Il distretto minerario Iglesiente-Sulcis, in Sardegna, e la zona di Campidano,a mezz’ora di auto da Cagliari, saranno meta a fine giugno di una campagna di rilevamenti di alcuni studenti che frequentano il corso di Giacimenti Minerari. Lo tiene il prof. Nicola Mondillo, trentottenne cilentano che insegna nel Corso di Laurea Magistrale in Geoscienze per l’Ambiente, le Risorse e i Rischi Naturali. “L’insegnamento – dice – mira a fornire conoscenze geologiche e mineralogiche utili a discernere tra diversi tipi di giacimenti di minerali metallici, in relazione ai diversi contesti tettonici esistenti sulla Terra.
Il corso prevede attività di laboratorio finalizzate ad elaborare ed interpretare dati mineralogici e geochimici per la modellizzazione, anche 3D, di corpi mineralizzati, e 5 giorni di attività di campo nel sud ovest della Sardegna. La data non è ancora certa, ma probabilmente staremo lì dal 23 al 27 giugno. La campagna è finalizzata a fornire competenze di base sul rilevamento geologico di aree minerarie in contesti geologici complessi”.
Il distretto Iglesiente-Sulcis, spiega il docente, “è stato attivo per tutto il Novecento. Le ultime miniere hanno chiuso tra il 1996 e il 1997. Si estraevano soprattutto zinco, piombo e ferro. L’ultima miniera del Campidano ha chiuso all’inizio del 2000. Lì si estraeva anche l’oro e c’è una miniera storica di fluorite e piombo che adesso è in fase di riapertura”.
Nella zona della miniera d’oro sono stati avviati nel 2017, 9 anni dopo lo stop definitivo dell’attività mineraria, interventi di bonifica e messa in sicurezza, che si estendono ai 530 ettari di terra di pertinenza della miniera. L’operazione, che alla fine sarà costata almeno 65 milioni di euro, è finalizzata anche alla sistemazione della montagna abbassata dalle lavorazioni a cielo aperto di circa 40 metri. Non è la prima volta che Mondillo conduce i suoi studenti in Sardegna. “Nelle precedenti campagne – ricorda – abbiamo vissuto giornate piuttosto intense e movimentate. Sveglia al mattino presto, si usciva alle 8 e si rientrava tra le 18 e le 19. Cena insieme nella struttura ricettiva che ci ospitava e ci ospiterà anche questa volta con un trattamento di mezza pensione, poi la sera discutevamo quello che avevamo visto e fatto durante la giornata”.
Gli studenti che aderiscono alla campagna – c’è un finanziamento del Dipartimento che va integrato da ogni partecipante – effettuano rilievi, cercano minerali, prendono misure, osservano la distribuzione delle rocce. “La presenza delle miniere – prosegue il docente – aiuta nelle osservazioni e nei rilevamenti. Capita anche di scendere sotto terra con particolari ascensori che si usano in quei contesti, le cosiddette gabbie. È capitato in passato che qualche studente abbia un po’ patito questi momenti, perché certamente non è un’esperienza comune. Tuttavia, in genere apprezzano anche l’opportunità di effettuare osservazioni a diversi metri di profondità”.
Il trasferimento da Napoli a Cagliari, nelle precedenti campagne, è avvenuto in aereo. “Dalla capitale della regione sarda – racconta il prof. Mondillo – abbiamo poi raggiunto la zona della campagna di rilevamento con auto o pulmini presi in affitto. Evidentemente molto dipenderà, quest’anno come in passato, anche dal numero dei partecipanti. Il Corso di Laurea Magistrale non è numerosissimo e di conseguenza anche il mio insegnamento di Giacimenti Minerari non è frequentato da tante persone. Due anni fa proponemmo peraltro la campagna di rilevamento e monitoraggio in Sardegna anche ai dottorandi. Può darsi che accadrà lo stesso anche questa volta. Non è ancora stabilito”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 4 – 2025 – Pagina 13