Manichini capaci di rispondere alle domande dei medici grazie all’intelligenza artificiale, realtà aumentata tramite visori. La Scuola di Medicina e Chirurgia continua a fare sul serio con il SimLab e guarda al futuro: punta ad accrescere l’offerta di apparecchiature sempre più tecnologiche non solo per gli studenti ma anche per i medici in formazione. “È un campo in piena espansione e la Federico II è un precursore in Italia, senza dubbio”, afferma il prof. Alberto Maria Marra, responsabile del Centro di simulazione inaugurato alla fine del 2023. Poi ha aggiunto: “il Presidente, il prof. Giovanni Esposito, ci crede molto”.
Ci vorrà sicuramente del tempo prima di realizzare questi progetti, ma la struttura è destinata a crescere. E nel frattempo vanno avanti a pieno ritmo le esercitazioni per gli iscritti dal terzo anno a salire: dallo scorso aprile ad oggi ne sono state erogate circa 250 – prelievi di sangue, parti, visite. “Agli studenti piace davvero molto venire qui”, ha detto con orgoglio Marra. Come accade proprio nel caso dell’insegnamento tenuto dallo stesso docente, Metodologia clinica, parte del piano di studio del terzo anno.
“Prima di farli venire in corsia dagli ammalati, faccio trascorrere ai ragazzi un pomeriggio al SimLab. Nella prima parte dell’esercitazione sono con il clinico e si dedicano alla visita del manichino, che riproduce i suoni del polmone, del cuore. Palpano l’addome, il fegato ingrossato, auscultano il torace, prelevano il sangue. Inoltre abbiamo manichini che riproducono gli organi come appaiono durante un’ecografia. Poi, nella seconda parte con il chirurgo, si esercitano nel fare le suture”.
Ma questo è solo uno schema di esercitazione. Durante il corso di Ginecologia si sfrutta il Centro per la simulazione dei parti; al sesto anno si pratica la rianimazione cardiopolmonare. Dunque, ad oggi, il SimLab “fornisce agli studenti un buon approccio alla simulazione medica, abbiamo strumenti per la gestione delle vie aeree e abbiamo acquisito da poco la strumentazione per gli accessi venosi centrali. Tutte cose fondamentali per le urgenze. Ma il campo è in pieno sviluppo e speriamo di crescere ancora tanto. Di sicuro, il prossimo passo sarà rivolgerci ai medici in formazione”.
Sull’apporto concreto delle esercitazioni ai futuri camici bianchi, Marra spiega: “un’attività di simulazione non potrà mai sostituire il contatto con il paziente, si diventa medico avendo a che fare con gli esseri umani. Tuttavia, se lo studente familiarizza con una procedura e la ripete dieci volte su un manichino, quando la effettuerà su una persona sarà più rilassato e saprà svolgerla meglio. D’altronde, i piloti degli aerei simulano prima di pilotare un aereo vero e proprio”.
“Si arriva al paziente vero e proprio con maggiori competenze”
“Io l’ho frequentato il semestre scorso in occasione del tirocinio di Metodologia clinica medico-chirurgica 1 – racconta Valeria Russo, studentessa del terzo anno di Medicina – Eravamo un gruppo abbastanza ristretto e questo ci ha consentito di svolgere una seria di attività che in caso contrario non avremmo potuto fare. Il mio gruppo ha fatto esercitazioni di BLS, cioè come comportarsi per strada in caso di arresto respiratorio-cardiaco di una persona.
Poi ci siamo concentrati anche sull’auscultazione dei rumori respiratori dal punto di vista clinico. Il manichino, collegato ad un pc, simulava rumori che emettono i pazienti con problemi”. A quanto pare l’esperienza aiuta perché, “maturando una conoscenza pregressa, con la dovuta calma e in assenza di potenziali pericoli, si arriva al paziente vero e proprio con maggiori competenze. Fa la differenza, non si avverte ansia nei confronti della situazione, si può avere un approccio molto logico ragionando in anticipo su patologie, segni, sintomi”.
Parole confermate anche da Valerio Carlo Esposito, iscritto al sesto anno: “Ho avuto l’opportunità di entrarci quest’anno per la prima volta e ho svolto due attività. Di Ginecologia e ostetricia e di Emergenze mediche e chirurgiche. Lo scopo è stato quello di insegnarci qualche pratica base per intervenire in situazioni di emergenza, anche per strada. Per esempio, per il primo esame che ho citato, la prof.ssa Mariavittoria Locci ci ha fatto simulare il parto e come si effettua il prelievo del campione da portare in anatomia patologica per il Pap test; per l’altro insegnamento, invece, abbiamo effettuato la rianimazione cardio-polmonare e il prelievo arterioso per l’emogasanalisi”.
Il bilancio è assolutamente positivo: “capire come si usa un defibrillatore è fondamentale per noi medici, tanto per dirne una. E potersi esercitare prima con un manichino è davvero importante, per sentirsi un po’ più medico secondo me serve ancora più pratica, per assorbire le procedure e renderle meccaniche”. Poi la citazione: “all’ingresso del SimLab c’è una scritta, ‘Never on the patient the first time’, ed è un concetto che io condivido in toto. Descrive lo scopo e la natura della struttura”.
Daniela Durante, anche lei al sesto anno di Medicina ed esami già finiti con laurea prevista per l’estate, racconta un’esperienza simile a quella del collega, essendosi esercitata in struttura per Ginecologia ed Emergenze: “Ti fa sentire molto più tranquilla e aiuta a tenere molto più saldi i concetti assorbiti durante le lezioni teoriche. I tutor presenti in struttura sono tutti giovani e i gruppi sono sempre molto ristretti, cosa che consente di occuparsi di più cose. Inoltre, non bisogna nemmeno fare i conti con la timidezza che potrebbe esserci la prima volta nell’approccio con il paziente vero e proprio”.
Non solo studenti di Medicina, però. Le ultime battute sono di Cristina Terracciano, studentessa del terzo anno di Ostetricia: “Personalmente ho partecipato a due-tre esercitazioni, coordinate dalle ostetriche. Sono state pratiche, sia a fini infermieristici, che a fini ostetrici, e mi riferisco in quest’ultimo caso all’assistenza al parto fisiologico ma anche a parti di tipo patologico, con l’inserimento della ventosa Kiwi o con il parto podalico”. Poi spiega: “di sicuro l’assistenza al parto fisiologico è l’esercitazione che mi ha affascinato e stimolato di più.
Ma al di là di questo, il SimLab è davvero utile e mi dispiace per tutti i colleghi che non hanno potuto fruirne negli anni precedenti. Capire le prime manovre prima di entrare in sala parto, iniziare a fare i conti con l’ansia e la sua gestione: le simulazioni aiutano in tutto questo. La prof.ssa Locci e Asmed (Associazione degli studenti di Medicina) fanno sempre un grande lavoro nell’organizzazione delle attività, va detto”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n. 10 – 2025 – Pagina 30