“Mantenere salda la propria identità” per prevenire la dipendenza dalla tecnologia

“Mantenere salda la propria identità” per prevenire la dipendenza dalla tecnologia

Il prof. Andrea Fiorillo neo Presidente della European Psychiatric Association

È un caso di questi giorni quello di un 58enne bolzanese che negli scorsi giorni è passato agli onori della cronaca per aver aperto il vaso di Pandora in merito alla dipendenza da Chat Gpt, intelligenza artificiale in grado di rispondere alle sollecitazioni degli utenti come farebbe un essere umano. Una dipendenza sviluppata perché con il bot si può teoricamente parlare di ogni cosa fino a dimenticarti che esiste un mondo là fuori. Insomma, uno scenario che rievoca il premiato film ‘Her’, dove appunto il protagonista intesse una relazione amorosa con un sistema operativo estremamente intelligente.

Oltre le proteste quindi, riguardo alla possibilità che l’impiego di questi sistemi si riverberi sull’esercizio di molte professioni editoriali e creative – Chat Gpt è in grado di scrivere autonomamente testi molto accurati – c’è anche il non trascurabile tema della dipendenza. Ne abbiamo parlato con il prof. Andrea Fiorillo, docente di Psichiatria della Vanvitelli e nuovo Presidente della European Psychiatric Association, organizzazione che conta 80mila iscritti in oltre 40 Paesi e che ha avuto altri due presidenti italiani – Mario Maj e Silvana Galderisi – anch’essi docenti dell’Ateneo campano.

“Oltre alle implicazioni meramente etiche, delle quali non posso occuparmi, c’è senz’altro un problema di dipendenza patologica – afferma il docente – La dipendenza da tecnologia è simile a tutte le altre forme di dipendenza, ma presenta connotati più insidiosi. La tecnologia, infatti, permea ormai ogni aspetto delle nostre vite ed è molto facile cadere in trappola”.
Un fenomeno peraltro estremamente democratico, contrariamente a quanto si pensava in origine: “Abbiamo sondato il problema in lungo e in largo, cercando di capire se vi fosse una fascia più colpita di altre. Sebbene tra i più vulnerabili vi siano gli adolescenti e i giovani adulti – che fanno un uso massiccio della tecnologia – il caso del 58enne dimostra che è vero anche il contrario. Non esiste, dunque, una stretta correlazione tra depressione, alcolismo, solitudine, età e dipendenza da tecnologia, sebbene certe condizioni possano aumentarne il rischio. Il fenomeno è assolutamente democratico e, stando a quello che ci dicono i risultati, nessuno ne è veramente immune”.

Come prevenire il rischio di sviluppare una dipendenza patologica? “Limitare il tempo che si passa sui dispositivi tecnologici e ricordarsi di mantenere salda la propria identità, praticare attività all’aperto per salvaguardare la propria salute fisica – che in questi casi può venire compromessa – e chiedere aiuto quando ci si accorge di avere un problema. Queste misure sono importantissime per evitare che la situazione degeneri. Chi ne è colpito è portato a pensare di poter smettere in qualunque momento, ma non è così; più passa il tempo, più l’abitudine si stabilizza, più sarà complicato uscirne”, sottolinea il docente, che nei prossimi due anni sarà impegnato a mettere in atto il programma col quale si è presentato alla European Psychiatric Association.

Tra i dieci punti in cui si articola vi è anche l’impiego delle risorse digitali per favorire una cultura della salute mentale in tutti i Paesi europei, specialmente in quelli dove il sistema è più fragile, a dimostrazione di quanto la tecnologia possa rappresentare un utile strumento. Attenzione ai segnali, dunque, parlando di dipendenze: quando si sente l’esigenza di passare più tempo del necessario davanti allo schermo, è importante forzarsi a non farlo, preferendo magari un caffè con gli amici o una passeggiata nel parco. La tecnologia sta ridisegnando i confini della nostra geografia antropologica, ma possiamo trarne del buono se solo ci ricordiamo di impiegarla in modo funzionale. Una tecnologia utile, infatti, è una tecnologia asservita agli esseri umani e non una a cui gli esseri umani sono asserviti.
Nicola Di Nardo

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