“Da noi si studia per diventare orientalisti”

Cenerentola de L’Orientale, un piccolo gioiello incastonato tra le mura di Palazzo Corigliano a Piazza San Domenico Maggiore, Asia, Africa e Mediterraneo è il più piccolo dei tre Dipartimenti – 454 gli immatricolati quest’anno. Nato nel 2012 dall’unione di tre strutture – ovvero Studi Asiatici; Mondo Classico e Mediterraneo Antico; Studi e Ricerche su Africa e Paesi Arabi – nondimeno, è anche l’unico ad essere rientrato per due quadrienni consecutivi (2018-2022 e 2023-2027) nell’Eccellenza, ottenendo fondi importanti che tuttora sta investendo innanzitutto nel reclutamento di docenti.
“Garantiamo un’alta formazione – spiega ad Ateneapoli la Direttrice, prof.ssa Roberta Giunta, che a inizio 2024 ha raccolto l’eredità del prof. Andrea Manzoin un ambito di studi che riguarda aspetti politici, linguistici, culturali, sociali di un’area geografica vastissima e cronologicamente andiamo dalla preistoria all’età contemporanea”. E infatti: dagli studi classici all’africanistica; da quelli sul Vicino e Medio Oriente fino all’Asia centrale; e ancora l’Islam, l’Indologia, la Tibetologia, l’Indonesianistica; per chiudere con la Sinologia, la Nipponistica e la Coreanistica.
Un patrimonio vastissimo – che si fa pure orizzonte di ricerca costante – racchiuso in due Triennali, Culture antiche e archeologia: Asia, Africa e Mediterraneo e Lingue e Culture orientali e africane, e tre Magistrali. Di queste ultime, la vera novità è Saperi umanistici e tecnologie digitali, Corso interdipartimentale e interateneo, coordinato dal prof. Giuseppe Porzio e realizzato con la Parthenope, che sarà battezzato a partire dal prossimo ottobre. “Un percorso nato con grande fatica, grazie all’impegno di tanti docenti e con la collaborazione proficua di tutti e tre i Dipartimenti: stiamo andando tutti nella stessa direzione, pur mantenendo intatte le peculiarità”.
Poi aggiunge: “è una Magistrale in continuità con entrambe le nostre Triennali, consentirà agli iscritti di lavorare con la valorizzazione dei contenuti digitali, la conservazione degli archivi”. Tutte discipline che “stanno avendo successo e che i tempi attuali ci impongono. È una sfida e la affronteremo anche grazie alle competenze importanti della Parthenope”.
Giunta ne approfitta per anticipare anche alcuni punti salienti della riforma che entrerà in vigore nel 2025. Se Civiltà antiche ha già provveduto lo scorso anno a adeguarsi rivedendo la sua struttura – “il Corso è sempre più apprezzato, Rollo e altri colleghi sono sempre in prima fila, anche nei tanti scavi scuola, il prossimo sarà a Peticosa” – Lingue e culture orientali e africane abbandonerà i curricula e sposerà “sette, otto percorsi consigliati per consentire agli studenti di associare anche lingue molto distanti tra loro, previa fase di orientamento, naturalmente”. E qui emerge una delle criticità del Dipartimento: le lingue africane hanno poco appeal sulla platea degli iscritti. Difficile stabilirne le cause; di sicuro il trend del Daam è sempre stato verso le lingue dell’Asia orientale.
Cinese e giapponese in primis. Con il coreano che sta avendo un grande successo perché “è una lingua molto comunicativa: arriva tramite manga, musica, serie tv. Ha un linguaggio giovanile che viene recepito senza filtro”. Da qui l’idea della direzione di invitare gli studenti a una maggiore riflessione sulle scelte delle lingue. Magari, in chiave strategica “si potrebbe associare il cinese ad una lingua dell’Africa. Dobbiamo riuscire a far emergere il più possibile la vastità della nostra offerta e l’interdisciplinarità dell’approccio interdisciplinare. Da noi si studia per diventare orientalisti, ciò non toglie che si possa associare una lingua orientale ad un’altra orientale, anche se molto distante”. Altro punto che sembra ancora troppo debole, quello dell’alta formazione: “vogliamo e dobbiamo istituire Master, corsi di perfezionamento e specializzazione.
Siamo al lavoro per essere più attrattivi per gli stranieri”.
Giunta infine riflette sulla funzione delle manifestazioni culturali, un momento ulteriore di orientamento in entrata: “siamo molto attivi, penso al Maggio dei monumenti, alle musiche sulla via della seta. Ottengono sempre grande successo.
Per orientare bene serve trovare nuovi canali di comunicazione che siano adatti al linguaggio dei giovani.
Non bastano le parole, i ragazzi devono vivere da vicino e sperimentare ciò che li aspetta”.
E quindi: “danza, musica, canto, teatro; mettendo assieme il cantante coreano con il percussionista africano, facendo sì che le anime del Daam dialoghino e producano nuove sinergie e conoscenze”.
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Guida Universitaria – Pagina 130

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