Ezio Tarantelli: convegno a 40 anni dall’assassinio

Un uomo, un sogno: costruire una società più giusta, in cui i lavoratori non fossero mortificati da un’inflazione che si abbatteva su salari troppo bassi per tenere testa all’aumento del costo della vita. Lui era Ezio Tarantelli: economista e docente universitario freddato il 27 marzo del 1985 dalle Brigate Rosse nel cortile de ‘La Sapienza’ di Roma, al termine di una lezione.

A quarant’anni dal suo assassinio, il Dipartimento di Giurisprudenza sceglie, unendo giuristi ed economisti, di ricordarlo (il convegno mentre andiamo in stampa, il 23 maggio, alle ore 10.00, in Aula Guarino) “proprio all’università, che fu il suo luogo di lavoro come docente e come studioso”, dove si è consumato il suo sacrificio per un’ideale di progresso sociale. A spiegarlo è il prof. Rosario Patalano, docente di Storia del pensiero economico e Storia economica delle mafie e membro del comitato scientifico. Un tributo non solo allo studioso, ma anche alla persona, senza perdere la dimensione umana grazie soprattutto alla presenza del figlio, Luca Tarantelli, autore de ‘Il sogno che uccise mio padre. Storia di Ezio Tarantelli che voleva lavoro per tutti’.

Il dibattito, in quegli anni, si concentrava sul salario reale: il potere d’acquisto della classe lavoratrice alla luce dell’aumento dei prezzi di beni e servizi. Il meccanismo della cosiddetta ‘scala mobile’, cioè l’adeguamento automatico dei salari alla variazione dell’inflazione, sembrava non funzionare più e per questo Tarantelli voleva modificarlo: “Secondo i suoi studi, l’aumento automatico e generale dei salari spingeva gli imprenditori ad aumentare ulteriormente i prezzi, per ricostruire i margini di profitto. Così, secondo la sua opinione, il meccanismo di scala mobile, nato per difendere i salari, si trasformava, nella causa dell’inflazione e dell’impoverimento della classe lavoratrice”.

Nel 1984 arriva il cosiddetto ‘Decreto di San Valentino’: una riforma della scala mobile in parte ispirata alle idee di Tarantelli e voluta dall’allora governo Craxi. Grandi campagne politiche antagoniste si sollevano contro questa riforma, ma Tarantelli la difende e, presto, diventa un personaggio particolarmente in vista grazie soprattutto a vari suoi interventi sui più importanti quotidiani nazionali. Ecco che allora, approfittando dello scontro sociale in atto, alle soglie del referendum per l’abrogazione del decreto di San Valentino, le Brigate Rosse provvedono a eliminare Ezio Tarantelli.

“Paradossalmente, le Brigate Rosse, almeno formalmente, seppur con lo strumento sbagliato della violenza, intendevano raggiungere lo stesso obiettivo per via rivoluzionaria. Tarantelli, invece, apparteneva alla tradizione riformista e voleva tutelare i diritti dei lavoratori attraverso il consenso e la via democratica”, suggerisce il prof. Patalano. Del resto, “i terroristi colpivano uomini simbolo che avevano particolare presa sull’opinione pubblica”. Come spesso accade, però, muore il simbolo, ma le idee resistono: “La figura di Tarantelli come intellettuale impegnato fino al sacrificio estremo della propria vita deve essere proposta ai giovani come un esempio di impegno per migliorare la società.

Gli anni Settanta e Ottanta sono anni di violenza politica e di scontro sociale, ma anche anni in cui si tentò di far crescere la democrazia in Italia e di migliorare le condizioni di vita. Furono anni in cui l’impegno sociale era considerato prioritario. Oggi viviamo tempi molto diversi e i giovani sono spesso chiusi nel loro individualismo, paradossalmente favorito dai social. Le nozioni che trasmettiamo, come docenti, finiscono per essere sterili se non sono accompagnate anche da un momento di riflessione su esperienze umane dettate dall’impegno per migliorare la società”, conclude il prof. Patalano.
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Ateneapoli – n. 9 – 2025 – Pagina 21

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