Visita al carcere minorile di Nisida per gli studenti di Diritto Pubblico

‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’, recita l’articolo 27 della nostra Costituzione. Per far comprendere il senso di questo passaggio, il prof. Renato Briganti ha condotto i suoi studenti di Diritto Pubblico (Dipartimento di Economia, Management, Istituzioni) in visita al carcere minorile di Nisida l’8 aprile.
“La funzione rieducativa della pena è difficile da spiegare e da capire perché la società tende alla vendetta – afferma il docente – ma la Costituzione non dice che chi ha sbagliato deve pagare, che ‘si deve buttare la chiave’, perché la Costituzione crede nelle persone”.

Il Direttore Gianluca Guida ha ospitato i ragazzi e ha mostrato loro la struttura del carcere, sottolineando che nel caso di detenuti minori l’obiettivo della rieducazione è più facile – anche se nulla è semplice in carcere – perché si può provare a dare un sistema valoriale diverso, mentre per un adulto è più faticoso scardinare valori e disvalori.

“Possiamo dire con un certo coraggio che Nisida è un’esperienza virtuosa, sia perché ben diretta e coordinata, sia per l’apporto dell’esperienza pluriennale consolidata di educatori napoletani, non solo dell’apparato statale, ma della società civile organizzata”, sottolinea il prof. Briganti. Un esempio la onlus Monelli tra i Fornelli “che, con un permesso speciale, insegna la pasticceria e la cucina ai ragazzi di Nisida così che, oltre a non delinquere, possano trovare lavoro nella ristorazione”.

Tra gli strumenti per la rieducazione anche l’inserimento al lavoro, la parte ludico-ricreativa e la scuola. Non è un caso se “la quasi totalità dei detenuti non andava a scuola. La scuola è un organo costituzionale di esercizio della convivenza con le persone preventivo del disagio sociale e della delinquenza, in questi casi purtroppo è mancato e lo Stato ha perso e abbiamo perso anche noi come comunità”.

Il messaggio che il docente voleva arrivasse agli studenti è che “la Costituzione vive anche dentro i diritti e doveri dei detenuti minorenni e della società che si deve occupare dei minori”. Da parte dei ragazzi un ottimo riscontro: “Sono stati molto rapiti dal fascino sinistro del posto, hanno respirato le storie e visto i volti dei detenuti, e hanno capito la realtà del luogo, ma anche che Nisida è un altro mondo possibile”.

Tante le domande, tra cui se c’è un fondo di verità nella narrazione di Mare fuori, ma in particolare Andrea e Giuseppe erano interessati aglispazi di semilibertà tra le celle e il mondo libero che solo Nisida ha. In casi di buona condotta e pene lievi, si può incontrare il mondo esterno tramite associazioni e cooperative di volontari, cosi i detenuti sentono di star facendo un percorso”.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 20

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