Cammarota, manager dell’oro olimpico Rosolino: “lo sport è apertura verso il mondo”

Culture, tradizioni e leggi diverse… eppure decine di Paesi si ritrovano nella denominazione di ‘Popoli del Mediterraneo’: quel senso di appartenenza ad un mare che ci abbraccia tutti, ci unisce e ci permette di incontrarci e che, da sempre, ci ha spinto a viaggiare e ad esplorarne i confini.

Proprio da qui ha mosso i suoi passi Rosario Cammarota, manager dell’oro olimpico Massimiliano Rosolino ed ex consigliere nazionale della Federazione Italiana Nuoto, oggi impegnato con il Circolo Canottieri Napoli, intervenuto nell’ambito di ‘Exploring harmony in the mediterranean basin’: l’evento che ha visto il Dipartimento di Giurisprudenza della Federico II impegnato in quattro giorni di incontri e workshop organizzati dalla prof.ssa Francesca Galgano, docente di Diritto Romano, in partenariato con l’Università ‘El Manar’ di Tunisi, nell’ambito del progetto transnazionale SULIEIA (Supporting Universities in digital transition, educational Innovation, & environment protection fostering the Launch of Italian Educational Institutions Abroad), che punta al rafforzamento dei rapporti tra Atenei nell’area mediterranea e, soprattutto, dei Balcani.

“Il mare della nostra città è talmente bello che ha scatenato in noi sempre una grande passione – racconta il dott. Cammarota – Grazie al nuoto ho girato il mondo: ho conosciuto grandi campioni e abbiamo dato tanto ad atleti palestinesi, egiziani, algerini, tunisini. Il mio maestro mi ha insegnato che lo sport è apertura verso il mondo e se noi abbiamo conoscenze e strutture dobbiamo offrirle agli altri, per dare loro un’opportunità”.

Rad ed Eric ‘l’anguilla’

Anche se oggi, purtroppo, il Mediterraneo è più che altro “uno scenario di tragedie”, ai tanti ragazzi presenti all’incontro ha provato a ridare un po’ di speranza: “il mare, per come lo abbiamo sempre inteso noi nello sport, serve per portare verso i Paesi più sviluppati chi, invece, ha ancora delle arretratezze economiche e strutturali e la missione è ancora questa”. Si dice che i popoli le cui radici nascono dal mare sono cresciuti con l’attitudine all’accoglienza e alla contaminazione culturale e “noi napoletani siamo un popolo aperto al mondo, pronto a ricevere e a offrire”, afferma.

Ne dà prova raccontando la storia di Rad Aweisat: un giovane nuotatore palestinese che sognava di portare il suo Paese alle Olimpiadi: “Non aveva né mezzi e né strutture e noi, come Circolo Canottieri Napoli, aiutati dagli enti locali, siamo riusciti a fargli avere una borsa di studio che gli ha consentito di allenarsi con Riccardo Siniscalco, che è stato anche l’allenatore di Rosolino”, racconta il dott. Cammarota. Nel 2004, Rad ce l’ha fatta: ha partecipato ai giochi olimpici di Atene.

“È stato un momento di vittoria per l’intera Palestina e un messaggio bellissimo per far capire il popolo napoletano come reagisce”, commenta Cammarota. Dal 1951, i popoli del Mediterraneo hanno scelto di celebrare la loro identità anche sportivamente: unendosi sotto una bandiera a tre cerchi riflessi nell’acqua, che rappresentano l’Europa, l’Asia e l’Africa che si specchiano nel blu del mare nostrum, hanno istituito i ‘Giochi del Mediterraneo’.

Qui, però, “con rammarico devo dire che, ancora oggi, nonostante vi partecipino ben 26 paesi, Israele e Palestina sono esclusi”. Tra i due vige infatti un ‘gentlemen’s agreement’, “un accordo verbale che stabilisce che questi due popoli potranno gareggiare solo quando arriveranno insieme. Finché uno arriverà senza l’altro, non saranno mai accolti, perché significa che non si sarà ancora raggiunto un punto di incontro”. Questi sono i messaggi che lo sport cerca di dare anche “alla politica e al mondo economico – commenta – non bisogna avere paura di prendere posizioni e, magari, fornire dei suggerimenti. Altrimenti, saremo sopraffatti solo dalle bombe”.

Nella sua carriera, Rosario Cammarota ha assistito a tre circuiti olimpici: Sidney (2000), Atene (2004) e Pechino (2008). Delle sue esperienze nella più importante delle competizioni, rivela che non parla né di record né dell’oro di Rosolino, “ma racconto di Eric l’anguilla. Si allenava da pochi mesi e lo chiamavano così perché nuotava tutto storto. Veniva dalla Guinea tropicale ed era riuscito ad arrivare alle Olimpiadi a Sidney come unico rappresentante della sua nazione. Per fare i cento metri ci ha messo un tempo infinito, ma quando ha toccato il traguardo ed è uscito dall’acqua tutto lo stadio era in piedi ad applaudirlo”.
Giulia Cioffi
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Ateneapoli – n. 10 – 2025 – Pagina 10

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