“Il nostro obiettivo è sempre stato quello di mettere lo studente al centro dell’attenzione per consentirgli di studiare in ambienti il più confortevoli possibile. Nell’ultimo anno abbiamo investito tre milioni di euro proprio in questa direzione, siamo intervenuti nelle aule dei vari Dipartimenti a Caserta e Napoli. Abbiamo migliorato arredi e tecnologie, sono stati ristrutturati il Chiostro di Architettura e le aule di Sant’Andrea delle Dame, siamo intervenuti al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche, a Psicologia ed a Studi Politici, così per gli spazi verdi di viale Lincoln dedicati sempre ai nostri giovani”. È di segno positivo il bilancio del mandato in scadenza nei prossimi mesi il Rettore dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, prof. Giuseppe Paolisso.
In due anni di ostinato lavoro e con una buona dose di pazienza, è riuscito a cambiare anche il nome dell’Ateneo, attribuendo una precisa identità anche geografica a quella che era la Seconda Università: “è stata l’avventura delle avventure, abbiamo iniziato a marzo del 2015 per finire a novembre del 2017 con una serie di difficoltà politiche che non immaginavo, un iter interminabile dove tutti hanno avuto modo di esprimere la propria opinione. Con la nuova denominazione siamo riusciti ad eliminare il concetto di ‘Secondo Ateneo di Napoli’ puntando sul radicamento nel territorio casertano, abbiamo scelto il nome di Vanvitelli, un personaggio la cui cultura è legata a Caserta”.
Oltre al nome, innovativa è stata anche la scelta del logo. Ancora una volta la spinta verso il mondo studentesco ha avuto la meglio con una grafica moderna e d’impatto: “inizialmente anche io avevo delle perplessità sul simbolo, poi fortunatamente la scelta si è rivelata vincente ed apprezzata da tutti”. Innovazioni che probabilmente hanno inciso anche sulla crescita delle immatricolazioni: “Senza dubbio il trend positivo degli ultimi anni è frutto di una opera di comunicazione significativa legata al nuovo logo. Abbiamo evidenziato e fatto apprezzare il valore dell’Ateneo e devo dire che la dott.ssa Fabrizia Ruggiero, supportata da alcuni docenti e un adeguato numero di personale dedicato all’Ufficio comunicazione, si è molto impegnata”. Saldo anche il rapporto con il territorio: “Lavoriamo in sinergia con le istituzioni scolastiche, svolgiamo con loro progetti ed esperienze di alternanza scuola/lavoro e, grazie ad importanti iniziative di orientamento come V:Orienta e ad altre promosse dai Dipartimenti, riusciamo ad avere con le aspiranti matricole contatti molto stretti favorendo la consapevolezza della scelta del percorso universitario. Sicuramente l’Ateneo ha maturato una reputazione territoriale che è nettamente migliorata rispetto a qualche anno fa, ritengo sia un aspetto cruciale”. Ma per essere attrattivi non basta solo vantare aule moderne ed una buona comunicazione: “Ci sono altri importanti fattori”. Paolisso quindi cita l’ampliamento del corpo docente – “Abbiamo per esempio ringiovanito l’età media dei docenti con 250 nuove assunzioni negli ultimi 4 anni” – e l’adeguamento dell’offerta formativa – “ci siamo allineati alle esigenze di mercato del lavoro, abbiamo incrementato i Corsi in lingua inglese, ne abbiamo sette”. Tanto impegno anche sul versante della ricerca: “colgo l’occasione per ringraziare il prof. Vincenzo Nigro e la prof.ssa Lucia Altucci che hanno svolto un’opera egregia nel guidare l’Ateneo nei vari processi legati anche all’attività di ricerca”.
Uno degli ostacoli lamentati dal mondo accademico: la lentezza della burocrazia. La ricetta Paolisso, considerato dai più persona dinamica e concreta: “Ci siamo organizzati ed abbiamo messo in atto una serie di procedure per snellire l’operato degli amministrativi. Per la prima volta, dopo quindici anni, abbiamo operato anche una rotazione dei Segretari amministrativi dei Dipartimenti e dei Dirigenti delle Ripartizioni. Una operazione di trasparenza, non semplice, ma ha funzionato, i Dirigenti hanno acquisito altre informazioni ed un maggior patrimonio culturale che ha sicuramente favorito la loro crescita”.
Internazionalizzazione, da sempre uno dei cavalli di battaglia del Rettore: “Abbiamo investito tanto ed i risultati non sono mancati. In questi anni è aumentato di 5 volte il patrimonio di studenti stranieri provenienti dall’Europa e da paesi extraeuropei. Dal 2017 ad oggi l’Università Vanvitelli ha investito in ricerca 50 milioni di euro, per l’adeguamento del parco tecnologico, per bandi di ricerca interateneo e per assegni di ricerca e borse di dottorato nazionali e internazionali. Grazie ai nostri dottorati di ricerca che accolgono allievi provenienti dalla Russia, dal Pakistan, dall’India e dalla Cina, si è creata una fidelizzazione che ci ha permesso il potenziamento di scambi di ricerca. Abbiamo aumentato, inoltre, in maniera estremamente significativa i double degree, titoli congiunti con altre Università. Oggi sono undici, li abbiamo con la Turchia, la Russia, la Francia, la Spagna, la Cina ed il Brasile. Tutte attività che hanno permesso la crescita della nostra reputazione a livello internazionale”.
Insomma, tanto del programma di inizio mandato è stato realizzato: “La maggior parte degli obiettivi li ho raggiunti nel 2019, ora sono impegnato a consegnare al futuro Rettore un Ateneo cresciuto, migliorato e competitivo”.
Il candidato unico al momento è il prof. Gianfranco Nicoletti, attuale Prorettore Vicario. Si profila una gestione in continuità? “Sembra una scelta sedimentata dall’Ateneo, già si lavora come se ci fosse una transizione. L’idea è quella di avere un nuovo Rettore che continui, ovviamente con le sue idee, il suo carattere, la sua personalità, sulla scia di un percorso che insieme abbiamo tracciato. Il prof. Nicoletti mi ha affiancato in tante battaglie, è una persona molto intelligente e preparata che conosce benissimo le procedure ed ha avuto un ruolo fondamentale in tantissime decisioni dell’Ateneo. È stato in prima linea in tante occasioni, conosce tutte le difficoltà che abbiamo incontrato, conosce tutte le difficoltà che abbiamo incontrato, ma soprattutto sa come risolverle”.
In due anni di ostinato lavoro e con una buona dose di pazienza, è riuscito a cambiare anche il nome dell’Ateneo, attribuendo una precisa identità anche geografica a quella che era la Seconda Università: “è stata l’avventura delle avventure, abbiamo iniziato a marzo del 2015 per finire a novembre del 2017 con una serie di difficoltà politiche che non immaginavo, un iter interminabile dove tutti hanno avuto modo di esprimere la propria opinione. Con la nuova denominazione siamo riusciti ad eliminare il concetto di ‘Secondo Ateneo di Napoli’ puntando sul radicamento nel territorio casertano, abbiamo scelto il nome di Vanvitelli, un personaggio la cui cultura è legata a Caserta”.
Oltre al nome, innovativa è stata anche la scelta del logo. Ancora una volta la spinta verso il mondo studentesco ha avuto la meglio con una grafica moderna e d’impatto: “inizialmente anche io avevo delle perplessità sul simbolo, poi fortunatamente la scelta si è rivelata vincente ed apprezzata da tutti”. Innovazioni che probabilmente hanno inciso anche sulla crescita delle immatricolazioni: “Senza dubbio il trend positivo degli ultimi anni è frutto di una opera di comunicazione significativa legata al nuovo logo. Abbiamo evidenziato e fatto apprezzare il valore dell’Ateneo e devo dire che la dott.ssa Fabrizia Ruggiero, supportata da alcuni docenti e un adeguato numero di personale dedicato all’Ufficio comunicazione, si è molto impegnata”. Saldo anche il rapporto con il territorio: “Lavoriamo in sinergia con le istituzioni scolastiche, svolgiamo con loro progetti ed esperienze di alternanza scuola/lavoro e, grazie ad importanti iniziative di orientamento come V:Orienta e ad altre promosse dai Dipartimenti, riusciamo ad avere con le aspiranti matricole contatti molto stretti favorendo la consapevolezza della scelta del percorso universitario. Sicuramente l’Ateneo ha maturato una reputazione territoriale che è nettamente migliorata rispetto a qualche anno fa, ritengo sia un aspetto cruciale”. Ma per essere attrattivi non basta solo vantare aule moderne ed una buona comunicazione: “Ci sono altri importanti fattori”. Paolisso quindi cita l’ampliamento del corpo docente – “Abbiamo per esempio ringiovanito l’età media dei docenti con 250 nuove assunzioni negli ultimi 4 anni” – e l’adeguamento dell’offerta formativa – “ci siamo allineati alle esigenze di mercato del lavoro, abbiamo incrementato i Corsi in lingua inglese, ne abbiamo sette”. Tanto impegno anche sul versante della ricerca: “colgo l’occasione per ringraziare il prof. Vincenzo Nigro e la prof.ssa Lucia Altucci che hanno svolto un’opera egregia nel guidare l’Ateneo nei vari processi legati anche all’attività di ricerca”.
Uno degli ostacoli lamentati dal mondo accademico: la lentezza della burocrazia. La ricetta Paolisso, considerato dai più persona dinamica e concreta: “Ci siamo organizzati ed abbiamo messo in atto una serie di procedure per snellire l’operato degli amministrativi. Per la prima volta, dopo quindici anni, abbiamo operato anche una rotazione dei Segretari amministrativi dei Dipartimenti e dei Dirigenti delle Ripartizioni. Una operazione di trasparenza, non semplice, ma ha funzionato, i Dirigenti hanno acquisito altre informazioni ed un maggior patrimonio culturale che ha sicuramente favorito la loro crescita”.
Internazionalizzazione, da sempre uno dei cavalli di battaglia del Rettore: “Abbiamo investito tanto ed i risultati non sono mancati. In questi anni è aumentato di 5 volte il patrimonio di studenti stranieri provenienti dall’Europa e da paesi extraeuropei. Dal 2017 ad oggi l’Università Vanvitelli ha investito in ricerca 50 milioni di euro, per l’adeguamento del parco tecnologico, per bandi di ricerca interateneo e per assegni di ricerca e borse di dottorato nazionali e internazionali. Grazie ai nostri dottorati di ricerca che accolgono allievi provenienti dalla Russia, dal Pakistan, dall’India e dalla Cina, si è creata una fidelizzazione che ci ha permesso il potenziamento di scambi di ricerca. Abbiamo aumentato, inoltre, in maniera estremamente significativa i double degree, titoli congiunti con altre Università. Oggi sono undici, li abbiamo con la Turchia, la Russia, la Francia, la Spagna, la Cina ed il Brasile. Tutte attività che hanno permesso la crescita della nostra reputazione a livello internazionale”.
Insomma, tanto del programma di inizio mandato è stato realizzato: “La maggior parte degli obiettivi li ho raggiunti nel 2019, ora sono impegnato a consegnare al futuro Rettore un Ateneo cresciuto, migliorato e competitivo”.
Il candidato unico al momento è il prof. Gianfranco Nicoletti, attuale Prorettore Vicario. Si profila una gestione in continuità? “Sembra una scelta sedimentata dall’Ateneo, già si lavora come se ci fosse una transizione. L’idea è quella di avere un nuovo Rettore che continui, ovviamente con le sue idee, il suo carattere, la sua personalità, sulla scia di un percorso che insieme abbiamo tracciato. Il prof. Nicoletti mi ha affiancato in tante battaglie, è una persona molto intelligente e preparata che conosce benissimo le procedure ed ha avuto un ruolo fondamentale in tantissime decisioni dell’Ateneo. È stato in prima linea in tante occasioni, conosce tutte le difficoltà che abbiamo incontrato, conosce tutte le difficoltà che abbiamo incontrato, ma soprattutto sa come risolverle”.