Immaginate di entrare negli spogliatoi della Nazionale di calcio italiana e trovarvi davanti alla scheda di allenamento di Gigi Donnarumma, o esplorare i retroscena delle partite assieme ai dirigenti della FIGC. Oppure, ancora, farvi raccontare dallo staff curiosità sui vostri i giocatori preferiti e che persone sono quando si tolgono le scarpette con i tacchetti. È l’esperienza che ha lasciato a bocca aperta gli studenti e i primi laureati del Corso di Laurea Triennale in Scienze dei Servizi Giuridici, curriculum ‘Diritto e Management dello Sport’, per i quali, il 19 giugno si sono aperti i cancelli del Centro Tecnico di Coverciano, la casa degli Azzurri fin dal 1958, nonché il primo luogo di ritiro al livello europeo per una Nazionale di calcio.
Una struttura dall’immenso valore storico per gli amanti del pallone, grazie anche alla presenza del ‘Museo del Calcio’, dove sono custodite le quattro Coppe del mondo portate a casa fino ad oggi, nonché tutte le maglie disegnate e indossate dal 1910, anno dell’ufficializzazione della squadra, fino ad oggi. Cuore pulsante anche perché qui si tengono i corsi per diventare manager o allenatore e non è raro imbattersi in ex-calciatori che, a carriera finita, si lanciano nello studio per ottenere nuovamente ‘un posto in squadra’, anche se con una nuova divisa fatta di giacca e cravatta. Fortuna, infatti, ha voluto che gli studenti di Diritto e Management dello Sport si imbattessero proprio in alcuni di loro: Ribery, Handanovic, Criscito, Diamanti, tornati a lezione per il corso allenatori UEFA.
“Il calcio tra le prime dieci industrie nazionali”
“Volevamo dare ai ragazzi la possibilità di visitare un luogo che custodisce tanto la memoria storica del gioco più popolare al mondo, tanto mostrare come si organizza sul piano istituzionale un ritiro”: un obiettivo che può affermare raggiunto il prof. Massimo Tita, docente di Storia sociale e giuridica dello Sport e organizzatore dell’evento assieme alla prof.ssa Anna Rita Ciarcia, docente di Diritto Tributario. Entrambi sono parte di un Corso che trae la sua ragion d’essere dal fatto che “il calcio, e in genere lo sport, è tra le prime dieci industrie nazionali come fonte di produzione di reddito e, dunque ha bisogno di strutture adeguate. Pertanto, può essere oggetto di attenzione sia da parte del mondo accademico, con l’istituzione di corsi specifici, sia di tanti giovani che possono trovare lavoro attraverso lo sport” anche in virtù del fatto che “stiamo andando sempre più verso una società dell’intrattenimento”.
Una giornata che difficilmente dimenticherà Domenico Di Matteo, studente al primo anno che, da un piccolo paese di meno di 7000 abitanti dell’Abruzzo, ha inseguito fino a Napoli il sogno di diventare procuratore sportivo: “Vengo da Manoppello, il paese di Marco Verratti”, centrocampista ‘d’oro’ di Roberto Mancini nell’Europeo del 2021. “Ero piccolo quando si trasferì dal Pescara al Paris-Saint-German, ma ricordo che il paese si riempì di giornalisti e da allora sono cresciuto con il sogno di lavorare nel mondo dello sport come figura amministrativa”.
Aver scelto questo Corso lo fa già sentire di essere sulla giusta strada, grazie al suo “essere un ottimo compromesso tra sport e diritto, che è una materia che è necessario approfondire se si vuole diventare procuratori”. Entusiasmo condiviso dal collega Francesco Cioffi, rimasto ammaliato nel vedere tutta l’attrezzatura che serve per la preparazione di una squadra di questo livello, “dalle vasche refrigeranti alla sauna alla palestra” e dall’elogio alla professionalità e alla grande istruzione di alcuni giocatori da parte dei membri dello staff che hanno raccontato “di come si fermino sempre a parlare con loro e di come cerchino di immagazzinare quante più informazioni possibili”. Oltre, poi, alla visita del Presidente della Lega Pro e del Museo del Calcio, Matteo Marani.
“Capire com’è strutturato e com’è la vita nel settore professionistico è stato il valore aggiunto di questa esperienza. Pur frequentando il mondo del calcio, non avevo mai avuto la possibilità di frequentare ambienti del genere. Ho capito come si possano ottenere grandi risultati quando le cose sono ben organizzate”, dice Francesco, il quale tra dieci anni spera di sedere negli uffici di FIGC o UEFA. Sa che non è facile, ma il fatto che il suo Corso di Studi colleghi “sport, esami come Diritto Privato e Costituzionale, informatica, storia e tanti altri mi permette di sentirmi a mio agio. Anche se si proviene da quel mondo, comunque bisogna studiare e così si conoscono gli orizzonti un po’ di tutti i settori”.
“I campi di serie C vanno battuti”
Una preparazione che è necessario avere per distinguersi in un ambiente, come quello della Federcalcio, dove si tende a dare priorità a chi ha già acquisito importanti esperienze sportive, come appunto gli ex calciatori. Ecco che allora giornate come questa permettono di iniziare a “stabilire dei contatti con i dirigenti federali”, afferma il prof. Tita. Il suo consiglio: “proporsi, dopo aver molto studiato e sperimentato, interloquire con le società e coltivare i rapporti con chi lavora nel settore”. Soprattutto, seguire lo sport anche giovanile e dilettantistico o semiprofessionistico: “I campi di serie C vanno battuti! La parola ‘campo’ è perfetta in questo caso, perché sta ad indicare il luogo dove confluiscono esperienze teoriche e abilità pratiche e va esplorato perché altrimenti le competenze teoriche restano molto lontane da quella pratiche”.
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