Il Preside Fichera: “un giurista che non sa scrivere non arriverà mai all’eccellenza”

A Giurisprudenza le 150 aspiranti matricole, il 15 settembre, dovranno confrontarsi con una nuova prova. Abbandonato il vecchio sistema che prendeva in considerazione solo il voto di maturità, quest’anno è previsto il ritorno del tanto temuto test. Un test psico–attitudinale (60 domande a risposta multipla) che non ha niente a che vedere con quelli di cultura generale. Si valuterà la capacità di ragionamento e la capacità di esprimersi in lingua italiana. “Ritorna il test – spiega il Preside Franco Fichera – ma in una versione restaurata. Non vi saranno domande di cultura, ma sarà richiesto un ragionamento verbale e numerico. Terremo conto del voto di maturità ma solo al 50%, l’altro cinquanta verrà dal voto del test”. 
“Il numero limitato – sottolinea il Preside- è un pregio che va conquistato. Solo così possiamo garantire la frequenza di tutti in base alle nostre strutture. E poi ciò va visto sotto il profilo della vita comune in Facoltà, c’è un contatto diretto con i docenti e i ragazzi non vengono lasciati mai soli durante il percorso di studi”. Percorso che di anno in anno diventa sempre più ambizioso. “C’è molta attenzione al modo in cui si insegna e a cosa s’insegna. Oltre alle materie classiche previste negli ordinamenti giuridici, abbiamo dei corsi di finalizzati alla scrittura di testi giuridici e corsi di inglese giuridico. Un giurista che non sa scrivere è come un musicista che non sa combinare bene le note: non arriverà mai all’eccellenza”. 
La Facoltà da sempre si proietta anche al di fuori della sua sede storica. Ogni anno si organizzano stage presso la Corte Costituzionale, il Tar, presso studi legali; i corsi sono affiancati da un programma di lezioni magistrali tenuti da esponenti della cultura giuridica italiana e internazionale. “Sono molto orgoglioso di queste iniziative. Il ciclo ‘Cinema, Letteratura, Diritto’, che permette di accostarsi al diritto attraverso prospettive inusuali, ha raccolto grande successo soprattutto tra gli studenti degli ultimi anni. Oltre a dare crediti formativi, queste lezioni possono essere argomento di discussione in seduta di laurea”. 
Ma chi è lo studente di Giurisprudenza del Suor Orsola? “Una persona attiva che utilizza l’Università per costruire la propria personalità. Gli studenti devono capire che la posta in gioco è alta perché si gioca per se stessi. Scovare le proprie qualità ed avere un atteggiamento vivace e critico nei confronti della nuova situazione di studente universitario, potrebbe essere il primo passo. Certo i ragazzi non devono tralasciare il divertimento, ma devono pur capire che gli studi giuridici sono molto impegnativi”. Così come il lavoro che andranno a svolgere. “I nostri laureati sono seguiti non solo attraverso i Master, ma anche grazie all’Ufficio di job placement  che li prepara al mondo del lavoro e, se può, li immette direttamente sul mercato. Le nostre opportunità di stage e tirocini molto frequentemente si traducono in lavoro. Magari non sarà lavoro a tempo pieno, ma è pur sempre un piccolo contatto che non si sa mai dove può portare”. “La nostra Facoltà –sottolinea Fichera- è al terzo posto tra quelle che hanno il maggior numero di occupati a tempo indeterminato a pochi mesi dalla laurea”.
Elogio della
 lentezza
Ma tra corsi, lezioni, esami, stage, qual è il segreto per riuscire negli studi? “La lentezza… So che sono fuori moda eppure la gradualità è l’unica arma per il successo. Nel nostro caso è facile. Le lezioni sono organizzate in maniera da non accavallarsi con le sessioni d’esame, ragion per cui si può studiare giorno per giorno ponendo domande al docente. Bisogna collegare la materia del diritto alla propria formazione attraverso un procedimento lento. Chi va piano riesce a vedere cose che chi corre intravede solamente”.
Conclude: “cerchiamo di non terrorizzare gli studenti con corse folli.  Certo, occorre anche un impegno costante dei ragazzi, ma noi pretendiamo che per i nostri allievi le cose vadano diversamente. La scelta che si opera al terzo anno per la differenziazione degli indirizzi formativi è il primo passo per capire cosa si vuole fare dopo. Materie diverse e riscontri pratici per consentire ai giuristi di domani di poter esprimere in futuro 
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