Maria e Giovanni, premiati dal Presidente Mattarella, matricole a Ingegneria Aerospaziale

Due campani e due futuri ingegneri aerospaziali tra i 25 nuovi Alfieri del Lavoro della Repubblica Italiana. Maria di Mauro, di Trentola Ducenta, Caserta, e Giovanni Lo Schiavo, di Agropoli, Salerno, sono stati insigniti dell’onorificenza, destinata ai migliori studenti di scuola superiore d’Italia, dal Presidente Sergio Mattarella il 30 ottobre. Entrambi si sono iscritti alla Triennale in Ingegneria Aerospaziale alla Federico II.
Maria ha frequentato il liceo scientifico Enrico Fermi di Parete, con una media del 10 nell’ultimo quadriennio: “Il primo anno in cui ho avuto tutti 10 è stato davvero una sorpresa, perché c’era il Covid e non pensavo che i professori si spingessero in alto con i voti – spiega – Gli altri anni ho cercato di mantenere lo standard che mi ero proposta”.
I cinque anni del liceo sono trascorsi “con tanta serenità. Ho avuto un ottimo rapporto con docenti e studenti” e il riconoscimento come Alfiere del Lavoro è stato “un grande onore. Non si studia per ottenere la nomina, ma per passione, però fa piacere che la passione sia riconosciuta come qualcosa in più – racconta – Per le tre notti prima della chiamata l’ho sempre sognata, era come se fosse predestinata”. Ha scelto Ingegneria Aerospaziale per la passione per la fisica“da piccola avrei voluto costruire un razzo velocissimo” – e per continuare la tradizione di famiglia – la mamma e il nonno sono ingegneri aeronautici.
Questi primi mesi di università non hanno riservato sorprese. “Ho sempre approfondito anche alle superiori, sapevo già come studiare da sola, quindi ho continuato a comportarmi allo stesso modo – afferma – I docenti sono preparatissimi e i corsi interessanti, il livello è davvero alto”. Unica difficoltà: Disegno tecnico perché “ha un linguaggio completamente nuovo, adesso sono entrata nell’ottica e sto seguendo bene”. Ha superato la prima prova intercorso di Analisi e si prepara per quella di Algebra e Geometria. Un consiglio fornito da un docente di Ingegneria Navale all’accoglienza matricole e che vuole condividere: “anche se non sei convinto, fai finta che quella che hai scelto è la strada migliore per te e appassionati a quello che stai facendo perché le cose non risulteranno meno difficili, ma più leggere”.
Giovanni ha frequentato il liceo classico Torquato Tasso di Salerno, conseguendo il massimo dei voti in quella che definisce “una grande avventura”. Racconta: “Mi ha arricchito tantissimo a livello umano e ho incontrato docenti fantastici che mi hanno accompagnato e aperto le porte a opportunità ed esperienze di crescita, non solo in ambito umanistico e scientifico, ma anche creativo. Sono un appassionato di videomaking, podcast e scrittura. Anche gli altri studenti erano gentili e affettuosi e ho avuto una stretta cerchia di amici al fianco”.
La nomina ad Alfiere: “un momento di gioia improvvisa che ha riconosciuto tutti gli sforzi e l’impegno”. Giovanni infatti non si è mai ‘girato i pollici’, compiti, interrogazioni, attività extra, ma anche nuoto e vela che lo hanno “formato non solo fisicamente ma anche mentalmente”. Il riconoscimento gli ha dato una “sicurezza in più, perché ho pensato ‘ce l’ho fatta finora, a maggior ragione ce la posso fare a raggiungere gli obiettivi che mi sono prefisso’”. Il percorso di studi universitario lo ha scelto perché sin da bambino era appassionato di spazio, ma voleva anche “qualcosa di pratico”. La scelta di studiare a Napoli “per il mare e per rimanere vicino alla mia famiglia; mio padre, mia madre e mia sorella sono le mie tre certezze”.
In questi primi mesi di università ha incontrato alcune difficoltà, quelle “che ci sono sempre in un nuovo inizio, ma non sono insormontabili”. Analisi “da ex studente di liceo classico è difficile, ma tanti prima di noi l’hanno superata e siamo spronati a farlo, perché senza questo momento non avremo il futuro che vogliamo”. Ha trovato un ambiente più formale del liceo, ma ugualmente “accogliente in cui c’è dialogo tra studenti e docenti e studenti più grandi”.
Ha sostenuto le prime prove intercorso e afferma di essere “contento del processo e del metodo di studio per cui riesco ad arrivare all’esame con la preparazione necessaria, non per avere il massimo, ma anche capire gli errori è importante. Ai ragazzi come lui vuole dire di “non abbattersi e andare avanti a testa alta”, di accettare sempre “le esperienze formative, non per educazione, ma per arricchimento personale e di non dimenticare mai di essere umani, buoni con sé e con gli altri”.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n.18 – 2024 – Pagina 8

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