“Gli studenti della Triennale li vedo persi”

Calo di rendimento agli esami. Chi ha seguito a distanza ha molte più difficoltà, sostengono i docenti

Caldo asfissiante, bando alle mascherine a condizione di un distanziamento sufficiente, ansia, ripetizione del programma fino a cinque minuti prima della verifica, orale o scritta che sia. È il più classico degli inizi del mese di giugno per studenti – e pure per i docenti – di Studi Umanistici: la sessione d’esami estiva ha preso il via, e darà filo da torcere fino alla metà di luglio. La gestione di tutti questi fattori, tuttavia, si fa complessa per alcuni insegnamenti che registrano prenotazioni da capogiro per i singoli appelli. Le Triennali di Lettere Moderne e Lingue dominano senz’altro questa particolare classifica. Raggiunti telefonicamente, alcuni professori hanno raccontato ad Ateneapoli lo stato dei lavori, tra date spalmate su più giorni per l’alto numero di esaminandi e un livello generale di conoscenze da parte dei ragazzi che, dopo gli anni della dad e della modalità blended, sembra essersi abbassato sensibilmente.

Basta un dato per rendere l’idea della mole di studenti da gestire: 270 prenotati per il primo appello – 7 giugno – per l’esame di Geografia, secondo semestre del primo anno di Lettere Moderne. La prof.ssa Barbara Delle Donne, che gestisce l’intervallo alfabetico D-K e L-P, ha dovuto suddividerli in tre turni, tutti nel medesimo giorno, di 88 studenti ognuno. La verifica, solo in forma scritta data anche la mancanza di collaboratori, è stata eseguita nell’Aula 4 della sede centrale. “Questa modalità consente di gestire il gran numero di esaminandi – spiega – tuttavia preferirei di gran lunga l’orale, sia per me che per loro. Potremmo intavolare una discussione, un dialogo e lo studente stesso ne trarrebbe più soddisfazione. Così come preferisco che i ragazzi seguano in presenza. La modalità blended gli offre un po’ una scusante per seguire da casa o addirittura per non seguire proprio”. E sulla preparazione degli studenti non sembra essere soddisfatta: “Di anno in anno il livello cala sempre di più. Penso sia un declino generale che coinvolge le famiglie, le scuole. Vedo mancanza di curiosità che genera lacune profonde, anche di cultura generale. Purtroppo l’Università, in ordine di istruzione, è solo l’ultimo tassello. Ad ogni modo i voti più alti, generalmente, si registrano nelle date di giugno, cioè subito dopo la fine del corso”. Numeri leggermente più contenuti – ma più per una congiuntura momentanea – per Filologia Romanza, esame obbligatorio come il precedente del primo anno di Lettere, che si tiene al secondo semestre, sia in forma scritta che orale. “Il primo appello di questa sessione si è tenuto lo scorso 1° giugno nell’Aula Dsu 3 e i prenotati sono stati 82 – dice la prof.ssa Oriana Scarpati, cui fa capo il range E/N – ma sono stata fortunata, perché a volte capita che i numeri siano più alti e la capienza delle aule mi obbliga a generare dei turni. Comunque abbiamo una commissione esaminatrice ampia, che ci ha permesso di svolgere tutto in giornata”. Tra l’altro, nonostante la delibera che da giugno consente di sostenere gli esami senza mascherina, la docente, tenendo conto del rapporto tra esaminandi e capienza dell’aula, non ha potuto garantire il distanziamento, ragion per cui “sia noi docenti che i ragazzi abbiamo indossato il dpi”. Sulla qualità espressa dai ragazzi alle verifiche, Scarpati è in linea con la collega, in quanto “riscontro che quelli che hanno seguito a distanza hanno molte più difficoltà. Durante il corso ho avuto in aula solo 60 persone, da casa seguivano in 140. In questo primo appello ho verbalizzato 67 voti e mi ritengo molto soddisfatta, si tratta di un esame difficile. Tuttavia questi sono i ragazzi che hanno seguito il corso e hanno quindi una preparazione fresca, tutti gli altri tendono a prenotarsi a luglio o novembre”. Ma la docente precisa che “non è affatto colpa dei ragazzi. La modalità blended fa perdere il confronto dal vivo, le battute e le domande a latere. Io mi sono sforzata di agevolarli in tutti i modi tramite una lavagna elettronica, un gruppo facebook, ma mi rendo conto di quanto sia frustrante”.

“Senza un confronto dal vivo le lingue non si imparano”

Per quanto riguarda la Triennale di Lingue, si sono espressi sulla situazione i professori Salvatore Musto e Paolo Donadio, docenti, rispettivamente, di Linguistica spagnola e Linguistica inglese. “I numeri, a proposito del mio esame, non sono calati rispetto agli anni scorsi, anzi forse registriamo una crescita – racconta il primo – Gli appelli sono già cominciati e, al momento, coloro che hanno già effettuato lo scritto di Lingua, in attesa poi dell’orale di Lingua e dell’orale di Linguistica, sono circa un centinaio al primo anno, mentre al secondo circa 80”. Sui risultati delle verifiche, a prescindere dal momento contingente, Musto non usa mezzi termini e li definisce pessimi, gli studenti della Triennale li vedo persi. A quanto pare, “la situazione legata alla pandemia, la dad, ha indebolito i ragazzi. Seguire da casa non è affatto la stessa cosa. Da un lato penso che la responsabilità sia individuale, dall’altro però bisogna pure ammettere che queste modalità non sono rodate per bene”. La differenza di percorso sarebbe evidente nel rapporto tra chi si è iscritto ben prima del Covid e chi l’ha fatto in piena crisi sanitaria: “Tutti noi docenti, confrontandoci, riscontriamo un peggioramento in chi, ora, si ritrova di botto al terzo anno in presenza dopo due anni dietro il pc. Dello stesso avviso Donadio che individua il problema nella scarsa frequenza: “ho fatto un appello sul mio sito un po’ di tempo fa per invitare gli studenti a seguire in presenza, è fondamentale. Senza un confronto dal vivo, le lingue non si imparano, ma questa è una considerazione che vale per tutti gli studi umanistici. Meno si frequentano le lezioni, più alte sono le probabilità di sbagliare all’esame”. Esami che al primo appello di questa sessione contano circa 130 prenotati solo al primo anno. A seguire – perché, come altri insegnamenti, Linguistica inglese si incontra anche negli anni successivi e alla Magistrale – 120 al secondo e 80 al terzo. “Devo dire che l’intero organico di docenti e collaboratori linguistici, composto da me e altre sei-sette persone, ci consente di gestire la situazione al meglio”. L’unica vera pecca, dal punto di vista strutturale, è la mancanza di aria condizionata nelle aule. Ne soffriamo soprattutto quando abbiamo il listening, perché, pur di non sentire i rumori provenienti dalla strada, siamo costretti a chiudere le finestre. Per il resto, Il Dipartimento è molto efficiente in tutte le sue componenti”, conclude Donadio.

Chiude il check sui numeri relativi agli esami il prof. Alessandro Arienzo, docente di Storia delle Dottrine politiche alla Triennale di Filosofia, che sì registra numeri molto più accessibili rispetto ai Corsi di Laurea citati in precedenza, ma ciononostante presenta delle criticità su questo insegnamento, aperto anche agli studenti di Lettere Moderne. Il docente, più che sul singolo appello, ragiona sulle cifre medie dell’intero anno accademico. Ormai da qualche anno il mio esame viene svolto da 650 studenti, equamente distribuiti su Filosofia e Lettere – spiega – e non è sostenibile in questi termini. È chiaro che sia io che i ragazzi facciamo del nostro meglio, provo a diversificare i programmi in base ai due Corsi, e devo dire che sono comunque soddisfatto della loro preparazione ma con numeri tali si riesce a dedicare poco tempo all’esame”. Per Arienzo, il vero problema non sarebbe tanto le verifica delle conoscenze – “con due domande un docente se ne accorge subito”, dice – ma la possibilità di andare oltre e dare spazio anche all’autonomia di riflessione degli studenti, manca l’elemento di confronto. E, oltre all’emozione, un altro fattore determinante quando i tempi sono così stretti è la proprietà di linguaggio, che “avvantaggia ovviamente chi ne è in possesso, ma magari altri che hanno studiato di più, ma ne hanno meno, fanno più difficoltà. Cioè emerge a chiare lettere anche una differenza sociale”. Al tempo stesso, il docente sottolinea, in conclusione, che “il Dipartimento si sta comunque attrezzando per rendere l’insegnamento più sostenibile, come dimostra l’arrivo nel ruolo di ricercatore del dott. Pietro Sebastianelli.

Claudio Tranchino

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