“I futuri laureati non resteranno disoccupati, purché si formino al meglio e purché abbiano la consapevolezza che il veterinario non è solo il dottore degli animali da compagnia – cani e gatti in particolare – che vivono in numero sempre maggiore nelle nostre case. È un professionista che lavora nel campo degli allevamenti, dell’ispezione degli alimenti di origine animale e in altri ambiti nei quali svolge un ruolo importante anche nella tutela della salute umana, oltre che del benessere e della salute degli animali”.
Il prof. Paolo Ciaramella, Coordinatore del Corso di Laurea in Medicina Veterinaria, invita gli immatricolandi ad abbandonare la concezione “romantica” della professione. “Intendiamoci – precisa – la passione e la motivazione legate all’amore verso gli animali sono fondamentali, senza di esse è difficile che ci sia un buon veterinario. Da sole, però, non bastano a formare un professionista. Servono serietà negli studi, impegno e capacità di interpretare il lavoro sulla base delle necessità della società in costante evoluzione”.
Il Corso di Laurea, di durata quinquennale, è a numero programmato. I posti disponibili sono 76, più una riserva di 5 destinata a candidati che vivono all’estero e che non risiedono nell’Unione Europea. “Il test è organizzato a livello nazionale dal consorzio interuniversitario CISIA. Si svolge in contemporanea in tutte le sedi italiane di Veterinaria e consiste in 60 quesiti a risposta multipla. Quando lo studente si iscrive alla prova deve indicare in ordine di preferenza le sedi che ha scelto. Migliore sarà il risultato, maggiori probabilità avrà di iscriversi proprio al Corso di Laurea che aveva indicato come prima opzione. In genere per Veterinaria della Federico II il numero delle domande è sette od otto volte superiore a quello dei posti disponibili”. Sono previste due date per il test.
La prima prova si è svolta già a maggio, la seconda è in programma il 31 luglio con la possibilità di partecipare ad entrambe.
Le difficoltà del primo anno a Veterinaria: “Certamente Anatomia è uno degli ostacoli, perché è una materia che gli studenti non hanno affrontato a scuola ed è impegnativa, la base della formazione di un veterinario. Chimica e Matematica, altri due esami del primo anno, in genere spaventano meno perché chi ha superato il test di ammissione è abbastanza ferrato su queste discipline”.
Già nell’ambito del primo anno, ricorda il docente, gli studenti hanno la possibilità di frequentare l’ospedale veterinario, sotto la supervisione dei professori, e di avere un contatto con gli animali. “Ci facilitano in questo – ricorda – alcune intese che abbiamo sviluppato negli anni passati, per esempio quella con la Nunziatella e con la Polizia per la cura dei cavalli. Gli immatricolati hanno l’opportunità di osservare come ci si approccia ai grandi animali. Nell’ospedale veterinario, poi, possono iniziare ad affrontare già dal primo anno, sempre sotto la supervisione e la guida di docenti esperti, le problematiche della cura dei piccoli animali da compagnia e capiscono quali relazioni vanno stabilite anche con i proprietari dei cani e dei gatti che si rivolgono a noi”.
Sottolinea, inoltre: “Le esercitazioni sono una componente importante della formazione dei nostri studenti sin dai primi mesi della frequenza universitaria. Ce ne sono per Anatomia, Istologia e Genetica, Biochimica”.
Le lezioni del primo anno si svolgono nella sede del Cestev, in prossimità del Policlinico federiciano.
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Guida Universitaria – Pagina 70
“Il veterinario non è solo il dottore degli animali da compagnia”

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