Creativi e indipendenti: il ritratto degli studenti italiani del prof. Gianluca Iaccarino, docente negli Usa

Creativi e indipendenti: il ritratto degli studenti italiani del prof. Gianluca Iaccarino, docente negli Usa

Il ritorno da visiting professor nell’Ateneo che lo ha laureato

“Degli studenti italiani mi colpisce sempre la grande creatività ed indipendenza. Questo orientamento, anche frutto del sistema complesso nel quale crescono, è un vantaggio per il futuro professionale. Lo ritrovo anche nella mia storia di studente qui a Napoli”. Il prof. Gianluca Iaccarino, ordinario di Ingegneria Meccanica alla Stanford University, è tornato alla Federico II per questo semestre in qualità di visiting professor e sta insegnando Turbolenza agli aspiranti ingegneri aerospaziali.

“Il corso – spiega – è strutturato sulla base delle attività di ricerca che conduco negli Stati Uniti. Con la classe abbiamo già affrontato il problema della turbolenza nella letteratura scientifica, evidenziando i modelli che descrivono le caratteristiche di questo tipo di flusso, e ora stiamo approcciando gli aspetti più pratici della materia, di simulazione numerica e analisi mediante calcolatore”. Il suo interesse per la fluidodinamica con simulazioni numeriche al calcolatore è nato proprio tra i banchi di Ingegneria, “quando questi studi non erano poi così battuti come ora. Ci pensavo giusto un po’ di tempo fa. Sono trascorsi esattamente trent’anni da quando mi sono laureato in Ingegneria Aeronautica alla Federico II”.

Un Dottorato a Bari, un lungo periodo al CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali) e poi la partenza per gli States, meta Stanford, dove, nel corso degli anni, ha focalizzato i suoi interessi di ricerca sull’uso del calcolo e dei dati per risolvere problemi di energia, biomedicina, aerodinamica, propulsione, design. Tante le soddisfazioni nella sua lunga carriera. Nel 2011, ad esempio, il ‘Presidential Early Career Award’, un premio istituito per finanziare i progetti di ricerca di giovani ingegneri e scienziati, ricevuto dall’allora Presidente Barack Obama: “Un riconoscimento speciale che mi dette l’opportunità di muovermi in un settore diverso, quello delle energie rinnovabili, e di lavorare ad un sistema di sviluppo per la cattura di energia solare, progetto ora concluso, ed energia eolica, questo tuttora in corso”.

Più di recente, quattro anni fa, la direzione dell’Institute for Computational Mathematical Engineering, “un Dipartimento di Stanford che eroga programmi di Master e Dottorato e vanta un’ampissima gamma di filoni di ricerca, dall’ingegneria più classica alla data science”. All’attivo ha molti progetti innovativi. Alcuni incentrati “sull’uso di algoritmi e della computer vision in campo biomedicale, per il riconoscimento e la classificazione di sintomi di malattie”. Ma torniamo a Napoli e alle sue lezioni di Turbolenza: “All’inizio avevo intenzione di tenere l’intero corso in inglese, poi ho introdotto anche l’italiano. La lingua straniera non era una barriera all’apprendimento, però mi sono accorto che, passando all’italiano, la classe è diventata più pronta ad interrompere e a porre domande”.

Creativi e indipendenti, così ha definito gli studenti italiani: “In venticinque anni di insegnamento a Stanford ho incontrato tantissimi studenti da tutto il mondo, altamente selezionati, ma gli italiani non sono secondi a nessuno. La loro qualità è indiscutibile”. Un consiglio ai suoi allievi: “Essere sempre appassionati e curiosi perché queste sono le doti che permettono di superare ogni difficoltà, finanche quelle materiali legate all’ecosistema universitario e cittadino, dall’organizzazione delle aule o degli spazi studio ai trasporti. E poi invito a valutare un’esperienza di studio all’estero o semplicemente in un’altra regione italiana”.

E, riferendosi nello specifico allo studio dell’Ingegneria, ricorda: “serve molta pazienza per costruire basi solide, prima di procedere con una specializzazione identificando e scegliendo tutti quei corsi in linea con le aspettative future di carriera. Ma bisogna avere le idee chiare”. A proposito di mercato del lavoro, dice: “Il settore dell’ingegneria industriale ha spazi notevoli anche se forse per il comparto aeronautico, rispetto al passato, ora l’offerta supera la domanda. Ma c’è da dire che chi studia Ingegneria acquisisce conoscenze altamente trasferibili, che travalicano il settore specifico, soprattutto quando parliamo di nuove tecnologie e data science”. Il docente, arrivato a Napoli ad aprile (aveva cominciato il corso in remoto), è nuovamente in viaggio (meta l’Inghilterra), “poi ritornerò a giugno per tenere gli esami in presenza”.

La sua casa, però, resta Stanford, California. Dove confessa di sentire “la mancanza della famiglia e degli amici, così come del cibo e dell’atmosfera estiva che si respira in Italia. Certi aspetti della vita in questo paese sono difficilmente replicabili altrove. Io, comunque, torno spesso in Italia, per cui il mio distacco non è stato così radicale”. E conclude con una battuta: “Sono felice di essere tornato a Napoli con la vittoria dello scudetto. Vivere questi festeggiamenti a distanza non sarebbe stata la stessa cosa!”.
Carol Simeoli

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