Fisica teorica e musica: è il binomio della vita della prof.ssa Antonella Liccardo, docente alla Federico II, che recentemente è stata nominata alla presidenza del CUG, il Comitato Unico di Garanzia dell’Ateneo Federico II, al quale possono rivolgersi i dipendenti per segnalare criticità o disagio oppure qualora ritengano di avere subito discriminazioni. “Sono la fondatrice della ScalzaBanda – si presenta lei per raccontare la sua esistenza tra note e spartiti – che è un progetto di banda musicale, nata per mettere in relazione e integrare persone con storie differenti ed appartenenti a contesti diversificati. Per la ScalzaBanda sono transitati negli anni moltissimi ragazzi ed altrettante ragazze”. Liccardo all’epoca aveva già notevole dimestichezza con la musica. “Ho sempre suonato – ricorda – perché parallelamente agli studi universitari ho frequentato il Conservatorio. Mi sono diplomata in pianoforte a 19 anni, ma in realtà poi ho iniziato a suonare la fisarmonica. Ho messo da parte il piano perché mi sembrava uno strumento poco sociale, mi piaceva l’idea di suonare e divertirmi con gli altri e la fisarmonica si prestava benissimo. Ero in un gruppo che si chiamava Knorr Band. Scegliemmo il nome per assonanza con il kinnor, un antico strumento della tradizione musicale ebraica. Suonavamo musica balcanica e klezmer. Io cantavo pure. Ci divertivamo moltissimo ed avevamo anche un discreto successo. Partecipammo tra l’altro nel 2005 al Ravello Festival”.
Due gravidanze (oggi le figlie della docente hanno 20 e 18 anni), impegni lavorativi sempre più pressanti e 4 ernie cervicali – “ballavo e mi muovevo moltissimo con la fisarmonica, ne facevo un utilizzo sconsiderato e certamente non mi ha giovato alla cervicale” – hanno poi allentato il rapporto della prof.ssa Liccardo col suo strumento preferito. “Non che l’abbia abbandonato”, precisa, “perché capita che la riprenda in mano e la suoni, per esempio in occasione dei workshop all’estero con la ScalzaBanda. La fisarmonica resta il mio strumento del cuore ed un pezzo della mia vita, ma certamente rispetto ai tempi della Knorr Band mi dedico meno a suonarla”.
La nascita di Scalzabanda
La passione per la musica, però, non è mai tramontata né si è affievolita ed è così che è nata la Scalzabanda: “Quando le mie due figlie erano molto piccole ho cominciato a partecipare a varie attività nel quartiere dove abito con il forum Tarsia e l’associazione MAMMAmà. Con il forum Tarsia iniziammo a svolgere iniziative nella Chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Salita Pontecorvo. Pensai che mi sarebbe piaciuto che la musica entrasse a far parte della vita delle mie figlie in maniera giocosa ed allegra. Mi informai se esisteva una banda. Non c’era. Proposi un progetto ad un bando della Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza all’Infanzia. Vinsi un finanziamento di circa 9000 euro e a febbraio 2012 nacque la Scalzabanda. C’era un problema, però: dovevamo partire entro un mese. Fortuna volle che nel quartiere ci fossero moltissimi musicisti professionisti e generosi. Partimmo col progetto e ci appoggiammo per la sede al Liceo musicale Margherita di Savoia, perché nella chiesa delle Scalze non c’erano all’epoca i requisiti di sicurezza necessari”. Nel corso degli anni, poi, la ScalzaBanda ha vinto vari progetti del Comune, i quali hanno permesso tra l’altro di finanziare interventi indispensabili a realizzare una bella sala prove all’interno della chiesa. “Man mano la ScalzaBanda è cresciuta. È un progetto di inclusione ed interazione tramite la musica”. Proprio per questo, se si vuol far arrabbiare Liccardo c’è un sistema sicuro: scrivere che la ScalzaBanda è un progetto per i ragazzi disagiati. Il motivo? “Aborro questa espressione, che non ha senso. Tutti hanno da imparare qualcosa da tutti, la trasmissione di competenze e di emozioni è orizzontale, non verticale. Montesanto d’altronde, il posto dove è nata la ScalzaBanda, è un territorio molto eterogeneo per composizione sociale. Convivono strati popolari, borghesia, immigrati. La musica può essere il collante per creare comunità tra bambini e famiglie che vivono nello stesso luogo geografico, ma appartengono a mondi diversi”. Da un certo momento in poi, la ScalzaBanda ha iniziato anche a viaggiare: Cuba, Argentina, Portogallo, Bulgaria, Romania, Grecia. “Per alcuni dei suoi componenti, la musica ha rappresentato l’occasione di uscire per la prima volta da Napoli e dalla Campania, di salire a bordo di un aereo, di vedere posti molto diversi da quelli dove vivono. Copriamo almeno parte delle spese con il finanziamento che ogni anno ci dà la Chiesa Valdese”.
La ScalzaBanda oggi è una e trina: Banda junior per i bambini da 8 a 12 anni, con direzione orchestrale; Big Band per i ragazzi dai 13 ai 20 anni, con direzione orchestrale; ScalzaStreet per i ragazzi dai 13 ai 20 anni, percorso musicale autogestito dagli adolescenti partecipanti al progetto, sotto la supervisione di tutor. “La ScalzaStreet – racconta Liccardo – è nata dopo il Covid. I ragazzi avevano un bisogno incredibile di scatenarsi, di uscire in strada, di interagire con il mondo attraverso la musica”. Sono 7 le classi di strumento: clarinetto, corno francese, flauto traverso, percussioni, sax, tromba e trombone/tuba. C’è poi una classe di propedeutica musicale. Ai ragazzi che non dispongono di uno strumento proprio ne viene affidato uno in comodato d’uso gratuito. Le lezioni di strumento e tutte le attività che fanno parte del percorso formativo dei ragazzi sono a carattere gratuito. “Molti ragazzi sono nati musicalmente nella banda e poi si sono iscritti al Conservatorio. Collaboriamo con il liceo musicale di Scampia ed abbiamo 10 maestri. Io sono la presidente e poi c’è Fabiomassimo Poli, un ingegnere dell’Ansaldo che in maniera volontaria come me si occupa degli aspetti burocratici ed amministrativi”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 5 – 2025 – Pagina 9