Internazionalizzazione: uno degli obiettivi “allargarsi a diverse aree geografiche”

“La direzione da seguire nei prossimi anni è quella di incrementare gli accordi con le Università di altri Paesi per consentire agli studenti di conseguire il doppio titolo di laurea. È uno scambio operativo, che va oltre quello temporaneo di docenti e di studenti”, afferma il prof. Massimiliano Campi, che ha ricevuto la delega dalla Direttrice del Dipartimento Mariella Santangelo – che ha da poco nominato la governance di Architettura – agli accordi e relazioni internazionali. Aggiunge: “A parte questo, sto verificando l’insieme degli accordi di collaborazione internazionale che in questo momento ha il Dipartimento per capire quali ricadute esse abbiano sotto forma di scambi di docenti e di studenti e di sviluppo effettivo di progetti di ricerca e di studi. Gli accordi sono sempre un ponte tra due realtà, poi si tratta di capire se, oltre al ponte, ci sia anche una strada che si percorre insieme”. Tra gli obiettivi dei prossimi anni, sul versante dell’internazionalizzazione, il docente indica “la diversificazione degli Atenei con i quali collaborare. Bisogna ovviamente cercare di consolidare e di riempire di contenuti le intese che già esistono, ma bisogna anche cercare di allargarsi a diverse aree geografiche. Attualmente, va avanti Campi, il Diarc ha molte relazioni di ricerca con il Sudamerica, con alcuni Paesi dell’Asia, per esempio la Cina e la Corea del Sud, con diversi Paesi europei (tra essi la Francia, la Spagna, la Germania) e con gli Stati Uniti. “Tra le aree meno rappresentate ci sono certamente l’Australia e la Nuova Zelanda”. Il docente si propone, inoltre, di sensibilizzare gli studenti circa l’importanza di partecipare agli scambi previsti nell’ambito del Progetto Erasmus. “Li vedo tiepidi e a me, che sono stato tra i pionieri dell’Erasmus quando ero studente e che andai a Barcellona in un periodo nel quale la città catalana non era ancora così alla moda, pare strano. Forse la loro timidezza nel partecipare dipende dalla circostanza che oggi l’Università impone ritmi più serrati rispetto a quando io ero giovane e che gli studenti temono di perdere tempo partecipando al progetto Erasmus. Quelli della mia generazione lo vivevano più come un’esperienza di vita. Oggi vedo i ragazzi più preoccupati ed ansiosi di quanto fossimo noi”.

I Laboratori “spazi flessibili e trasformabili”

Il prof. Alberto Calderoni, ricercatore in Progettazione Architettonica, condividerà la delega per le Strutture dipartimentali con il prof. Gerardo Mauro, docente di Fisica Tecnica. “Nasce dalla logica – commenta – di valorizzare il patrimonio edilizio di Architettura. Abbiamo diverse sedi – da Forno Vecchio a Palazzo Gravina, da Palazzo Latilla alla Chiesa dei Santi Demetrio e Bonifacio – e c’è la necessità di metterle a sistema e di una visione strategica proiettata verso il futuro”. In termini concreti: “Non tutti gli spazi sono adatti per quello che facciamo. C’è la necessità di trasformarli in laboratori. Con l’avvertenza, però, che quando dico laboratori per Architettura non mi riferisco alle stanze con gli alambicchi e con le provette. Per noi il laboratorio è uno spazio flessibile e trasformabile di volta in volta sulla base delle esigenze dei docenti e degli studenti”. Aggiunge: “Molto è stato già realizzato durante la direzione del prof. Michelangelo Russo, ma altro resta da fare affinché gli spazi possano ospitare lezioni e mostre, possano trasformarsi in aule studio dove gli allievi abbiano l’opportunità di condividere il lavoro che realizzano, dove elaborare modelli, disegnare ed utilizzare attrezzature digitali”. In questo momento, dice Calderoni, “sicuramente l’edificio più rapidamente plasmabile è quello dove si tiene la maggior parte dei corsi, in via Forno Vecchio. Lì non ci sono i vincoli di Palazzo Gravina, di Palazzo Latilla e della Chiesa dei Santi Demetrio e Bonifacio. Tuttavia, in prospettiva, i nostri edifici storici hanno anch’essi grandi potenzialità”. Relativamente alla Chiesa dei Santi Demetrio e Bonifacio, Calderoni auspica che possa essere utilizzata da Architettura molto più frequentemente di quanto sia accaduto finora. “Lì si possono discutere le tesi di laurea, si possono organizzare mostre e tanti eventi aperti alla città. È una risorsa estremamente preziosa per il Dipartimento. Con l’apertura – quando si realizzerà – della Casa dell’Architettura a Palazzo Penne, che è proprio a fianco della chiesa, quella piccola ma bellissima parte del centro antico di Napoli può diventare un polo di dialogo tra la città ed Architettura”. Sul tappeto, relativamente agli spazi, c’è sempre la questione dell’aula plotter, che è stata attrezzata alcuni anni fa. Più volte, in passato, gli studenti si sono rammaricati per il regolamento di utilizzo della macchina, che ritengono farraginoso e tale da determinare tempi di attesa piuttosto lunghi. Su questo punto, però, il delegato alle strutture chiarisce: “Plotter e Centro stampa dipendono dalla Scuola Politecnica e delle Scienze di Base. Certamente il Dipartimento può farsi interprete del disagio degli studenti, affinché siano individuate soluzioni diverse. L’ultima parola, però, spetta alla Scuola”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 17

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