C’è un docente universitario nella Giunta che si è insediata a Castellammare di Stabia da alcuni mesi e che ha come sindaco il giornalista Luigi Vicinanza. Si chiama Beniamino Di Martino, è Ordinario di Sistemi per l’Elaborazione per l’Informazione ed insegna al Dipartimento di Ingegneria dell’Università Vanvitelli. È vicepresidente dell’Associazione Nazionale dei Docenti Universitari di Ingegneria Informatica ed è membro della Giunta del Consorzio Interuniversitario Nazionale di Informatica e del Consiglio Consortile del Cineca. È inoltre Professore Aggiunto all’Università Asia di Taiwan e lo è stato anche all’Università di Vienna. Insegna e svolge attività di ricerca in progetti internazionali su Intelligenza Artificiale, High Performance e Cloud Computing, Ingegneria del Software e Smart Cities.
Come è maturato il suo ingresso nella Giunta di Castellammare di Stabia?
“Me lo ha chiesto il sindaco. Un invito al quale non mi sono sentito di dire no. Dopo una notte di riflessione ho deciso di dare voce al bimbo che è in noi”.
In che senso?
“Quel bambino voleva migliorare la sua città natale, che è Castellammare di Stabia. Cinquant’anni dopo ho deciso di tornare di nuovo bambino, per contribuire al miglioramento della città”.
Conosceva già il sindaco?
“Sì, nella sua veste di presidente del Museo Archeologico Virtuale di Ercolano, prima che Vicinanza intraprendesse l’avventura della candidatura. Io sono il responsabile scientifico di un progetto nazionale sull’applicazione dell’intelligenza artificiale ai beni culturali. Ci conoscemmo per una collaborazione tra l’Università Vanvitelli, dove insegno, ed il MAV. Se ricordo bene accadde a gennaio. Lui poi ufficializzò la sua candidatura a marzo”.
Quali sono le sue deleghe?
“Ho la delega alla smart city e in accompagnamento, per affinità, alla transizione digitale, alla mobilità e al trasporto pubblico. Sono deleghe diverse, ma con un filo comune. La mobilità è certamente legata agli aspetti della smart city, alle tecnologie innovative applicabili alla mobilità sostenibile. Quella alla transizione digitale è una delega che attiene alle trasformazioni digitali delle pubbliche amministrazioni messe in campo con il Pnrr ed è strettamente correlata alle mie competenze di docente e ricercatore nell’ambito dell’ingegneria informatica”.
Affinità e differenze tra il suo impegno universitario e quello di amministratore di un Comune?
“Alla Vanvitelli sono stato delegato all’Informatica e alle reti di Ateneo. Ci sono affinità con l’impegno attuale dal punto di vista della gestione ma anche notevoli differenze con il ruolo di amministratore in un Comune così importante. Come assessore sono un neofita e sto maturando una notevole esperienza nella gestione amministrativa e del personale. Certamente mi torna utile il percorso che ho svolto anche nell’Ateneo in relazione all’attrazione di finanziamenti per progetti nazionali ed internazionali. Ora mi devo cimentare con la stessa attività per il Comune, a cominciare dai bandi europei per la ricerca e l’innovazione nell’ambito della smart city”.
Come hanno accolto in Ateneo il suo incarico di assessore?
“Avevo comunicato che stava maturando questo incarico sia al Rettore, al quale avevo anche chiesto l’autorizzazione, sia al Direttore del mio Dipartimento. Mi hanno augurato di svolgere un buon lavoro”.
Continuerà a svolgere l’attività didattica o c’è una incompatibilità tra la docenza universitaria e l’incarico di assessore comunale?
“Proseguirò il mio lavoro di docente. Non c’è una incompatibilità e spero, anzi, che la mia veste di professore e ricercatore universitario possa aiutarmi anche a fare bene come assessore. Immagino la possibilità che si creino sinergie e collaborazioni tra i Dipartimenti, non solo il mio, ed il Comune”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n.13-14 – 2024 – Pagina 30-31