Il lavoro femminile in Campania dagli aspetti normativi alla narrazione

Alla Vanvitelli un gruppo di ricerca che incrocia visione giuridica e letteraria. ‘Rappresentazioni e prospettive del lavoro femminile in Campania’ è il tema oggetto di studi, indagato da docenti provenienti sia dal Dipartimento di Lettere e Beni Culturali, che di Giurisprudenza, in un arco temporale di ben 100 anni: dal 1945 al 2025.
Il team, che ha come ‘principal investigator’ la prof.ssa Elena Porciani, vede nella compagine giuridica i professori Filomena D’alto, Massimo Tita e Mario Passaretta e, per quella di Lettere, i professori Francesco Sielo e Daniela Carmosino. Mercoledì 12 febbraio, il gruppo ha presentato per la prima volta il progetto in un convegno internazionale che ha visto il coinvolgimento anche dei professori Carlo Baghetti, Centre National de la Recherche Scientifique, e Angela Condello, dell’Università di Messina. Presenti anche Daniela Fucito, Consigliera Piccola Industria e Confindustria Caserta; Daniela Santarpia e Daniela D’Addio, della cooperativa sociale “EVA”, e Valentina Ricchezza, giudice del lavoro e della previdenza sociale presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Il tema del lavoro femminile, seguendo il fil rouge del femminismo, viene esaminato dagli aspetti più strettamente normativi a quello della narrazione, passando, ad esempio, dal coinvolgimento delle donne nell’impresa e la questione delle quote rosa, affrontate dal prof. Passaretta, alla rappresentazione giudiziaria del lavoro femminile, trattata dalla prof.ssa D’alto, fino alle serie tv e a come la donna lavoratrice è stata storicamente raccontata sul piccolo schermo. Una delle esperienze campane vagliate da questo studio è stata l’ex fabbrica Olivetti di Pozzuoli: una realtà imprenditoriale avanguardistica per i tempi in cui è nata dove, in un’Italia in cui le donne ancora non votavano, erano qui invece in prima fila, non più relegate ad un ruolo meramente decorativo, bensì fortemente rappresentativo.
Della Olivetti hanno trattato sia il prof. Tita, che ci ha raccontato il progetto, che il prof. Sielo, intrecciando le due branche del sapere: il primo, infatti, ha sottolineato l’inscindibilità del rapporto tra lavoro e giustizia; il secondo ha ripercorso il racconto delle rivendicazioni delle operaie campane restituitoci dalla letteratura dell’epoca. Della narrazione su piccolo schermo, invece, se ne sono occupate le prof.sse Carmosino e Porciani, che si sono soffermate sull’analisi de ‘L’amica geniale’, tratta dai romanzi di Elena Ferrante, intercettando l’importante ruolo che le serie tv giocano nella trasformazione dell’immaginario collettivo e di come, nelle produzioni più recenti, si stia invertendo la rotta.
Gli uomini vengono sempre rappresentati come quelli che devono partire perché devono lavorare e devono affermarsi – riporta il prof. Tita – Alla donna questo non succede: se io la rappresento sempre come moglie, madre o una che al massimo può fare la sartina, non la vedrò mai come un’imprenditrice o come una che, per dire, sacrifica anche l’amore in nome del lavoro”. Il progetto, nato in occasione di un bando di Ateneo, è risultato vincitore di alcuni finanziamenti che consentiranno di far confluire i vari interventi ed articoli all’interno di un libro, che verrà presto prodotto dalla casa editrice ETS.
Giulia Cioffi
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Ateneapoli – n. 3 – 2025 – Pagina 31

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