“Le esperienze del Campus di San Giovanni a Teduccio e di Medicina a Scampia ben raccontano come l’Ateneo Federico II possa svolgere il ruolo di attore urbano, capace di produrre rigenerazione. È un ruolo che l’Università ha assunto già da tempo e che svolge su scale diverse”. Parole della prof.ssa Laura Lieto, vicesindaca ed assessora all’Urbanistica al Comune di Napoli, nonché docente di Urbanistica ad Architettura.
Può indicare altri esempi di collaborazione tra Ateneo e Comune finalizzata alla rigenerazione urbana?
“Lavoriamo insieme al restauro e al recupero della Scorziata, un’architettura di origine rinascimentale in centro antico che da alcuni anni è proprietà del Comune di Napoli. È stata attivata una collaborazione tra la Casa delle tecnologie emergenti, incubatore del Comune, e l’Academy di San Giovanni a Teduccio, che guarda alla tutela dell’immobile nella prospettiva che esso possa offrire nuove e diverse funzioni”.
Per quale obiettivo?
“Quella della Scorziata è una sfida attraverso la quale vogliamo conciliare due esigenze: il recupero dei nostri monumenti e del patrimonio culturale; l’innovazione tecnologica e promozione di impresa sociale legata alla tecnologia e alla diffusione della digitalizzazione. È un altro esempio, quello della Scorziata, di quel discorso sulla rigenerazione urbana che si è concretizzato su scala diversa a Scampia e a San Giovanni a Teduccio. In un caso nello spazio dove prima c’era una Vela, nell’altro nell’area della ex Cirio. Stiamo inoltre dialogando come amministrazione comunale – per citare un altro caso virtuoso – con Medicina”.
Riguardo a cosa?
“Sul tema dell’accessibilità e della sosta, perché il Policlinico della Federico II avrà presto un ampliamento del Pronto Soccorso. C’è perciò la necessità di realizzare una vasta area di sosta. Comune, Università ed Azienda Policlinico stanno ragionando su una zona intorno all’ospedale che potrebbe assolvere ad una duplice funzione: sosta e parco pubblico”.
La ex Corradini
Pochi mesi fa alcuni studenti di Architettura, il suo Dipartimento, hanno lavorato, con la guida dei docenti, all’elaborazione di progetti relativi al recupero della Corradini, l’ex fonderia che insiste sulla costa orientale; è di proprietà del Comune di Napoli e versa in condizioni di abbandono. Nella sede di via Forno Vecchio hanno presentato i risultati ed è stata allestita anche una mostra fotografica. Al di là delle esercitazioni degli studenti, Università e Comune possono allearsi per recuperare quegli spazi che insistono sul litorale di San Giovanni a Teduccio alla fruizione della città?
“Stiamo lavorando ad un programma di bonifica integrata di tutto il sito della Corradini. Il nostro progetto è bonificare l’area e renderla disponibile ad una trasformazione. Adesso abbiamo completato il progetto di bonifica. Non è un’operazione che si realizza dall’oggi al domani, ma ci stiamo muovendo e c’è un percorso avviato”.
Dopo oltre due anni e mezzo vissuti da vicesindaca ed assessora, riconosce tratti comuni a quelli della docenza e della ricerca universitaria nell’amministrazione di una città complessa come Napoli?
“Interpreto il ruolo alla luce del fatto che l’urbanistica è la mia materia. Affronto perciò il compito con una specifica competenza tecnica e certamente in questo c’è affinità tra le mie due vite, quella di docente universitario e quella di componente della Giunta comunale. Chiaramente ci sono però anche condizioni diverse, perché c’è una distanza tra il lavoro accademico e del governo della città. A me sembra comunque, e al netto delle difficoltà, un’occasione molto positiva. Faccio di tutto per mettere a disposizione della comunità universitaria il lavoro che sto svolgendo nella Pubblica amministrazione”.
Sta continuando ad insegnare?
“Sì, perché la normativa non mi impone di abbandonare l’impegno accademico. L’ho mantenuto e, se posso utilizzare questa espressione, cerco di cavarmela. Le giornate sono impegnative, questo è sicuro”.
È cambiato il suo rapporto con gli studenti?
“Non mi pare che mi guardino o mi considerino in maniera diversa, da quando sono diventata vicesindaca, e certamente non lo faccio io con loro. Sotto questo aspetto direi che non c’è stata discontinuità tra un prima ed un dopo, tra la mia vita da universitaria a tempo pieno e quella attuale”.
Vede per sé un futuro nell’Università o nella politica?
“Non so dirlo. Sono come un palombaro, cerco di portare avanti il mio compito e di raggiungere gli obiettivi che ho condiviso con Gaetano Manfredi. L’importante è che faccia del mio meglio fino alla conclusione del mio mandato, poi si vedrà. È prematuro ora affrontare l’argomento”.
Le dà fastidio quando si etichetta la vostra Giunta come quella ‘dei professori’?
“Siamo alcuni professori universitari in Giunta, ma non è che sia una invenzione di ora. È un lungo percorso quello per il quale i saperi tecnici sono confluiti nelle aree di governo ed hanno provato a dare contributi specifici. Io sono convinta che ci può essere una proficua contaminazione tra un politico di professione e i soggetti con un bagaglio tecnico. Noi stiamo portando avanti un lavoro con una leadership molto chiara, incarnata da un sindaco che è anche un professore universitario e che ci ha messo nelle condizioni di dare il massimo contributo per la risoluzione dei problemi. Abbiamo fondamentalmente condiviso l’appello del sindaco a fare il possibile per cercare di risolvere problemi importanti”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 6 – 2025 – Pagina 7