Francesca: “abbiamo avuto la possibilità di sbagliare senza essere giudicati”

“È stata una bella esperienza, mi ha permesso di confrontarmi e di mettermi nei panni del docente. Un primo approccio per capire come può funzionare un ambiente universitario, come relazionarmi e come mantenere l’attenzione di chi mi ascolta. È stata anche una bella occasione per conoscere meglio i compagni di corso”.
Francesca Vinci, napoletana di 19 anni, tredici dei quali vissuti a Roma, è contenta di avere partecipato alla lettura del libro di Adolf Loos e di aver aderito all’invito del prof. Visone. Prosegue: “Abbiamo avuto la possibilità di sbagliare senza essere giudicati. Questo ci ha aiutati a capire il testo e ad affrontare la lettura senza le ansie ed i timori che inevitabilmente accompagnano le prove nelle quali c’è un giudizio finale. Abbiamo letto, insomma, solamente con l’obiettivo di capire”. Il testo che è stato scelto dal docente per la prima giornata del suo progetto didattico, quello di Loos, l’austriaco che visse nella prima età del Novecento e che è considerato uno dei padri dell’architettura moderna, “mi ha interessato moltissimo. Non ne avevo mai sentito parlare. È stata una bella scoperta”.
Per lei, l’inizio del percorso universitario è stato dunque gratificante. “Non solo per questo, ma anche per questo – racconta – Sono soddisfatta. Architettura è bellissima e la sede è situata nel centro storico di Napoli, che è molto ricco di stimoli. I professori, poi, si sono dimostrati finora molto disponibili e mi hanno aiutato a non soffrire il passaggio tra la vita scolastica e quella universitaria”.
Non rimpiange, insomma, la scelta. “Tutt’altro. Mia mamma è architetto e, confesso, mi ha sempre sconsigliato di immatricolarmi ad un Corso di Laurea in Architettura. A Napoli come a Roma o in un’altra città. Mi ha sempre detto che gli sbocchi lavorativi non sono molti e che il dopo laurea può essere faticoso o frustrante. Questo a parole. Fortunatamente non mi ha mai convinto. Con il suo esempio, anzi, è come se mi avesse invece sempre stimolata ad iscrivermi ad Architettura”. Chiarisce: “Sono sempre rimasta affascinata dalla sua cultura e dal fatto che, ovunque andassimo, mamma riuscisse a raccontare una storia tramite edifici ed ambienti. Io non so se alla fine svolgerò proprio il lavoro che desidero, quello di architetto. Me lo auguro, ovviamente, lo spero, e per questo mi impegnerò nei prossimi anni”.
Dei suoi primi due mesi da matricola, Francesca non ricorda nessun momento negativo: “Non me ne vengono sinceramente in mente e non lo dico per timidezza o per timore di dispiacere qualcuno”. Sul test di ingresso: “Diverse domande erano su argomenti che a scuola non avevo affrontato e che certamente studierò qui all’Università. Non era facilissimo, in sostanza, ma il numero dei partecipanti non era di molto superiore ai posti disponibili per le immatricolazioni. Alla fine è entrato anche chi aveva un punteggio basso”.
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Ateneapoli – n.18 – 2024 – Pagina 11

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