“Scegliere noi significa trovare un ambiente variegato e un’offerta didattica ampia che è migliorata negli ultimi anni con l’introduzione di curricula in inglese e, da ultimo, con la nuova Magistrale sul digitale, attraverso la quale rinnoviamo i saperi, aprendoci anche alla tecnica. Il nostro Ateneo, fortemente radicato nel centro di Napoli, resta tra i più attrattivi tanto in Campania quanto in Italia grazie alla sua apertura verso il mondo. E di questo ne siamo ben lieti”. Il Rettore, prof. Roberto Tottoli, presenta così L’Orientale, la più antica Scuola di sinologia e orientalistica del continente europeo, che nel tempo ha sempre fatto perno sulla visione internazionale e su un concetto di università da intendersi come ponte tra culture, popoli e lingue oltre ogni barriera.
“Si resta orientalini a vita”
Modus vivendi rintracciabile nella stessa comunità interna, che “conta 9300 studenti”, come riporta la prof.ssa Katherine Russo, delegata all’Orientamento. Poi ha aggiunto: “siamo molto uniti, quando incontriamo i nostri laureati permane in loro un forte senso di appartenenza, si resta orientalini a vita”. Cura del rapporto con studentesse e studenti che significa pure “un forte investimento nel loro benessere, come testimonia l’istituzione dello sportello psicologico. A breve potenzieremo ulteriormente questi servizi attraverso bandi per counselor di orientamento e benessere durante il percorso universitario”.
Quanto all’offerta formativa de L’Orientale, c’è da strabuzzare gli occhi. Dalle Culture antiche all’Archeologia del Mediterraneo, Asia e Africa, passando per le Letterature e la Comparatistica, le Scienze Politiche e le Relazioni Internazionali, finendo con l’apertura definitiva all’innovazione e alle tecnologie applicate agli studi umanistici. Un vero tesoro culturale, soprattutto in tempi di conflitti che richiedono analisi critiche e conoscenza di aree del mondo lontane e delle relative lingue – 40 quelle erogate, assieme alle letterature, nell’offerta formativa.
Che è articolata in sei Corsi di Laurea Triennali, ognuno con le proprie peculiarità: Civiltà antiche e archeologia: Asia, Africa e Mediterraneo; Lingue e Culture orientali e africane (Dipartimento Asia, Africa, Mediterraneo); Scienze Politiche e Relazioni Internazionali (Dipartimento di Scienze Umane e Sociali); Lingue e Culture Comparate; Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe; Mediazione Linguistica e Culturale (Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati). A queste fanno seguito dieci Magistrali, tra le quali l’ultima novità è Saperi umanistici e tecnologie digitali, formalmente incardinata nel DAAM, ma frutto delle competenze di tutti i Dipartimenti de L’Orientale e dell’Università Parthenope. A tutto questo si aggiungono i programmi di Dottorato di ricerca, Master e Summer school, Centri di ricerca interni.
A proposito delle Triennali, l’unico sbarramento è l’inglese, che impone di sostenere un test – quarta sezione del Tolc-SU – per dimostrare di possedere almeno il B1.
La proiezione verso altri mondi è nel suo Dna
La proiezione costante verso altri mondi – spirito che da secoli forma intere generazioni che passano da L’Orientale – ha un’origine: Matteo Ripa. Un semplice sacerdote missionario. Che nel 1732 fondò il Collegio dei Cinesi, un centro religioso di formazione nato allo scopo di insegnare l’italiano ai cinesi e viceversa. Che la si chiami Istituto o Università, a seconda delle fasi storiche che ha attraversato, L’Orientale non ha mai smesso di ridisegnare il proprio orizzonte culturale nel corso dei secoli: solo 15 anni più tardi dalla nascita, infatti, le porte furono aperte ad albanesi, bosniaci, montenegrini, serbi, bulgari, greci, libanesi, egiziani.
E ancora, nella seconda metà dell’Ottocento un’ulteriore apertura, stavolta alle lingue parlate nell’Asia orientale; poi l’introduzione di arabo, russo, hindi, urdu, persiano. È nel 1888, grazie ad una legge di Stato, che il Collegio diventa un Ateneo, chiamato Istituto Orientale. E oggi come allora, L’Orientale continua ad interpretare gli spiriti del tempo, facendosi baluardo della conoscenza di lingue e culture del mondo, e della cultura in quanto tale nel pieno centro di Napoli, sempre più affollata di attività ristorative e turistiche.
Un mini itinerario nel centro storico
Croce e delizia de L’Orientale, la sua collocazione geografica. Nel cuore di Napoli. E per scelta – mai messa in discussione – dei vertici che si sono susseguiti nel tempo.
E di fatto il percorso che ingloba le cinque sedi è un mini itinerario del centro storico: la prima struttura è Palazzo du Mesnil (via Partenope), dove ha sede il Rettorato; segue Palazzo del Mediterraneo (Via Nuova Marina), che offre i suoi spazi ad uffici amministrativi, centri di servizio, aule per lezioni e studio; proseguendo verso via Duomo si arriva a Palazzo Santa Maria Porta Coeli, che accoglie il Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati; seguono infine Palazzo Corigliano (Piazza San Domenico Maggiore), casa del Dipartimento Asia Africa e Mediterraneo, e Palazzo Giusso (Largo San Giovanni Maggiore) che ospita il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali e adiacente al quale, a partire dall’anno in corso, ha un proprio spazio fisico il Consiglio delle Studentesse e degli Studenti.
Spazi e luoghi del sapere de L’Orientale sono pure le biblioteche di Ateneo, che da quest’anno sono aperte anche di pomeriggio: tre in tutto, site nelle sedi di Corigliano, Duomo e Giusso.
Alle sedi storiche, inoltre, si aggiunge l’ultima arrivata: il piccolo Complesso Monteverginella, in comodato d’uso dallo scorso anno accademico, utilizzato soprattutto per lezioni e aule studio. L’acquisizione, però, ha solo rabberciato uno squarcio più profondo: turistificazione spasmodica del centro e i pochi spazi disponibili rendono la vita difficile alla comunità de L’Orientale. Tuttavia, ci sarebbe uno spiraglio di luce all’orizzonte – o almeno così si dice da qualche anno a questa parte – perché sarebbe vicino l’acquisto di un immobile capiente, sul quale l’Ateneo, stando alle parole di Tottoli, “è in dirittura d’arrivo, una vera e propria via crucis tra autorizzazioni e burocrazia”. Poi aggiunge: “contatti con Comune e demanio anche per altre possibilità: per il palazzo più grande in queste settimane si saprà se si potrà chiudere o no”.
Nuova struttura che, chissà, potrebbe risolvere in parte anche il problema riscontrato negli ultimi tempi dal Nucleo di Valutazione, ovvero la scarsa frequenza da parte di studentesse e studenti. “È una caratteristica – ahimè – de L’Orientale, non essendoci obbligo di frequenza – che non vogliamo introdurre – e ricevendo studenti maggiorenni che devono essere consapevoli dei propri compiti. Certo stiamo insistendo su questo punto, è importante partecipare soprattutto ai lettorati e ai corsi per gli esami di lingua. Le tasse che studentesse e studenti pagano qui sono tra le più basse d’Italia, e ciò si aggiunge comunque ad una offerta incredibile di insegnamenti linguistici. Addirittura, talvolta, per colmare le lacune ci si affida alle lezioni private, il danno oltre la beffa. È un peccato non sfruttare quello che mette a disposizione l’Ateneo”.
Il Rettore a Baghdad
Capitolo immancabile nella presentazione dell’Ateneo: l’internazionalizzazione. Una vera ragion d’essere. E lo testimoniano i numeri. Sono circa 200 gli accordi con Paesi extra-UE (curati direttamente dall’Ateneo); 154 accordi di studio Erasmus+, stando al bando 2024/25; convenzioni con più di mille enti pubblici e privati per i tirocini. Uno degli ultimi tasselli, forse in vista di nuovi accordi, è stata la visita istituzionale del Rettore Tottoli a Baghdad, in Iraq, dal 10 al 14 giugno, su invito dell’Ambasciata italiana, e con il supporto del Direttore del Dipartimento di Italiano della Facoltà di Lingue dell’Università di Baghdad. Tottoli è stato il primo Rettore italiano invitato e presente in Iraq dopo anni di instabilità.
Infine, la prof.ssa Russo lancia un messaggio a tutti coloro che stanno pensando di abbracciare il mondo de L’Orientale: “approcciate l’università con curiosità e pensate al presente usufruendo di tutto ciò che l’Ateneo offre in termini formativi e anche umani, perché questo bagaglio resterà per sempre”.
L’Orientale è a cura di Claudio Tranchino
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