I goal più belli, il ricordo di Maradona, il business del calcio: Careca e Alemao, due “supereroi” in cattedra

Careca e Alemao, due leggende del calcio partenopeo, tornano a Napoli, questa volta non per segnare goal. Il 31 marzo, in una affollatissima Aula Magna della sede di Via Acton dell’Università Parthenope, hanno incontrato gli studenti per parlare di sport e business nell’evento ‘Sport e aziende: aspetti tecnici e aziendali’.

Con loro anche il CEO di Zeus Sport Salvatore Cirillo.
Ad aprire la giornata il Rettore Antonio Garofalo, che ha salutato così la platea gremita: “Oltre ad essere un’attività sociale ed inclusiva, lo sport è un motore economico. L’ultimo scudetto del Napoli ha accelerato la crescita della città e della Campania, contribuendo al PIL e all’occupazione. Il nostro Ateneo, con il Corso di Laurea in Scienze Motorie, vuole offrire ai giovani opportunità concrete di crescita e lavoro. Viviamo in una città straordinaria, che ha ospitato grandi campioni, e oggi celebriamo lo sport non solo come passione, ma anche come occasione di futuro. Forza Napoli e viva lo sport!”.

A chiudere i saluti istituzionali gli interventi del prof. Domenico Tafuri, Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche, Motorie e del Benessere, e della prof.ssa Pasqualina Buono, Prorettrice allo Sport e Stili di Vita Attivi. Poi, spazio agli ex azzurri. Modera Fiorella Anzano, Ufficio Stampa dell’Ateneo. Introduce il prof. Roberto Bocchini, Prorettore ai Rapporti con le Imprese, Enti Pubblici, Ordini Professionali e Affari Giuridici, il quale accoglie gli ospiti con un tocco di nostalgia: “Per chi, come me, ha vissuto il pallone studiando, avere qui i nostri supereroi è un momento iconico. Ricordo i miei esami associati ai loro goal: il pomeriggio in cui Alemao e Careca ci regalarono la Coppa UEFA, io sostenevo un esame di Diritto Commerciale”.

Viaggio nel tempo con Alemao che rievoca la famigerata ‘monetina di Bergamo’: episodio che gli valse una vittoria a tavolino e un posto nella storia del calcio. Ma il racconto si sposta presto su un momento più intimo: il suo passaggio dal Napoli all’Atalanta, segnato da ostilità e diffidenza: “Il primo giorno mi trovai di fronte ai capi della tifoseria bergamasca. Io ero lì, insieme al presidente e due guardie del corpo. Mi guardavano con odio. Sono stati due anni difficili, perché la squadra non era di alto livello. Ero appena uscito dal Napoli, con giocatori come Antonio Careca e Maradona, ed era molto complicato trovare un gruppo all’altezza”.

Ma l’ex centrocampista è anche un uomo di grande impegno sociale: “Da trent’anni, in Brasile, mi occupo di persone dipendenti dalla droga. Le cerchiamo per strada, le accogliamo in una fattoria e le accompagniamo in un percorso di recupero che dura dai sei mesi a un anno. È un cammino difficile, ma necessario. Ogni giorno sono lì, con loro, per aiutarli a risalire”. Poi, il ricordo struggente di Diego Armando Maradona: “Poco prima della sua morte, dovevamo vederci. Al telefono gli parlai di Gesù, gli dissi che c’è sempre una via d’uscita, ma bisogna lottare e stare lontani da chi ti trascina nel baratro”.

Guardando i giovani presenti, ha voluto lanciare un monito carico di urgenza: “Parlare di questo con voi è fondamentale. La droga è un nemico subdolo, ti avvolge senza che tu te ne renda conto. Molti pensano che la marijuana sia innocua, ma è proprio da lì che inizia la discesa: prima l’erba, poi la cocaina, il crack… e alla fine muori senza nemmeno capire perché. Vi prego, non fate mai l’errore di provarci, neanche una volta”.

L’attenzione si sposta poi su Careca, che racconta con entusiasmo i suoi goal più belli: “Contro l’Inter a San Siro ho segnato un goal incredibile, e contro la Juve era sempre speciale. Ricordo bene la tripletta che feci: all’epoca era difficile giocare, la marcatura era durissima. Mi viene in mente Sergio Brio, un difensore tosto. Nel calcio di allora c’erano velocità, tecnica, tattica, ma anche fantasia e creatività, qualità che ognuno di noi doveva avere”. Ma il ricordo più emozionante è quello di Maradona:Diego era un fenomeno, un’opera di Dio. Non si allenava assiduamente con noi, facevamo uno o due allenamenti a settimana insieme, ma la domenica lui entrava sempre in campo e faceva la differenza. Ci ha lasciato troppo presto”.

Il discorso si allarga al legame tra aziende e sportivi. Salvatore Cirillo spiega quanto sia difficile entrare nel mercato della Serie A: “I fondi di investimento privilegiano marchi come Nike e Adidas. Noi come Zeus puntiamo sul mercato grassroots, quello degli amatori e delle scuole calcio, che oggi rappresenta una fetta importante”. E se un tempo le sponsorizzazioni erano meno vincolanti, oggi tutto è business. “Antonio Careca conserva ancora una scarpa Mizuno Morelia con i colori del San Paolo, fatta per lui. Ma gli introiti che ha ricevuto derivano solo da un rapporto di amicizia con i proprietari. Oggi, invece, tutto è cambiato”.

Le sponsorizzazioni

Si tocca anche un tema spinoso: il peso economico delle sponsorizzazioni. Careca non si trattiene: “Non mi piace che la FIFA abbia sponsor esclusivi come Budweiser o Coca-Cola. In Brasile, e credo anche qui in Italia, le scommesse sportive stanno prendendo sempre più piede. Ci sono investitori molto potenti, ma questo sistema crea squilibri enormi. Nel mio Paese, ci sono migliaia di calciatori, ma solo l’1% guadagna bene, mentre molti prendono appena 400-500 euro al mese; con le scommesse si possono guadagnare 20.000 euro in pochi minuti: è pericoloso”.

L’ex attaccante denuncia poi la corruzione nei grandi eventi sportivi: “I Mondiali in Brasile 2014 sono stati un caso eclatante di sovrafatturazione. La FIFA ha imposto la vendita di alcolici negli stadi, nonostante il divieto vigente. Questo dimostra quanto il denaro possa influenzare tutto. Io ho sempre rifiutato di sponsorizzare bevande alcoliche, perché non tutto deve ridursi al guadagno”. Infine, il messaggio agli studenti.

Alemao mette in guardia chi sogna di diventare procuratore sportivo: “Il mercato è chiuso e il talento spesso viene oscurato dalle logiche economiche. Bisogna avere contatti, conoscere il sistema e saper individuare chi ha davvero fame di emergere”. Careca, invece, affida la sua lezione ad un aneddoto prezioso: “Il mio allenatore Cilinho mi regalò un mazzo di giornali con in fondo uno specchio e mi disse: ‘Tu sei il tuo miglior procuratore. Se giochi bene, il tuo momento arriverà’. E così è stato. Il segreto? Lavorare sodo e crederci sempre”.
Giovanna Forino
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Ateneapoli – n. 6 – 2025 – Pagina 36

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