L’11 marzo, in occasione delle manifestazioni per la Giornata internazionale della donna, si è tenuto al Dipartimento di Economia un seminario, con un focus specifico sul Diritto Privato, che ha colto l’opportunità di presentare il libro di Vincenzo de Lucia: ‘Storie di donne. Stupri in tempi di guerra caduti nell’oblio’, a cura della prof.ssa Annamaria Rufino, docente di Sociologia del diritto alla Vanvitelli. L’autore esamina le violenze perpetuate in guerra nei confronti delle donne da parte dei soldati del fronte opposto, definendole “violenze impersonali” e parlando di questo fenomeno come un qualcosa che appare “più violento e più crudo”, in quanto i soprusi avvenivano solo perché le donne appartenevano al nemico. De Lucia afferma che l’intera storia è scritta dal dominante e riporta un motto di Hitler e dei fascisti ‘Il mondo della donna è l’uomo’: una realtà di ‘donne casalinghe’ intente a cucinare per il proprio marito. A riflettere sui traguardi e sugli obiettivi che sono stati raggiunti nell’ambito dei diritti e della parità di genere, la prof.ssa Maria Antonia Ciocia, Direttrice del Dipartimento, “conquiste destinate a infrangersi come un foglio di cristallo” se all’art. 3 della Costituzione, che afferma la parità, fa da contraltare l’art. 31 che considera la donna come una presenza da proteggere, quasi alla pari di un bambino. Nonostante qualcosa sia cambiato, ci si trova ancora a fare i conti con episodi del microcosmo familiare che dimostrano il contrario, dunque “l’emancipazione femminile deve essere una battaglia della donna con sé stessa”. La prof.ssa Giovanna d’Alfonso condivide il ricordo delle orme degli stivali dei soldati russi che occuparono la casa della madre. Poi cita la Convenzione di Istanbul del 2021 come di “una cornice, una spinta agli Stati per intervenire”, Stati che si sono impegnati a rispettare le famose 4 P: prevenire, proteggere, perseguire, politiche integrate. Della “metamorfosi della donna da soggetto sottoposto al diritto a soggetto protagonista” nel Diritto Privato parla la prof.ssa Alessia Mignozzi. Ricorda l’art. 150 del Codice Civile del 1865 sulla separazione dei coniugi la prof.ssa Paola Grimaldi: le sevizie e le ingiurie erano legittimate come causa scatenante della separazione, in base alla gravità. Atti che, riflette Grimaldi, venivano interpretati successivamente dai tribunali in base alla soglia di legittimità della violenza, come se esistesse un tipo di violenza più o meno grave, atteggiamento che rimanda al topos, risentito ancora oggi, della donna provocatrice. L’agenda 2030, approvata nel 2015 dai Paesi dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), che ha lo scopo primario di rendere il mondo più sostenibile entro il 2030, propone al quinto obiettivo il raggiungimento della parità di genere. “Un obiettivo strategico per tutti gli altri, strettamente collegato all’idea di sviluppo sostenibile”, sottolinea la prof.ssa Manuela Migliardi, poiché “non ci può essere una transizione ecologica senza una transizione sociale”. Poi si sofferma sul gender gap nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e riporta tre esempi di donne che hanno dato un grande contributo in questo campo: i due Premi Nobel Marie Curie e Rita Levi Montalcini, e Filomena de Stefano, prima donna a diventare un avvocato.
Filomena Parente
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Ateneapoli – n. 5 – 2025 – Pagina 32