Processo penale: i futuri giuristi si interfacciano con un caso reale

Vestiti eleganti, con blocchi di fogli spillati in mano, ripassano le proprie memorie prima di ‘entrare in aula’: sono gli studenti e le studentesse che, lunedì 7 aprile, hanno preso parte all’attività di simulazione di un processo penale organizzata dal prof. Antonio Nappi. Un progetto che ha unito i ragazzi della Magistrale in Giurisprudenza e della Triennale in Scienze dei Servizi Giuridici e che ha pertanto visto il coinvolgimento delle Coordinatrici di entrambi i Corsi di Laurea, rispettivamente le prof.sse Lucia Picardi e Francesca Reduzzi, le quali hanno assistito alla celebrazione simulata a dimostrazione del sostegno del Dipartimento all’iniziativa.

Divisi nei tre gruppi di ‘accusa’, ‘difesa’ e redazione della pronuncia conclusiva, i futuri giuristi si sono interfacciati con un caso reale: la morte di un’anziana cagionata da un bambino sui cinque anni che, accompagnato dal padre, stava imparando ad andare in bicicletta. Entrambi i genitori sono ritenuti responsabili. Dall’ingresso del Giudice dell’udienza preliminare, alla costituzione delle parti, all’intervento del PM e poi l’arringa della difesa fino alla ‘riunione’ del collegio giudicante e la pronuncia della sentenza: si seguono tutti i passaggi di quello che è da sempre considerato un vero e proprio rito.

Davanti al microfono, tutti cercano di mantenere una certa sicurezza nell’esposizione, nonostante l’emozione, ed argomentano con convinzione le proprie tesi ma, alla fine, arriva la sentenza: assoluzione di entrambi gli imputati!

Soddisfatti tutor e studenti

Dagli incontri preparatori fino al momento finale della pronuncia, ogni gruppo è stato assistito da un professionista e tutti e tre i tutor si sono detti entusiasti della serietà con cui i ragazzi hanno affrontato l’attività. “Avrò stampato cinque o sei versioni definitive della memoria che abbiamo redatto, perché continuavano ad arrivarmi fiumi di file con suggerimenti sempre nuovi”, racconta con soddisfazione il dott. Stefano Capuano, Sostituto procuratore del Tribunale di Napoli che ha seguito il gruppo della pubblica accusa.

“Da studentessa, mi è mancato questo approccio pratico all’università e anche, successivamente, nella preparazione del concorso”, rivela la dott.ssa Leda Rossetti, Giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Napoli, sostenendo l’importante valore formativo di attività come questa anche nella formazione di una “conoscenza di se stessi e di quello che vogliamo diventare”. Importantissima, poi, anche per l’acquisizione di una buona dialettica, come sottolineato dal tutor del team dei difensori, il Presidente della Camera Penale di Napoli avv. Marco Muscariello: “è ciò che rende tutto più chiaro e dà quel contributo al giudice per raggiungere un risultato quanto più conforme possibile alla giustizia”.

L’acquisizione di una buona capacità espositiva è proprio uno degli elementi che ha più apprezzato Anna Napolitano, studentessa che ha partecipato nel gruppo accusa: nonostante il suo team abbia “perso con dignità”, per lei l’importante è stato “imparare la dialettica e iniziare a fare pratica con la stesura di una requisitoria – l’atto conclusivo del Pubblico ministero – “ed iniziare a masticare gli istituti di parte speciale”. Per la collega Roberta Busiello, invece, la parte più affascinante è stata “imbastire il caso praticamente tutto da capo”: “è stato come se avessimo il cliente davanti, che ci ha semplicemente raccontato il fatto storico” e da lì, dunque, “dovevamo procedere a smontare l’iniziale imputazione del Pubblico ministero, che nel nostro caso era di omicidio stradale, per arrivare ad omicidio colposo”.

Martina Formisano, che invece faceva parte del gruppo giudicante, racconta che prima di questo progetto non aveva “la minima idea di come si scrivesse una sentenza” e per lei doversi fare un’idea sul caso e poi scrivere una bozza di motivazione è stato un ottimo esercizio, soprattutto perché ad affiancarli c’era una professionista che li ha poi aiutati a coordinare la stesura finale: presenza considerata un gran valore aggiunto. Il lavoro più complesso, e forse per questo anche così “formativo ai fini della professione”, però, a detta di Michela Maria Russo, è stato la ricerca della dottrina e della giurisprudenza che potesse essere utile alla soluzione del caso e su cui costruire una solida argomentazione. Abbiamo citato sentenze della Cassazione anche molto vecchie, ma che si sono rivelate fondamentali”.

Se per molti studenti della Magistrale a ciclo unico questa esperienza è stata una conferma di voler inseguire il sogno dell’avvocatura o della magistratura, o comunque un passo in più verso queste professioni, per qualcun altro è stata la scoperta di vie che non pensava potesse percorrere. “Faccio parte dei corsisti del prof. Nappi al secondo anno a Scienze dei Servizi Giuridici – racconta Emanuela Amodioe sono grata al nostro docente per aver tenuto a proporci questo laboratorio: è stato molto stimolante essere coinvolti da questo punto di vista, perché la maggior parte dei professori ci ha sempre detto che ci affacceremo subito al mondo del lavoro, mentre lui è stato uno dei pochi che ci ha aperto la strada dell’iscrizione alla Magistrale”.

A conclusione dell’incontro, orgoglioso dei suoi studenti, il prof. Nappi ha ringraziato tutti i partecipanti: mi sono davvero sentito in un’aula giudiziaria – sorride – Avete partecipato con passione e siete la vera ragione del nostro impegno. Mattinate come questa ci danno il senso di quello che facciamo”.
Giulia Cioffi
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli

Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 22

- Advertisement -




Articoli Correlati