un osservatorio di dati con il proposito di diffondere e incoraggiare una pratica di autoriflessione e autoconoscenza nella comunità accademica italiana. Questa la motivazione che ha ispirato la nascita, nel 2021, di un sito internet ad accesso aperto – UnRest-Net – in grado di raccogliere documenti e risorse interrogabili grazie all’ausilio di tabelle pivot, capaci di incrociare variabili come genere, fascia di docenza, area CUN di afferenza, area geografica, regione dell’ubicazione delle Università e grandezza/tipologia degli Atenei.

Promotrice la prof.ssa Marialuisa Stazio, docente di Sociologia al Dipartimento federiciano di Scienze Politiche che spiega: “L’idea è nata un po’ per caso durante la pandemia nell’ambito di una ricerca che stavo svolgendo con un collega per la quale necessitavamo di dati specifici non facilmente reperibili. Dopo sollecitazioni senza risposta da parte del Ministero, essendo questi dati pubblici, abbiamo dunque deciso di scaricarli grazie all’aiuto dell’ingegnere informatico Marcello Traiola. Una volta scaricati, i dati sono stati elaborati per ottenere tabelle facilmente interrogabili. Da lì, complice molto il lockdown, il progetto ha preso definitivamente forma anche sull’onda dell’entusiasmo e del volontariato”.

Lo scopo: “rendere pubblici questi dati e far sì che chiunque volesse, potesse adoperarli in maniera autoanalitica. Abbiamo attraversato e stiamo attraversando momenti di grande cambiamento nell’Università, dunque ho voluto dare ai colleghi il modo di capire che cosa fosse effettivamente successo dopo una serie di variazioni normative innestate su una situazione preesistente dal punto di vista dell’Istituzione universitaria ma anche dal punto di vista del nostro Paese. Crediamo nell’utilità di questo progetto affinché, a partire dalla conoscenza della situazione in cui ci troviamo, si possa cominciare ad intuire che, probabilmente, qualche cambiamento radicale di prospettiva debba essere fatto”.

Il quadro emerso illumina infatti su una realtà in trasformazione su vari aspetti. “Preoccupante, ad esempio, è la constatazione della maggioranza sempre più preponderante delle università telematiche e private rispetto a quelle pubbliche”, informa la docente. Non solo. Per quanto riguarda i numeri di docenti, ricercatori e, soprattutto, di iscritti: “le Università del Sud dimostrano un drastico calo rispetto a quelle del Nord. Probabilmente questo fenomeno può essere visto positivamente da qualcuno. Io credo che concentrare solo in determinati territori le eccellenze amplifichi un fenomeno deleterio di spostamento degli studenti”.

I divari che emergono non solo territoriali ma anche di genere. Si registra una inversione di tendenza nella popolazione studentesca: se le donne sono sempre in maggioranza, si nota un mutamento “con la crescita in proporzione della componente maschile e la decrescita di quella femminile”.
I dottorandi: “sono in maggioranza rispetto alle dottorande, in particolar modo nelle Università del Nord”.

Il gap si acuisce anche per i primi gradi della carriera accademica: “Il filtro del genere comincia dunque ora molto più precocemente rispetto al passato, in cui ciò era visibile solo nei gradi più elevati”. Indicazioni importanti in merito a divergenze regionali e gender gap arrivano inoltre, rispetto alla meritocrazia, anche dalle abilitazioni: “Le abilitazioni sono abbastanza ben diffuse, a volte sono più donne che si abilitano rispetto agli uomini, persino più al Sud rispetto al Nord ma il problema è la successiva assunzione del ruolo per il quale ci si abilita. È qui che cominciano le differenze: le prese di servizio al Sud sono inferiori rispetto al Nord e, ovviamente, fra uomini e donne c’è una sostanziale differenza. Tutti abilitati allo stesso modo, tutti con il superamento di un’eguale procedura ma con situazioni differenti, gli svantaggi infatti sono evidenti per il genere femminile. Dal 2020 alcune cose si sono mitigate ma sono ancora ben visibili”.

È possibile, dunque, dati alla mano, monitorare costantemente un contesto così vasto e, talvolta, mutevole come quello universitario. “Sono abbastanza soddisfatta di questa iniziativa che credo possa apportare benefici a chiunque sia interessato. Mediamente una trentina di persone si collega giornalmente al nostro sito. I collegamenti, inoltre, arrivano non solo dall’Italia ma anche dall’estero. Dall’apertura abbiamo rilevato 22 mila utenti e 47 mila visite”, sottolinea la prof.ssa Stazio. Un altro motivo di compiacimento: “il sito è presente anche nella bibliografia di Almalaurea ed è stato scelto dalla Cattolica per il Gender Plan oltre che dall’Associazione Scientifica per comprendere la situazione dei loro settori scientifici-disciplinari. Spero in futuro di poter reclutare ulteriori risorse così da puntare su una maggiore istituzionalizzazione del sito”.
Giovanna Forino

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