La lotta per accaparrarsi un posto a sedere in aula

Pienone ai corsi in tutte le sedi de L’Orientale

Mercoledì di passione per gli studenti de L’Orientale. Rabbia, stanchezza, rassegnazione. Una costellazione di stati d’animo ai quali, presto o tardi, sono chiamati a fare l’abitudine. L’atavica mancanza di spazi – tutt’altro che una notizia – torna a scuotere la quotidianità universitaria dopo il pieno ritorno in presenza con relativa abolizione della dad per le lezioni ordinarie. Problemi vecchi quanto le mura delle sedi.

Una via crucis, che raggiunge il suo acme a Palazzo del Mediterraneo, in via Marina. Nelle aule 1.4 e 1.5 (entrambe di 60 posti), tra le 12.00 e le 13.00 stanno per iniziare le lezioni di Traduttologia Generale (gruppi alfabetici diversi del secondo anno della Triennale di Mediazione Culturale). In attesa che gli studenti del corso precedente terminino il loro tempo, sull’uscio sono già tutti pronti, come ai blocchi di partenza di una gara da vincere. Di fatto, in men che non si dica, i posti a sedere terminano in pochi minuti e sono in 16 nella 1.5 e circa 7- 8 nella1.4 a ritrovarsi seduti sul pavimento, lateralmente e in fondo all’aula, pur di seguire. Conseguenza: addio comodità e soprattutto norme di sicurezza. Come se non bastasse, si aggiungono caldo e aria viziata. Angela, Alessia, Martina, Leila e Giorgia, un gruppetto spaesato che non sa se andar via o restare in piedi, parlano di “costante corsa contro il tempo, ogni giorno, per accaparrarsi un posto. È impossibile seguire così”. Medesimo racconto anche di Francesca Napolitano, che rincara la dose di stress essendo una fuorisede di Salerno che impiega un’ora e mezza per arrivare a Napoli. È un disastro ogni giorno. Bisogna lottare per sedersi e, personalmente, i corsi delle 8.30 mi sono preclusi per motivi logistici. Se volessi seguirli, dovrei svegliarmi alle 5.30 ogni mattina”. Ma non è tutto, perché anche le ore morte, utilizzabili per studiare all’Università, sono fonte di disagio. “Non esistono aule studio, sono costretta ad andare alla sede di via Duomo, dove comunque dobbiamo stare nei corridoi”. Insomma, tolte la T1 e la 1.1 (di 150 sedute ognuna) le aule a Palazzo del Mediterraneo oscillano tra i 25 e i 70 posti. Troppo pochi per la mole di iscritti, soprattutto delle Triennali. L’ultimo racconto dalla sede di via Marina arriva da Rosaria Visconti, seduta (rigorosamente a terra) accanto a Francesca, che porta dritto a Porta Coeli. Il pomo della discordia, in questo caso, è Storia del Cinema, che si è tenuto qualche ora prima nell’aula 222. “La lezione è iniziata, come da prassi, alle 10.30, tuttavia, pur di sedersi, molte persone sono arrivate lì un’ora prima. Chi ha fatto tardi, per modo di dire, si è dovuto accontentare del posto a terra, addirittura ai lati della cattedra. È stata una situazione allucinante, a tal punto che lo stesso docente ha scattato foto e video, ha detto che li avrebbe mostrati all’amministrazione”. Insomma, la situazione nell’edificio di via Duomo non è molto diversa, come confermano due studentesse in pausa, al distributore del caffè. Simona e Antonella, iscritte alla Triennale di Lettere, Lingue, Culture dell’Europa e delle Americhe: Le aule sono troppo piccole e i corsi sono super affollati. Riusciamo a sederci solo se arriviamo alle 9 per la lezione delle 10.30”, dicono in coro. Ma il discorso è generale, inutile ridurre tutto ad una sola sede. “Ci capita spesso di stare l’uno ammassato sull’altro nella 5.3 al quinto piano di Palazzo del Mediterraneo, dove facciamo Spagnolo. Senza dimenticare l’aula Fibart,allestita in una chiesa. Fa caldo perché non ci sono finestre e inoltre non possiamo prendere appunti, mancano i banchi”. A rendere il tutto ancora più complicato, il dover continuamente fluttuare da una sede all’altra. “Finita la lezione delle 10.30, dobbiamo correre in fretta e furia per la successiva, che magari inizia alle 10.45. Così, si riduce anche la possibilità di trovare posto”. Ultima ‘chicca’, l’accavallamento dei corsi: “Il giovedì – dice Simona – ho tre lezioni alla stessa ora, in base a cosa dovrei decidere?”.

Dulcis in fundo, Palazzo Giusso, a Largo San Giovanni Maggiore. Dove nel terzo giorno della settimana regna maggiore calma. In realtà basta fare un giro ai piani superiori, lì dove le aule diventano sempre più piccole, per trovare studenti seduti a terra che prendono appunti durante la spiegazione del docente di turno. È il caso dell’aula 4.2, angusta, con sole 32 sedute disponibili, tutte occupate, con gli ultimi arrivati in ordine di tempo che devono trovare posto alla buona: sul pavimento. Se ne contano almeno 7- 8. Beccata in corridoio, una delle studentesse che sta seguendo e che preferisce restare anonima racconta di “una situazione che si viene a creare solo per questo corso, cioè Politica e Istituzioni del Giappone contemporaneo, del secondo anno della Magistrale in Relazioni Internazionali – credo la voglia di seguire in presenza e il cambio del docente incidano molto”. All’inverso, ancora nella sede di Largo San Giovanni Maggiore, accade pure che un’aula sia completamente inutilizzabile. Si tratta della “Matteo Ripa” – che porta proprio il nome del fondatore de L’Orientale e dovrebbe disporre di almeno un centinaio di posti – in via di ristrutturazione. I lavori in realtà sembrano ultimati, ma mancano scrivanie, banchi, sedie, sistemi informatici. E, nel frattempo, tutte le lezioni destinate a svolgersi in quest’aula (affatto poche, com’è verificabile nel calendario del primo semestre) sono state rimandate a data da destinarsi.

Claudio Tranchino

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