Le vittime sono certamente l’aspetto più grave e drammatico delle guerre. Ci sono poi i gravissimi danni all’ambiente e all’ecosistema, perché l’inquinamento provocato dai proiettili, dai missili, dai componenti delle armi è una eredità molto pesante, al pari degli incendi che devastano foreste e boschi. Le guerre, poi, hanno impatti distruttivi sul patrimonio edilizio e sulle infrastrutture delle aree colpite. Quel che sta accadendo in Ucraina e a Gaza è un esempio evidente quanto drammatico sia tutto ciò. Se e quando finalmente si raggiungerà una tregua e poi – si spera – una pace, uno dei problemi che ci si troverà ad affrontare, non diversamente da quanto accadde ottant’anni fa in Italia e nel resto d’Europa, sarà quello di ricostruire.
A partire dall’ultima settimana di maggio e poi a giugno alcuni studenti del Corso di Laurea Magistrale in Architettura quinquennale lavoreranno ad una ipotesi di progettazione di ricostruzione di Mykolaiv, città industriale dell’Ucraina, collocata a sud del Paese, che prima dell’inizio della guerra contava circa 465 mila abitanti. Come altre, ha subito diversi attacchi ed incursioni di missili e droni. “Gli studenti – informa la prof.ssa Federica Visconti, docente di Composizione architettonica e urbana – parteciperanno a 4 tavoli, composti da una decina di persone ciascuno, che saranno organizzati nella chiesa dei Santi Sossio e Damiano. A ciascun tavolo ci saranno anche giovani architetti.
L’iniziativa nasce nell’ambito di un tirocinio realizzato in virtù dell’accordo tra il Dipartimento e One Works Foundation”. Quest’ultima, che ha sede a Milano, nell’ambito del programma UN4UkrainianCities di Unece (United Nation Economic Commission for Europe), lavora alla stesura del masterplan per la ricostruzione di Mykolaiv. Per i tirocinanti, sottolinea la prof.ssa Visconti, sarà una buona opportunità. “Innanzitutto – spiega – saranno introdotti alla complessità delle azioni necessarie a maneggiare la pianificazione e la progettazione nelle zone colpite da conflitti: dall’analisi del contesto alla definizione degli obiettivi, dallo studio della cultura e delle tradizioni locali al coinvolgimento delle popolazioni, dalla considerazione delle legittime aspirazioni dei governi locali alla verifica delle condizioni di fattibilità, dall’impiego delle risorse e delle energie locali all’attrazione di investimenti internazionali.
Obiettivo del tirocinio è quello di realizzare un’esperienza concreta, tesa ad individuare soluzioni ed indirizzi strategici per la realizzazione di nuovi edifici, per l’adeguamento delle vecchie costruzioni, per l’individuazione di nuovi spazi pubblici o la rivitalizzazione di ambiti esistenti”. Un altro aspetto positivo dell’iniziativa, prosegue la docente, “è che One Works Foundation è una realtà solida e grande e magari per alcuni dei tirocinanti l’occasione del masterplan potrebbe aiutare a stabilire contatti in una prospettiva di collaborazione dopo la laurea”. Il tema delle ricostruzioni post belliche è stato anche al centro del convegno che si è svolto il 16 maggio a Palazzo Reale, ed è stato promosso dalla Fondazione Internazionale per gli Alti Studi di Architettura.
Ad essa, che nacque diversi anni fa su iniziativa di Uberto Siola, docente ed ex Preside della Facoltà di Architettura, collabora anche la prof.ssa Visconti. I diversi interventi hanno esaminato vari casi, dall’Italia dopo la Prima e la Seconda Guerra Mondiale alla Germania e all’Inghilterra. C’è stato un approfondimento sul caso Napoli. Hanno moderato il dibattito conclusivo del convegno la prof.ssa Visconti e Brunella Como, funzionaria della Soprintendenza.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 9 – 2025 – Pagina 12