Da Rosario, città della popolosa provincia argentina di Santa Fe, a Napoli. È il viaggio di Hanna Basso, una ragazza di 23 anni che ha deciso di trascorrere alcuni mesi di studio presso il Corso di Laurea in Architettura dell’Ateneo federiciano. “Sono arrivata a febbraio – racconta – e resterò a Napoli fino a settembre. In Argentina studio architettura e canto lirico.
Ho scelto di venire alla Federico II per approfondire materie come la Conservazione e il Restauro e forse anche un po’ per ritrovare le tracce dei miei antenati. Provengo, come tanti argentini, da una famiglia di emigranti italiani. I miei nonni si trasferirono in Sudamerica nel Novecento”.
L’incontro tra Hanna e la città è stato per lei felice. È scattata subito la scintilla: “Mi piace tutto o quasi di Napoli. Il calore della gente, la vita quotidiana, la disponibilità. Oltre naturalmente al cibo, che è veramente buonissimo”. La studentessa sudamericana ha trovato alloggio in una stanza, che paga 480 euro al mese in una casa condivisa con due coetanee spagnole. “Per me che vengo dall’Argentina – chiarisce – è un prezzo molto alto. Nel mio Paese con quella cifra si affitta un monolocale.
Devo ringraziare i miei genitori, che mi sostengono economicamente in questa esperienza di studio e di vita. Ringrazio anche la mia Università, che mi ha aiutato ad affrontare le pratiche burocratiche. Non è semplice organizzare uno scambio studentesco tra aree geografiche così lontane”. Tra i corsi che ha seguito, quello che finora ha maggiormente apprezzato è stato Teoria e Storia del Restauro con il professore Andrea Pane.
Risalgono nel tempo (almeno una decina di anni) e sono consolidati i rapporti di collaborazione scientifica, di scambio di studenti e docenti tra Architettura della Federico II e le Università omologhe argentine. “All’inizio gli studenti – ricorda la prof.ssa Federica Visconti – fruivano anche di un sostegno economico attraverso le borse di studio del Coinor. Era una facilitazione e un aiuto, per quanto parziale, ad affrontare un’esperienza che certamente grava sul bilancio familiare. Poi quella linea di finanziamento destinata all’internazionalizzazione dei Corsi di Laurea si è esaurita, ma gli argentini continuano a venire presso il nostro Dipartimento.
Si sostengono a proprie spese o magari con un contributo, se lo prevedono, degli Atenei di provenienza. Ogni anno ne arrivano uno o due e restano un semestre o un anno intero”. Nell’ambito di questi rapporti consolidati, si sta lavorando all’idea di portare anche a Napoli la mostra inaugurata il 22 maggio a Casa Argentina che è a Roma, sull’architettura moderna nel Paese sudamericano. Hanno partecipato all’inaugurazione, tra gli altri, Visconti, il prof. Renato Capozzi e la prof.ssa Carla Masi, Direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza, che in Ateneo ha la delega ai rapporti con l’America Latina. “È una mostra – informa la prof.ssa Visconti – curata da Maria Virgina Theilig, docente all’Università di Rosario. Ci sono foto e disegni realizzati per l’occasione da Theilig con alcune studentesse argentine”.
Da Rosario, città della popolosa provincia argentina di Santa Fe, a Napoli. È il viaggio di Hanna Basso, una ragazza di 23 anni che ha deciso di trascorrere alcuni mesi di studio presso il Corso di Laurea in Architettura dell’Ateneo federiciano. “Sono arrivata a febbraio – racconta – e resterò a Napoli fino a settembre.
In Argentina studio architettura e canto lirico. Ho scelto di venire alla Federico II per approfondire materie come la Conservazione e il Restauro e forse anche un po’ per ritrovare le tracce dei miei antenati. Provengo, come tanti argentini, da una famiglia di emigranti italiani. I miei nonni si trasferirono in Sudamerica nel Novecento”. L’incontro tra Hanna e la città è stato per lei felice. È scattata subito la scintilla: “Mi piace tutto o quasi di Napoli.
Il calore della gente, la vita quotidiana, la disponibilità. Oltre naturalmente al cibo, che è veramente buonissimo”. La studentessa sudamericana ha trovato alloggio in una stanza, che paga 480 euro al mese in una casa condivisa con due coetanee spagnole. “Per me che vengo dall’Argentina – chiarisce – è un prezzo molto alto. Nel mio Paese con quella cifra si affitta un monolocale. Devo ringraziare i miei genitori, che mi sostengono economicamente in questa esperienza di studio e di vita. Ringrazio anche la mia Università, che mi ha aiutato ad affrontare le pratiche burocratiche.
Non è semplice organizzare uno scambio studentesco tra aree geografiche così lontane”. Tra i corsi che ha seguito, quello che finora ha maggiormente apprezzato è stato Teoria e Storia del Restauro con il professore Andrea Pane.
Risalgono nel tempo (almeno una decina di anni) e sono consolidati i rapporti di collaborazione scientifica, di scambio di studenti e docenti tra Architettura della Federico II e le Università omologhe argentine. “All’inizio gli studenti – ricorda la prof.ssa Federica Visconti – fruivano anche di un sostegno economico attraverso le borse di studio del Coinor. Era una facilitazione e un aiuto, per quanto parziale, ad affrontare un’esperienza che certamente grava sul bilancio familiare. Poi quella linea di finanziamento destinata all’internazionalizzazione dei Corsi di Laurea si è esaurita, ma gli argentini continuano a venire presso il nostro Dipartimento. Si sostengono a proprie spese o magari con un contributo, se lo prevedono, degli Atenei di provenienza. Ogni anno ne arrivano uno o due e restano un semestre o un anno intero”.
Nell’ambito di questi rapporti consolidati, si sta lavorando all’idea di portare anche a Napoli la mostra inaugurata il 22 maggio a Casa Argentina che è a Roma, sull’architettura moderna nel Paese sudamericano. Hanno partecipato all’inaugurazione, tra gli altri, Visconti, il prof. Renato Capozzi e la prof.ssa Carla Masi, Direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza, che in Ateneo ha la delega ai rapporti con l’America Latina. “È una mostra – informa la prof.ssa Visconti – curata da Maria Virgina Theilig, docente all’Università di Rosario. Ci sono foto e disegni realizzati per l’occasione da Theilig con alcune studentesse argentine”.
Chi la visiterà “apprenderà che in Argentina si è sviluppata una stagione di architettura moderna, peraltro non esauritasi, molto significativa. Ne sono stati protagonisti diversi architetti, alcuni con biografie legate all’Italia. Clorindo Testa, per citarne uno, che era nato proprio a Napoli ed è morto nel 2013 a Buenos Aires. Gli argentini hanno dato un’interpretazione originale della stagione del modernismo, legata ai luoghi nei quali sono stati sviluppati i progetti. Ci sono edifici che affrontano con 50 anni di anticipo le questioni dell’adattamento al clima che oggi sono centrali in Italia e nel resto d’Europa”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 10 – 2025 – Pagina 18