Analisi del testo e messa in scena di un’opera di Dario Fo: gli studenti incontrano il teatro

Analizzare il testo, comprendere la trasposizione in scena, le implicazioni della scrittura scenica e il passaggio ad un altro tipo di linguaggio. Questa l’impalcatura generale, nonché gli scopi del ciclo di seminari ‘Metodologie di analisi dello spettacolo teatrale’, coordinato dal prof. Paolo Sommaiolo. I sei incontri in programma, della durata di due ore ciascuno – il primo il 3 aprile – sono finalizzati allo studio e all’approfondimento critico di ‘Morte accidentale di un anarchico’ di Dario Fo, che andrà in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 13 maggio al 1° giugno per la regia di Antonio Latella.
Assistere allo spettacolo e partecipare all’incontro a latere con regista e attori, con la presenza del docente stesso, servirà poi ai partecipanti per un ultimo seminario in cui saranno chiamati a discuterne criticamente, formando dei gruppi. “Questo tipo di iniziativa non è una novità assoluta – spiega Sommaiolo – stiamo riprendendo questa tradizione per creare dei piccoli gruppi di studenti interessati a lavorare su questi temi e portarli in teatro. E oggi come allora, l’idea è di spiegare loro a cosa bisogna prestare attenzione durante uno spettacolo, a partire dal testo stesso e da una sua analisi”.
Ma non solo: “la nostra disciplina va ben oltre, spiegando come avviene la trasposizione di un testo sulla scena, cosa che implica l’analisi della scrittura scenica; serve chiedersi cosa diventa quel testo quando viene tradotto in un altro tipo di linguaggio, che nel caso del teatro è plurisegnico. L’omologo della pagina diventa lo spazio scenico ed è lì che si deve scrivere lo spettacolo, che a sua volta comprende codici e segni che appartengono a territori estetici diversi: la musica, gli effetti di luce, l’organizzazione del palco, la recitazione degli attori, la parola, il linguaggio del corpo”. Un qualcosa di talmente complesso che nel tempo sono nate due scuole di pensiero in merito: “la concorrenza di tutti questi segni che appartengono ad ambiti estetici esterni trasforma il teatro in una sorta di super arte o, al contrario, non lo rende affatto un’arte?”.
Un passaggio ulteriore del ciclo, al netto della questione teorica e delle scuole di pensiero, sarà “capire come tutti questi elementi sono stati combinati nello spettacolo dal regista o dalla compagnia nella sua totalità”.
E già, lo spettacolo. Su ‘Morte accidentale di un anarchico’ Sommaiolo ha detto: “dopo il primo incontro, di natura introduttiva e metodologica, parlerò a grandi linee di Dario Fo – purtroppo le ultime generazioni non hanno tutta questa attenzione verso il teatro, la memoria è sempre più corta, si vive in un eterno presente e ci si mantiene poco aggiornati sul passato – e Antonio Latella, per far capire anche da quali esperienze arriva il regista, che è capace di ricorrere a testi più classici ma alla sua maniera, essendosi nutrito di tutta la contemporaneità del teatro”. Ma gli incontri preliminari, cioè quelli di preparazione allo spettacolo, saranno utili anche per una vera e propria analisi del testo: “servirà chiedersi com’è stato pensato da Fo quando l’ha scritto, se ha già in sé un’idea di come possa essere portato in scena e, di contro, in cosa può discostarsi l’impronta di Latella”.
Dopo essere stati al Bellini – “in quell’occasione, dopo la messa in scena, porrò personalmente delle domande per svelare ai ragazzi ulteriori meccanismi di progettazione dello spettacolo” – si tornerà in aula il 22 maggio per l’ultimo incontro. A quanto pare, stando all’esperienza maturata da Sommaiolo, i feedback degli studenti rispetto a seminari così partecipativi e dinamici sarebbero assai positivi: “se gli diamo le chiavi per entrare dentro le cose, risvegliamo in loro l’interesse”. D’altra parte è tutta l’impostazione metodologica del docente ad essere così: “l’approccio è lo stesso anche durante le lezioni (Discipline dello Spettacolo, ndr)”. Il punto vero è far parlare le opere, sottolineando “la necessità di guardare loro con un occhio moderno, altrimenti sarebbe impossibile portare ancora in scena le tragedie greche”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n. 4 – 2025 – Pagina 37

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