“Si sceglie Ingegneria perché è una ‘bella laurea’, un settore che permette di gestire i problemi della società trovando soluzioni in campo applicativo”: a parlare è il prof. Alessandro Mandolini, Ordinario di Geotecnica e Direttore del Dipartimento che ha sede ad Aversa, il quale sottolinea l’alto tasso di occupazione dei laureati: “Entro un anno dalla laurea l’occupazione è dell’80%, che diventa il 95 o addirittura il 100% entro il terzo anno”.
Il Dipartimento, nelle sue due sedi di via Roma e via Michelangelo, offre una vasta gamma di servizi, tra cui aule spaziose e dotate di ogni comfort, aree relax e moltissimi laboratori che costituiscono l’anima della formazione e “coprono tutte le aree dell’ingegneria: civile e ambientale, industriale e dell’informazione”. L’applicazione pratica delle nozioni apprese in aula è un elemento irrinunciabile per i futuri ingegneri.
Ne è un esempio Scuderia Vanvitelli, squadra ufficiale di Formula Student ‘made in Vanvitelli’ con studenti di varie branche dell’ingegneria (e non solo) che ha come obiettivo l’avvicinamento al mondo dell’automotive e del motorsport attraverso la partecipazione alla competizione Formula SAE.
Finora la squadra ha partecipato con la sola progettazione di un veicolo sportivo. “L’anno scorso ci siamo posizionati quarti, in Portogallo – racconta Mandolini – ma qualcosa di nuovo bolle in pentola. Con il Rettore Nicoletti, infatti, stiamo discutendo i dettagli per la realizzazione di un’officina in cui realizzeremo il primo prototipo vanvitelliano di un veicolo sportivo”.
Altro esempio: nel laboratorio di stampa 3D si producono oggetti avanguardistici e innovativi: “In collaborazione con grandi aziende, abbiamo realizzato (nella parte prototipale) componenti che sono stati montati su Maserati di serie”.
In partenza nuovi progetti inerenti il Corso di Laurea in Ingegneria biomedica: “in collaborazione con i colleghi di Medicina metteremo a punto delle protesi che simulano gli organi reali per studiare nuove applicazioni. Già adesso nei nostri laboratori abbiamo prototipi di polmone”. Per quel che riguarda l’Ingegneria Civile: “nei nostri laboratori vengono simulati fenomeni di innesco delle famose colate rapide di fango, come quelle che colpirono Sarno e Quindici nel 1998, al fine di studiarle nel dettaglio su scala di laboratorio e trovare nuovi sistemi di prevenzione”.
In futuro ulteriori laboratori si ipotizza saranno ubicati nel nuovo campus – in condivisione col Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale – in fase di realizzazione. Tante anche le attività promosse: le competizioni, come la Cyber Challenge a cui partecipano gli studenti di Ingegneria informatica, le uscite outdoor e le visite alle aziende, i seminari tenuti da esperti e le fitte collaborazioni con enti del territorio – ad esempio quella con il prestigioso Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali, presso cui gli allievi possono svolgere tirocini e svolgere attività finalizzate alla redazione della tesi di laurea.
L’offerta formativa del Dipartimento. Sono cinque le Lauree Triennali: Ingegneria Aerospaziale, Meccanica, Energetica; Ingegneria Biomedica; Ingegneria Civile-Edile-Ambientale; Ingegneria Elettronica e Informatica; Ingegneria Gestionale. Completano il quadro le sette Lauree Magistrali. “Il primo anno di ogni Corso è pressoché uguale per tutti – spiega il prof. Mandolini – Solo dal secondo anno si procede con insegnamenti più caratterizzanti”. L’esame più complicato, quello cioè che determina il maggior numero dei ritardi nel conseguimento del titolo, è senza dubbio Analisi matematica.
Per facilitare gli studenti: “abbiamo spezzato l’esame in due. C’è anche un corso base di Matematica che si pone lo scopo di colmare le lacune evidenziate dal Tolc”. Sì, perché tutti i Corsi di Laurea Triennale sono ad accesso libero, ma prevedono un test Tolc-Cisia che non preclude l’iscrizione, ma indica quali sono le discipline nelle quali la matricola presenta le maggiori criticità.
Fisiologico per il Direttore il fenomeno dell’abbandono degli studi: “Ai miei tempi a Ingegneria si entrava in 80 e si usciva in 20. Era considerata una cosa normale, perché non c’era l’obbligo sociale della laurea e si accettava più serenamente che lo studente potesse aver semplicemente sbagliato vocazione. Oggi se lo studente abbandona si considera responsabile la struttura, ma la verità è che entrano in gioco molti fattori, come ad esempio il non voler deludere le aspettative dei genitori, magari del padre ingegnere”. Dunque, è fondamentale “seguire la propria vocazione”.
Ingegneria è a cura di Nicola Di Nardo
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Guida Universitaria – Pagina 109