Digital Humanities: a breve le prime corone di alloro

Un Corso di Laurea giovane, un po’ perché nato appena due anni fa e vedrà a giugno i primi laureati, un po’ perché guarda al futuro, più precisamente alle nuove tecnologie, puntando a formare un umanista 2.0 o, meglio, un umanista digitale. È la Laurea Magistrale in Digital Humanities: un percorso formativo che legge e racconta il passato con i linguaggi del futuro, mettendo al servizio del settore dei Beni Culturali e delle Materie Letterarie l’uso di strumenti come archivi digitali e rappresentazioni 3D.
Un percorso che si caratterizza per un primo anno comune ai due ambiti, con esami introduttivi alle Digital Humanities che affiancano teoria e prassi, per poi differenziarsi al secondo anno, durante il quale chi sceglie Beni Culturali potrà personalizzare ulteriormente il proprio curriculum, optando per esami di ambito archeologico oppure storico-artistico. Declinare questo tipo di laurea, che già interessava il mondo della letteratura, nell’ambito dei beni culturali, diventando i “primi” in tal senso, a detta del prof. Federico Marazzi, è stato il frutto di un’esigenza di “tenersi al passo coi tempi, anche nell’interazione tra archeologia e società. Oggi, sfruttare ausili digitali per raccontare tutto quello che c’è dentro un museo o in un’area archeologica può servire per capire meglio come funziona, di che parla, come può essere capito e come si aggancia alla sensibilità attuale un contenuto che proviene da una risorsa del passato. È diventato un passaggio indispensabile”.
Il tutto, “continuando ad educare futuri professionisti che siano consapevoli riguardo ai contenuti, ricordando che le tecnologie sono un mezzo e non un fine”. Un esempio di cosa si può arrivare a realizzare? “Ora stiamo lavorando nella ricostruzione, grazie all’intelligenza artificiale, di un grande affresco di epoca medievale”. In più, forte è l’aspetto dell’interdisciplinarietà con la collaborazione, grazie ai laboratori, con i ragazzi di “Lingue Moderne”, unendo le competenze degli studenti dei due settori in progetti definiti “sorprendenti”. Non è dunque un caso che il Corso Magistrale di area linguistica venga presentato contestualmente a Digital Humanities. Anche qui un duplice binario: Comunicazione internazionale, con esami dal taglio politico-sociale ed economico-giuridico e che investono nel digitale e nella comunicazione telematica, e Lingue, letterature e culture europee, particolarmente indicato per chi aspirasse alla docenza, con laboratori di Didattica della letteratura e Didattica dell’italiano a stranieri.
Il punto di partenza di entrambi i canali è, comunque, l’acquisizione di una solida conoscenza di due lingue straniere a scelta tra inglese, francese, tedesco e spagnolo. A rivelarsi attratta dal percorso storico-artistico di Digital Humanities Marisa Perillo, studentessa al secondo anno di Beni Culturali, che vi intravede una possibilità per colmare quella che avverte essere una lacuna nel proprio bagaglio culturale: la conoscenza della tecnologia. Orientate verso Lingue Moderne sono invece Miriam Granata e Aurora Vinciguerra, entrambe provenienti dalla Triennale in Lingue e Culture Moderne, curriculum letteratura: forte è in loro la volontà di portare fino in fondo una passione per questo mondo cominciata fin dalla scelta del liceo, una sogna di inserirsi nel settore del turismo, l’altra di lavorare negli aeroporti o nell’ambito dell’insegnamento. Entrambe si rivelano particolarmente soddisfatte dell’esperienza di orientamento.
Racconta Miriam: “ci sentiamo sempre molto seguite, dalle lezioni all’orientamento, e giornate come questa sono un tesoro per noi che magari non abbiamo le idee totalmente chiare”. Pronto invece a cambiare totalmente area è il collega Emanuele Morghen il quale, nonostante una prima titubanza nella scelta della Triennale, si è alla fine lanciato sulla scorta di una passione verso la lingua inglese, per la quale si è scoperto di “essere particolarmente portato” e scegliendo di approfondire anche lo spagnolo e il catalano. Confessa, infatti, di avvertire “l’esigenza di stare in un ambiente più stimolante”, rivelandosi pronto a cambiare Ateneo, anche se “il rapporto diretto che qui abbiamo con i docenti è un elemento che potrebbe convincermi a restare”.

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Ateneapoli – n.09 – 2024 – Pagina 38

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