Una visita tecnica al viadotto Arena Sant’Antonio della Tangenziale di Napoli per toccare con mano gli enormi impatti e le grandi sfide che l’ingegneria civile sa vincere. L’ultima settimana di maggio, una delegazione di docenti e studenti del corso Innovative Building Materials dei professori Andrea Prota e Marco Di Ludovico della Magistrale in Ingegneria Strutturale e Geotecnica (Strega) e del Master europeo in Advanced Structural Analysis and Design using Composite Materials (FRP++) sono stati ospitati presso il cantiere del viadotto per visionare gli interventi di adeguamento in corso di esecuzione.
“Con il progettista dell’intervento, l’ing. Massimo Acanfora, abbiamo accompagnato gli studenti salendo a 50 metri di altezza – spiega proprio Di Ludovico – Lì hanno avuto l’opportunità di esaminare e osservare da vicino gli interventi di rinforzo a flessione e taglio con sistemi in FRP delle travi dell’impalcato nonché l’intervento di sollevamento dello stesso per consentire l’inserimento di dispositivi di isolamento sismico”.
Inoltre, il docente sottolinea la grande peculiarità dei lavori di rinforzo: “sono stati realizzati senza chiudere il viadotto, evitando così di incidere in negativo sulla viabilità. Naturalmente il tutto è stato portato a termine di notte, spostando il traffico veicolare da una carreggiata all’altra”.
E gli studenti, veri protagonisti, pare abbiano apprezzato molto. “Hanno mostrato un interesse clamoroso, perché toccare con mano e vedere dal vivo una struttura così imponente, rinforzata da materiali molto leggeri, e soprattutto constatare quanto il loro studio abbia impatti reali, è stato motivo di grande soddisfazione. Sono state tante le domande fatte al progettista e l’organizzazione è stata perfetta, compreso l’aspetto della sicurezza con tutti i dispositivi di protezione individuale necessari.
Sono esperienze che fanno comprendere quanto sia importante l’ingegneria civile, tant’è che un collega francese, che si occupa di aerei, mi ha detto testualmente: non pensavo che l’ingegneria civile affrontasse sfide così difficili”. Per la visita tecnica, Di Ludovico fa i dovuti ringraziamenti: “l’ing. Luigi Massa e l’arch. Antonio Iannaccone di Tangenziale di Napoli, il dott. Mario Basile, la dott.ssa Lucia Mongelli, l’ing. Lorenzo Fiorentino e l’ing Gerardo Colantuono di Amplia Infrastructures, per aver consentito lo svolgimento dell’evento che ha destato enorme partecipazione”.
“Ogni anno oltre 200 domande di studenti provenienti da tutto il mondo”
Alla visita hanno preso parte non solo gli studenti di Innovative Building Materials, ma soprattutto quelli del Master FRP++, giunto quest’anno alla sua terza edizione. E Di Ludovico e Prota ne sono i coordinatori locali.
Già, perché si tratta di un percorso di formazione della durata di un anno realizzato grazie alle diverse competenze di ben cinque istituti di istruzione superiore europei con una chiara esperienza educativa nel campo dei materiali compositi, ovvero: l’Università di Minho (capofila), l’Università di Girona, la Federico II, l’INSA di Tolosa e l’Università di Tolosa III – Paul Sabatier. “Il Master si articola in due semestri dei quali il primo è dedicato alle lezioni mentre il secondo è destinato alla preparazione della tesi. Per ogni edizione, gli studenti frequentano le lezioni presso una sede (a scelta tra due) del Consorzio mentre il lavoro di tesi viene svolto presso una tra le quattro università consorziate (differente da quella presso la quale si sono frequentate le lezioni del primo semestre)”.
Si registrano ogni anno oltre 200 domande di studenti provenienti da tutto il mondo: Brasile, Iran, India, Pakistan, Etiopia. “Ricevono una formazione trasversale per una comprensione multidisciplinare dei materiali compositi. Esiste inoltre una stretta collaborazione con l’industria, si dedica ampio spazio alla risoluzione di problemi pratici per competere in un mercato altamente esigente come quello dell’edilizia e delle infrastrutture, o quello aerospaziale, dell’aeronautica, dell’automotive e dell’energia eolica, settori nei quali i materiali compositi stanno sempre più acquisendo un ruolo cruciale.
I ragazzi, nemmeno a dirlo, riescono a trovare lavoro in pochissimo tempo, tanto in Europa che in tutto il mondo”. Sull’expertise che la Federico II mette a disposizione, il docente spiega: “abbiamo una grandissima tradizione nell’utilizzo dei materiali compositi come soluzioni per il rinforzo sismico delle strutture esistenti. Siamo noi ad aver istituito il primo corso in Italia sull’utilizzo dei materiali compositi interamente inglese, grazie al prof. Nanni. Oggi il prof. Prota ed io portiamo avanti Innovative buildings materials. In sostanza, da anni testiamo materiali innovativi come soluzione per incrementare la capacità sismica degli edifici esistenti. Questo è il nostro punto di forza”.
Per quanto riguarda l’anno in corso del Master, i corsi del primo semestre si sono svolti in Spagna e Portogallo, mentre le tesi sono state elaborate a Napoli e Tolosa.
“Di recente abbiamo ospitato al Dist (Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura) di via Claudio il workshop in cui si fa il punto sull’avanzamento delle tesi e si incontrano aziende dei vari settori”, conclude Di Ludovico.
Claudio Tranchino
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli
Ateneapoli – n. 10 – 2025 – Pagina 14